È sembrata una beffa a chi da agosto sta chiedendo la chiusura degli allevamenti di visoni in Italia, ammonendo sui rischi che possono comportare per la trasmissione del Covid.
La decisione del ministro della Salute Roberto Speranza di chiudere degli 8 allevamenti di visoni da pelliccia fino a febbraio è stata presa tutt’altro che bene dagli animalisti.
“L’ordinanza è inutile e senza efficacia – ha commentato la Lav – in quei tre mesi sarebbero comunque stati fermi. Il ministro Roberto Speranza, sulla base di un insufficiente rapporto del Consiglio Superiore di Sanità, ha firmato un’Ordinanza che vieta per tre mesi l’allevamenti di visoni, ma i tre mesi, fino a febbraio prossimo, sono quelli durante i quali il normale ciclo di “produzione” dei visoni è di fatto fermo. In pratica è come se si fosse vietata la vendita degli ombrelloni da spiaggia, nei mesi invernali!”
Oramai il rischio che questi animali (contagiati dall’uomo) diventino una potenziale fonte di contagio proprio sull’uomo preoccupa tutta Europa. Dopo Danimarca, Olanda, spagna, Usa, e Svezia, in questi ultimi giorni in Grecia sono stati individuati altri 4 focolai che si aggiungono al primo segnalato solo pochi giorni fa; e almeno 16 lavoratori risultano anch’essi infettati. Accertamenti con sequenziamento del genoma sono in corso per comprendere la linea di contagio ossia se, oltre ad avere introdotto il virus negli allevamenti (unica certezza ad oggi circa la causa di infezione nei visoni), gli operatori sono stati a loro volta contagiati dai visoni (spillover inverso).
Difficile non capire l’indignazione di chi, come la Lav, grazie ad una intensa attività di “indagine amministrativa”, ha scoperto e reso pubblico che in Italia, già nel mese di agosto il virus SARS-CoV-2 era entrato in almeno un allevamento in Lombardia, nella provincia di Cremona. Due i campioni positivi rilevati con i test diagnostici condotti dopo che un operatore era risultato malato di Covid-19.. E sempre la Lega Antivivisezione aveva diffuso la notizia di una terza positività a novembre, probabilmente ancora una volta in Lombardia, mentre lo scorso 6 novembre ha pubblicamente denunciato l’ulteriore rischio di formazione di serbatoi del coronavirus, diffondendo filmati che documentano violazioni alle minime norme di biosicurezza da parte degli operatori negli allevamenti, finalizzate proprio ad evitare l’introduzione del virus, e quindi il contagio dei visoni.
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“Per tutelare animali e salute pubblica, l’unico provvedimento utile da adottare è il definitivo divieto d’allevamento di visoni, come deciso da decine di paesi europei già da diversi anni, – ad esempio Regno Unito, Austria e Germania – che quindi non hanno problemi di diffusione del virus da queste strutture, o grandi paesi produttori come Danimarca e Olanda nei quali sono avvenuti contagi fra i visoni, e fra visoni ed esseri umani, che con i loro Organismi sanitari e veterinari non hanno avuto dubbi nel proporre e mettere in pratica lo stop definitivo a questo tipo di allevamenti”, commenta la Lav.