Anche se difficilmente reggerà alla seconda lettura dell’Assemblea nazionale francese, il voto dei deputati francesi del 14 gennaio scorso, sta facendo discutere.
La proposta di legge del senatore ecologista Hauts-de-Seine André Gattolin, approvata in prima lettura, infatti, vorrebbe vietare la pubblicità nei programmi per bambini sui canali di France Télévisions. Il governo francese, preoccupato dalla perdita economica che un’eliminazione del genere comporterebbe, ha già fatto capire chiaramente che difficilmente questa proposta diventerà legge. Ma i promotori insistono e nuovi studi li confortano testimoniando il legame tra obesità infantile e pubblicità.
Fa più uno spot che il profumo di una cialda…
Lo studio, che sarà pubblicato nel mese di febbraio sulla rivista Obesity Reviews è stato realizzato negli Usa, dove i due terzi della popolazione soffre di obesità. I ricercatori della Yale University – scrive Le Figarò che ne pubblica gli stralci, hanno analizzato l’infulenza sul comportamento alimentare di diversi stimoli: olfattivi, visivi o ambientali. Per fare questo, hanno passato al setaccio parecchi studi (45) e i dati utilizzati di oltre 3200 partecipanti.
Secondo i loro risultati, guardare una pubblicità esaltando le virtù di un alimento innesca tanto desiderio di mangiare quanto ne deriverebbe dal profumo di una cialda appena sfornata.
La stimolazione visiva è perfino più potente di quella olfattiva hanno scoperto gli scienziati, e questo indipendentemente da età, sesso, peso o condizione di salute di chi la riceve.
Il legame tra pubblicità e obesità infantile
Questi risultati si aggiungono ad alti che vanno nello stesso senso. La più recente ricerca del genere è stata pubblicata ad aprile 2015. condotta congiuntamente da Amandine Garde, professore di diritto presso l’Università di Liverpool (Regno Unito) e Marine Friant-Perrot, docente universitario a Nantes per l’Istituto Nazionale per la Prevenzione e l’Educazione Sanitaria (INPES). Lo studio conferma il legame tra la pubblicità alimentare e sovrappeso e obesità infantile.
Serve un freno al marketing sui bambini
In un rapporto del gennaio 2014, il Prof. Serge Hercberg, capo del Programma Nazionale di Nutrizione Salute (PNNS) aveva raccomandato una regolamentazione della pubblicità basata sulla qualità nutrizionale degli alimenti. Un’idea approvata da Marine Friant-Perrot, docente presso l’Università di Nantes: “Ci sono esempi all’estero, in particolare in Gran Bretagna e in molti paesi al di fuori Unione europea, che mostrano un impatto positivo del regolamento sul marketing alimentare […]. Vediamo un effetto sul consumo di ‘junk food'”.