Il ministero faccia i nomi di chi taroccava tortellini e prosciutti Dop

PROSCIUTTI DISINFETTANTI

Ha fatto davvero impressione – e non poteva essere altrimenti – l’ultimo scandalo alimentare. Lo abbiamo raccontato da queste colonne, provocando tanti, tantissimi commenti da parte di chi, giustamente, vorrebbe conoscere i nomi dei truffatori.

Ricapitoliamo i fatti. Scarti di prosciutto Dop destinati allo smaltimento venivano invece messi in commercio come “ritagli di prosciutto stagionato” e venduti ad aziende che producono pasta ripiena e salumi. I carabinieri del Nas di Bologna, nell’ambito di un’operazione di contrasto alle frodi alimentari, hanno sequestrato l’8 giugno oltre 40 tonnellate di prosciutto crudo (per un valore di oltre 500mila euro) e denunciato tre persone, tra cui l’amministratore delegato di un’azienda che produce e commercializza prosciutti nel Parmense.

Il Test-Salvagente, ha provato e sta ancora lavorando per cercare di capire chi si è macchiato di un crimine che mette a rischio la salute dei consumatori e minaccia il cuore economico di una Regione che ha tra i suoi fiori all’occhiello proprio i prosciutti Dop e la pasta ripiena e rischia di pagare un prezzo duro.

Da quello che abbiamo appreso fino ad oggi si tratta di un imprenditore non nuovo a vicende come queste. Infatti si mormora che si tratti di un intermediario che già in altri casi è finito al centro di scandali simili. E, senza nulla togliere alla responsabilità delle aziende che acquistavano a occhi chiusi da un tale personaggio non si può non notare che se così fosse il problema sarebbe esemplificativo di una delle più classiche anomalie italiane. “Chi è pescato con le mani nel sacco a mettere a rischio la salute dei cittadini dovrebbe essere interdetto. Altrimenti è inutile che si sollevi un polverone, si facciano azioni e lui sia libero dopo poco di ricominciare ad avvelenare i cittadini” commenta giustamente Mara Colla, presidente di Confconsumatori.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che si era impegnato ad approvare entro il 2015 la riforma dei reati agroalimentari che aveva tra le norme proprio questa norma ha qualche risposta?

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E un’altra domanda la vorremmo rivolgere ai consorzi del Dop e alle sezioni emiliane di Confindustria e Confcommercio. Perché non si uniscono anche loro a chi, come i nostri lettori, chiede i nomi di chi spacciava prosciutti e tortellini taroccati?

Preferiscono subire i danni gravissimi di chi, come è presumibile, guarderà con sospetto le paste ripiene e i salumi emiliani?

Non vogliamo credere che la trasparenza sia solo un interesse dei consumatori…