Un’inchiesta che, sarebbe fin troppo facile giocare coi termini, ha svelato le grane del Grana. Ma non solo. Le indagini della Procura di Brescia, che il Test-Salvagente aveva anticipato in questo articolo, ora hanno coinvolto almeno 50 indagati. Una parte con accuse gravi, adulterazione e contraffazione di prodotti alimentari. Altri in qualità di parti offese.
A dare il là all’inchiesta il ritrovamento di aflatossine, muffe particolarmente pericolose per la salute dei consumatori, nel latte della zona. E nelle forme di Grana Padano prodotte a partire da quel latte contaminato, tanto che ancora oggi sono migliaia quelle finite sotto sequestro.
Quello che hanno scoperto gli inquirenti, però, è che in diversi casi il latte con il suo carico di micotossine è finito in tavola dei consumatori sotto forma di formaggi molto meno controllati del Grana Padano. Anzi, in qualche caso le aziende avrebbero comperato il latte contaminato ben sapendo della presenza di aflatossine (tant’è che lo avrebbero pagato un quarto del valore di mercato) per poi annacquarlo e far scendere la percentuale di micotossine sotto i limiti di legge.
Comne era facilmente immaginabile, insomma, il problema emerso con i formaggi Dop (proprio grazie ai controlli che subiscono questi alimenti) sarebbe ben più ampio nei formaggi comuni. Lo aveva previsto, sulle nostre pagine, Alberto Ritieni, professore di chimica degli alimenti all’Università Federico II che dichiarava: “Il pericolo è molto basso ma c’è bisogno di mantenere alta l’attenzione e intensificare i controlli per quei prodotti che non sono protetti dai marchi dop e igp”.
Una strada che la Regione Lombardia sembra aver seguito con un piano di 6mila controlli straordinari sulla filiera del latte e dei formaggi.
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