Glifosato e pesticidi nelle acque: l’Ispra svela un quadro preoccupante

“I risultati dei monitoraggi delle acque contenuti nel rapporto di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) devono servire a intervenire sulla normativa europea e a spronare il servizio sanitario a studiare come i pesticidi rilevati in così alte quantità possano nuocere all’uomo”.

Questo l’avvertimento di Emanuela Pace, esperta di Ispra, che in team con altri colleghi ha condotto lo studio che ha portato al Rapporto nazionale pesticidi nelle acque reso pubblico lunedì. Il quadro è preoccupante: cresce nel biennio 2013-2014 la percentuale dei punti contaminati, del 20% per ciò che riguarda le acqua superficiali e del 10% per le sotterranee, a fronte di un utilizzo di pesticidi inferiore al periodo precedente. Sono 29.220 i campioni analizzati per un totale di 1.351.718 misure analitiche; gli erbicidi le sostanze più ritrovate, in primis il glifosato e il suo metabolita, l’Ampa, che sebbene ricercate in due sole regioni – Lombardia e Toscana – sono state ritrovate rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti monitorati.

Dottoressa Pace, visti i risultati, non sarebbe il caso di effettuare report più frequenti?

È ciò che faremo dall’anno prossimo, quando inizieremo a produrre report annuali, relativi a quello precedente l’anno di pubblicazione.

Qual è esattamente il ruolo di Ispra?

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Quello di compiere un monitoraggio dei dati ambientali delle acque, elaborare i dati e produrre un rapporto nazionale affinché si faccia un uso sostenibile dei fitosanitari.

Da chi arrivano i dati che voi elaborate?

Dalle Arpa regionali, quasi tutte (mancano Molise e Calabria e altre cinque regioni per ciò che riguarda le acque sotterranee, ndr).

CHI CERCA TROVA

Il dato più preoccupante riguarda glifosato e Ampa, che sono cercati solo da due regioni….

Sì, è vero. glifosato e Ampa risultano essere i maggiori contaminanti ma solo Toscana e Lombardia li cercano. Le altre Arpa – volendo – potrebbero inviare dei campioni a quelle agenzie dotate di strutture adeguate alla ricerca di queste sostanze.

Il fatto che glifosato e Ampa siano stati trovati in quantità maggiori in questi territori, significa che se le sostanze venissero cercate altrove, verrebbero anche trovate?

Certo che sì. Il glifosato è l’erbicida più utilizzato non solo a livello nazionale ma mondiale. È il maggiore contaminante.

La provenienza dell’acqua da una zona in cui non c’è agricoltura, come ad esempio in montagna, può rendere immuni dal ritrovamento di glifosato?

No, le dinamiche di movimento delle acque sono molto complesse, i movimenti sono lenti. Certo, è più facile trovarlo nelle acque superficiali ma non è detto.

Analisi compiute da Il Test-Salvagente hanno evidenziato la presenza di Ampa nelle acque potabili di due località italiane: Campogalliano nel Modenese e Brusnengo in provincia di Biella. Soprattutto nel secondo caso il sindaco del paese non si capacitava di come l’Ampa fosse stato trovato nell’acqua proveniente dall’alta montagna, dove non c’è agricoltura e non si usa glifosato…

Come ho detto, l’idrodinamica delle acque è complessa e si può trovare glifosato anche in zone non limitrofe a quelle in cui la sostanza viene utilizzata. In qualche modo anche le acque sotterranee possono entrare in contatto con quelle superficiali.

ATTENTI ALLE CONSEGUENZE

È in pericolo la salute dei cittadini?

Fare questa constatazione non è compito di Ispra: il comparto sanitario deve però prestare attenzione a questi dati perché le vie di esposizione per l’uomo possono essere molteplici. E quindi possono anche esserci delle conseguenze per la salute.

L’Europa cosa dovrebbe fare?

In Europa esistono normative precise la cui finalità è quella di salvaguardare la salute dell’uomo dell’ambiente; si tratta di norme anche ben approfondite e che devono essere applicate nel modo giusto.

Il fatto che si sia riscontrato questo aumento della presenza di pesticidi significa che qualcuno ha infranto le regole e ha utilizzato più prodotti del dovuto?

Questo è difficile stabilirlo. Di certo però, quello che ad Ispra crediamo, è che – stante la normativa attuale – si dovrebbe studiare e analizzare in modo retrospettivo i risultati ottenuti per capire cosa fare, come intervenire sulla normativa. Teniamo conto che l’analisi di distribuzione del prodotto nell’ambiente è compiuta su base modellistica, mentre il monitoraggio è del tutto realistico…