Due pesi e due misure. E una scelta che appare francamente incomprensibile. La decisione di PayPal di escludere in gran parte dei paesi in cui opera dalla protezione degli acquisti le transazioni effettuate su piattaforme di crowdfunding, fa discutere.
PayPal ha comunicato la scelta la scorsa settiman, spiegando che dal 25 giugno ogni transazione completata su un sito di crowdfunding come Indiegogo o Kickstarter sarà effettuata a rischio e pericolo dei titolari dei conti.
Cosa comporta questa scelta? Che se una campagna o un progetto non va come è stato promesso, gli utenti PayPal non potranno contestarla per ottenere i loro soldi indietro.
Oltre alle piattaforme di crowdfunding, a essere esclusi dalla protezione degli acquisti sono tutti gli acquisti e gli importi pagati a un ente governativo e le cifre pagate per gioco d’azzardo, giochi e/o qualsiasi altra attività con una quota di iscrizione e un premio.
PayPal ha anche aggiornato il tempo che gli utenti devono attendere per contestare una transazione. Gli acquirenti devono ora attendere almeno sette giorni per avviare una controversia.
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“In Australia, Brasile, Canada, Giappone, Stati Uniti e in altri paesi, abbiamo escluso i pagamenti effettuati alle campagne di crowdfunding dei nostri programmi di protezione acquirente”, ha spiegato la società in un comunicato”per i rischi e le incertezze coinvolti nel contribuire a campagne di crowdfunding, che non garantiscono un ritorno per l’investimento fatto.”