Morando Soffritti su aspartame e sucralosio: “Nessuno può dire non sapevo”

Se il nemico pubblico numero 1 sta diventando lo zucchero, spesso dei suoi sostituti, specie quando nelle bevande e nei cibi per bambini, si sottovalutano i pericoli. È quanto emerso nell’inchiesta di copertina del Test-Salvagente di questo mese, dedicata alle aranciate gassate, che ha svelato come in molti casi proprio ai bambini vengano proposte bevande con edulcoranti. Con quali rischi?

“Fino a dieci anni fa non se ne sapeva molto, ma oggi grazie ai nostri studi non ci sono più scuse e nessuno può dire ‘non sapevamo’”. Morando Soffritti è direttore scientifico della Fondazione europea di Oncologia e Scienze ambientali “B. Ramazzini”. È lo scienziato che assieme al suo istituto ha prodotto gli unici studi indipendenti sugli edulcoranti, mettendo sotto accusa prima l’aspartame poi il sucralosio. Facile pensare che non sia proprio amato dai big dei soft drink, ma lui non se ne preoccupa e va avanti per la sua strada. E accetta di parlare con ilTest-Salvagente delle sue ricerche. Partendo dall’inizio, ossia da quando “gli unici dati sugli effetti a lungo termine degli edulcoranti erano quelli delle industrie produttrici”.

Poi, professore, siete arrivati voi a mettere sotto accusa l’aspartame…

E abbiamo dimostrato che c’era un aumento significativo di tumori dei pelvi renali, dei nervi cranici, di leucemie e linfomi non Hodgkin nei topi e nei ratti alimentati ad aspartame. Si badi bene, anche con dosi ammesse come quantità giornaliera. E l’incidenza aumentava quando il trattamento degli animali iniziava nella vita prenatale.

Una ricerca che ha sconvolto consumatori e industria. Ma non vi siete fermati.


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Quando abbiamo presentato i dati ci siamo posti il problema di cosa avrebbe sostituito l’aspartame. Il candidato più ovvio e diffuso era il sucralosio. Allora abbiamo iniziato un esperimento simile. E abbiamo misurato che l’aspartame induceva nei topi maschi un aumento dei tumori al fegato e al polmone, mentre il sucralosio faceva aumentare linfomi e leucemie. Alla luce di questi dati il problema dell’uso degli edulcoranti è stato preso in considerazione da molti scienziati. Una ricerca dell’Università di Howard fra i consumatori di bevande dietetiche, 50mila uomini e 40mila donne, ha trovato un aumento di neoplasie ematiche. E gli scienziati hanno esplicitamente detto di aver condotto la ricerca motivati dallo studio del Ramazzini. Ora perfino la Pepsi ha sostituito aspartame e sucralosio, dando per scontato che sono pericolosi.

Professore oltre ad aspartame e sucralosio ci sono altri dolcificanti. Possono essere considerati più sicuri?

Il più utilizzato è la saccarina, poi viene l’acesulfame K. Nel primo caso alla fine degli anni 70 questo edulcorante era stato sospeso dalla Food and Drug Administration per sospetta cancerogenicità. Poi è stata introdotta una valutazione rischi-benefici, è stata considerata l’importanza per i diabetici e gli studi sulla cancerogenicità sono stati declassati. Ora viene usata con la raccomandazione di non esagerare. Sull’acesulfame, invece, non ci sono ricerche sui rischi. Gli studi prodotti dall’industria non bastano di certo, dato che non sono ritenuti adeguati dagli scienziati indipendenti.

Di fronte a un quadro tanto incerto e preoccupante che strada indicherebbe ai genitori di fronte all’invasione di prodotti edulcorati?

Di considerare che i bambini sono i maggiori fruitori assieme alle donne in gravidanza. Partendo da questo dato di fatto, teniamo presente che le bevande dietetiche non possono essere considerate un rimedio all’abuso di calorie o di zuccheri. Al contrario, lasciando masticare ai nostri figli caramelle, chewing gum “senza zuccheri” ma con edulcoranti e mettendo nei loro bicchieri bibite “light” il primo effetto è proprio quello di favorire l’obesità. Poi di non consumare in primo luogo aspartame e sucralosio.

E le istituzioni cosa potrebbero fare?

Innanzitutto promuovere una campagna educativa sui bambini e le famiglie. Soprattutto sugli effetti a lungo termine, legati al cumulo di un rischio che inizia addirittura in età prenatale. E regolamentare bevande, chewing gum e farmaci per bambini che contengono questi additivi.

La “sugar tax” potrebbe essere una strada?

Ci abbiamo provato con alcol e fumo senza successo. E i consumi sono scesi solo quando nei consumatori è penetrata la convinzione che questi prodotti facevano male. Non solo. Una tassa sugli zuccheri potrebbe incrementare proprio l’uso di edulcoranti, spostando i rischi dall’obesità agli effetti a lungo termine che abbiamo documentato. E non sarebbe una conquista per nessuno. Meglio l’educazione verso le famiglie, unita, ovviamente, all’aggiornamento delle norme. In base alle evidenze.