Per Nestlé i bambini del Sud del mondo non sono uguali a quelli europei

NESTLÈ

Un’inchiesta svela il doppio standard del latte in formula Nestlé: in Europa senza zuccheri aggiunti, nel Sud del mondo invece con la dolce addizione contro tutte le indicazioni dell’Oms. Con la conseguenza di facilitare obesità e malattie croniche infantili.

 

C’è bambino e bambino. Ci sono quelli dei paesi industrializzati per i quali valgono le linee guida internazionali dell’Oms e ci sono quelli dei paesi più poveri che non meritano tanta attenzione. È l’accusa, molto forte, che ha coinvolto Nestlé dopo un’indagine che ha dimostrato l’aggiunta di zucchero e miele ai suoi prodotti per l’infanzia venduti in paesi economicamente svantaggiati. Una rivelazione che ha suscitato indignazione dato che queste aggiunte fanno correre il rischio di favorire l’obesità e le malattie croniche.

Il doppio standard di Nestlé

Public Eye, un’organizzazione investigativa svizzera, ha inviato campioni dei prodotti per l’infanzia di Nestlé venduti in Asia, Africa e America Latina a un laboratorio belga per testarli. I risultati sono stati sconcertanti: zucchero aggiunto sotto forma di saccarosio o miele è stato individuato in campioni di Nido, una marca di formula di latte di proseguimento destinata all’uso per neonati di età superiore a un anno, e Cerelac, un cereale destinato a bambini di età compresa tra sei mesi e due anni.

Una formula ben diversa, insomma, di quella messa in vendita nei principali mercati europei dove non vengono aggiunti zuccheri alle formule per bambini piccoli. Questo doppio standard ha destato sdegno tra gli attivisti per la salute pubblica e ha spinto Laurent Gaberell, esperto di agricoltura e nutrizione di Public Eye, a dichiarare che Nestlé deve porre fine a queste pratiche pericolose in tutto il mondo.

Una delle criticità sollevate da questa indagine è poi la difficoltà per i consumatori di individuare la presenza di zucchero aggiunto nei prodotti per l’infanzia. Le informazioni nutrizionali stampate sull’imballaggio spesso non forniscono indicazioni chiare su questo aspetto, in quanto gli zuccheri naturalmente presenti nel latte e nella frutta vengono inclusi sotto la stessa voce di quelli aggiunti.

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Obesità: aumento record nel sud del mondo

L’obesità è un problema sempre più diffuso nei paesi a basso e medio reddito, e l’introduzione di zuccheri aggiunti nei prodotti per l’infanzia potrebbe aggravare ulteriormente questa crisi sanitaria. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, in Africa il numero di bambini sotto i cinque anni in sovrappeso è aumentato di quasi il 23% dal 2000, mentre globalmente più di un miliardo di persone sono affette da obesità. Le conseguenze di queste pratiche discutibili possono essere particolarmente dannose per i bambini, dato che l’aggiunta di zucchero nei loro alimenti può contribuire al sovrappeso e all’insorgenza di malattie croniche già in giovane età.

Le linee guida dell’OMS per la regione europea sottolineano che non dovrebbero essere ammessi zuccheri aggiunti nei cibi destinati ai bambini sotto i tre anni.

I dati presentati nell’indagine evidenziano una chiara disparità tra i prodotti destinati ai paesi occidentali e quelli destinati ai paesi in via di sviluppo economico. Ad esempio, i cereali per bambini al gusto di biscotto venduti in Senegal e Sudafrica contengono 6g di zucchero aggiunto per porzione, mentre lo stesso prodotto venduto in Svizzera è privo di zuccheri aggiunti.

Nestlé: rispettiamo le norme

Se da un lato l’azienda ha sottolineato la qualità nutrizionale dei suoi prodotti e ha affermato di conformarsi alle regolamentazioni locali e internazionali, dall’altro non ha fornito spiegazioni esaustive sulla presenza di zucchero nei suoi prodotti per l’infanzia nei paesi del sud del mondo.

Un portavoce di Nestlé ha dichiarato: “Crediamo nella qualità nutrizionale dei nostri prodotti per l’infanzia e diamo priorità all’uso di ingredienti di alta qualità adattati alla crescita e allo sviluppo dei bambini”.

Un portavoce della multinazionale ha detto che all’interno della categoria “altamente regolamentata” dei prodotti per l’infanzia, Nestlé si attiene sempre “alle normative locali o agli standard internazionali, compresi i requisiti di etichettatura e le soglie sul contenuto di carboidrati che comprendono gli zuccheri” e dichiara gli zuccheri totali nei suoi prodotti, compresi quelli provenienti dal miele.

Gli attivisti per la salute pubblica e gli esperti nutrizionali hanno richiesto azioni immediate da parte di Nestlé per affrontare questo problema e porre fine a questa pratica discriminatoria. In particolare, si chiede all’azienda di eliminare completamente l’aggiunta di zucchero nei suoi prodotti per bambini sotto i tre anni in tutto il mondo e di garantire maggiore trasparenza riguardo alla composizione nutrizionale dei suoi prodotti.

Mezzo secolo di… business

Nestlé è al centro di campagne internazionali che durano dagli anni 70 per la promozione dei suoi latti artificiali in Africa che finiscono per scoraggiare l’allattamento. Tanto da indurre  nel 1981 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a stabilire nel Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno che non deve essere pubblicizzati al pubblico questi prodotti e che gli operatori sanitari non devono ricevere nessun incentivo per promuoverli, e infine che alle donne in gravidanza o neo-madri non possono essere concessi campioni gratuiti.

Ancora nel 2018, però, la multinazionale svizzera era finita al centro delle polemiche per un rapporto dell‘Ong tedesca Aktion gegen die Hunger  assieme a Danone e ai principali produttori mondiali del sostituto del latte materno. I giganti alimentari fanno campagne pubblicitarie e informative a supporto del loro prodotto, spiegava l’organizzazione tedesca. Che spiegava come la diffusione generalizzata di questi sostituti del latte materno nelle condizioni igieniche dei paesi africani spesso portano a malattie diarroiche – una delle cause più comuni di morte nei bambini.