Come funziona il decreto salva-banche

Il governo ha dato via libera al salvataggio delle 4 banche in difficoltà, Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti, incassando anche l’ok dell’Unione europea. Lo ha fatto con un decreto ad hoc preparato con Bankitalia e ministero dell’Economia che permetterà di utilizzare per l’operazione un Fondo di risoluzione dal valore di 3,6 miliardi di euro.

L’intervento si è reso necessario per battere sul tempo l’entrata in vigore del cosiddetto bail-in, ovvero il meccanismo di salvataggio delle banche a rischio crack che coinvolge azionisti, obbligazionisti e correntisti (con depositi oltre i 100mila euro) e che diventerà operativo dal 1° gennaio 2016.

Con il Fondo di risoluzione, invece, non si ricorrerà all’aiuto dei creditori degli istituti bancari, ma nemmeno a soldi pubblici, dato che la somma è stata messa a disposizione dal settore bancario. Non si farà ricorso, dunque, al Fondo interbancario di tutela dei depositi, che normalmente sarebbe intervenuto in situazioni del genere per salvaguardare i depositi dei correntisti, e che però è stato bloccato dal veto dell’Ue per il rischio di configurare un “aiuto di Stato”, vietato dalle norme europee.

È comunque prevista una revisione della disciplina fiscale per le banche risanate. L’operazione prevede, infatti, la creazione di una ‘bad bank’ in cui confluiranno le sofferenze economiche dei quattro istituti in difficoltà; ampiamente svalutate (da 8,5 a 1,5 miliardi di euro) le sofferenze saranno vendute, come ha specificato Bankitalia, “a specialisti nel recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio”.

Le 4 banche saranno comunque ristrutturate, dando luogo a quattro nuove entità (davanti al nome di ognuna comparirà, infatti, la denominazione “Nuova”), che opereranno però sempre con i vecchi sportelli. Presidente dei quattro istituti sarà Roberto Nicastro, ex dg di Unicredit.

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