Il giallo del documento ritirato dall’Epa sul pericolo glifosato negli Usa

Deve aver tremato qualcuno alla Monsanto, la multinazionale che commercializza glifosato con incassi annuali di svariati miliardi di dollari, quando l’Epa, l’agenzia governativa per la protezione dell’ambiente negli Usa, ha fatto uscire il 29 aprile scorso un documento in cui si mostrava nel dettaglio in quali e quanti alimenti che entrano nelle case degli americani sia presente il glifosato. Il ‘memorandum’, però, è stato al centro di un ‘intrigo’ perché poco dopo la pubblicazione è stato ritirato: è letteralmente sparito dalla rete, sebbene qualche sito di informazione specializzata avesse fatto in tempo a salvarlo.

Dal 2009 era in corso all’Epa una valutazione del rischio del glifosato, commercializzato dalla Monsanto come RoundUp ma anche da altre aziende, che avrebbe dovuto terminare nel 2015. Ma evidentemente il dibattito in corso da svariati mesi intorno alla tossicità del glifosato e alla sua probabile cancerogenicità ha rallentato la formulazione della conclusione dello studio.

Dopo aver pubblicato e poi ritirato i documenti dalla rete, Epa si è giustificata dichiarando che non si era ancora arrivati all’esito finale della valutazione del rischio e che lo studio sarebbe stato completato a fine 2016.

A destare fermento e preoccupazione in questo ultimo anno è stata la classificazione del glifosato tra le sostanze probabilmente cancerogene, come reso noto dallo Iarc (Istituto per la ricerca sul cancro dell’Oms) l’estate scorsa. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di documenti prodotti da Epa e Monsanto, tesi talvolta ad approfondire lo studio degli effetti della molecola sull’ambiente, talvolta a tentare una approssimativa rassicurazione.

Ciò che è certo è che la lista prodotta da Epa sull’analisi dei livelli di utilizzo del glifosato è molto lunga – comprende 70 colture – e articolata, e il dato principale è relativo all’incremento dell’uso sia dal punto di vista delle quantità che da quello delle colture trattate.

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Oltre ai ben noti casi di soia, mais, grano e barbabietola da zucchero, geneticamente modificata proprio per renderla tollerante al glifosato, nella lista spuntano anche ciliegie, avocado, mele, limoni, pompelmi, arachidi, noci pecan e noci. Per questo motivo Epa ha annunciato che a breve metterà a punto una regolamentazione per stabilire quali sono i livelli residui tollerabili in queste colture.