Dalla lunga tradizione d’Oltreoceano, sta avendo negli ultimi decenni successo anche dalle nostre parti la famosa salsa barbecue, o più semplicemente per gli appassionati, salsa BBQ. L’obiettivo dell’industria è trasferire nei suoi prodotti i profumi e gli aromi tipici della grigliata in giardino. In realtà la salsa BBQ da sola non conferisce queste caratteristiche organolettiche, ma contribuisce assieme alla “griglia”.
Il consumatore associa però alla parola “barbecue” l’odore e il sapore di affumicato ed è per questo motivo che l’industria deve garantire il binomio “barbecue-fumo”. Infatti, quasi tutte le salse barbecue confezionate contengono l’aroma di affumicatura a dispetto della ricetta classica. Dalle bustine monodose dei fast food come McDonald’s alle bottigliette in plastica “a testa in giù” della salsa BBQ top down di Calvé.
Proprio in quest’ultima, leggendo la lista degli ingredienti, troviamo l’aroma di affumicatura in una concentrazione dello 0,7%. Sembra un valore basso, ma in realtà nel Regolamento CE 1321/2013 che disciplina gli aromi di affumicatura consentiti e i loro limiti massimi, per quanto riguarda le salse, il tenore massimo consentito tra i vari aromi è di 4 grammi per kg di prodotto. Tradotto nella proporzione che viene indicata in etichetta, questo limite massimo sarebbe pari quindi allo 0,4% in peso. Poco più della metà di quanto invece troviamo in questo prodotto. Sarebbe interessante avere una giustificazione di questo valore da Unilever, colosso proprietario del marchio Calvé.
Così abbiamo scritto nell’ampio servizio sull’affumicatura curato dal tecnologo e nutrizionista Dario Vista e che potrete leggere integralmente sul numero del Salvagente in edicola.
Chi di certo lo ha letto è stata Unilever che per il suo marchio Calvé ha immediatamente raccolto la domanda del Salvagente.
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“Dalle verifiche effettuate dalla fabbrica dove la nostra salsa Salsa BBQ top down viene prodotta, è stato accertato che la quantità di smoke flavouring (l’aroma di affumicatura) presente nel prodotto è dello 0,3%, dunque conforme ai requisiti di legge” ci ha voluto rassicurare Unilever.
E allora perché riportare quello 0,7% che non era sfuggito al nostro Dario Vista?
L’azienda spiega: “Per un errore nel processo di etichettatura è stata abbinata al prodotto, di per sé a norma sotto tutti i profili analizzati, un’etichetta errata riportante il valore 0,7% di smoke flavouring. Questo significa che al momento è presente sul mercato un prodotto conforme ma riportante un errore di stampa in etichetta. Abbiamo già attivato la fabbrica di modo tale da procedere in maniera corretta per la prossima produzione”.
Un ottimo segnale di attenzione da parte di Unilever che in brevissimo tempo ha dato una risposta ai più che legittimi dubbi dei consumatori.