Stiamo avvelenando le nostre terre. Non siamo ancora al punto critico ma ci arriveremo presto senza correggere la rotta.
Non stiamo citando le previsioni di qualche ambientalista ma riassumendo le conclusioni a cui arriva un rapporto realizzato dal Joint Research Center della Commissione Ue di Ispra (Varese).
Pubblicata sul numero di febbraio della rivista Environment International, dall’indagine emerge che i suoli europei, anche quelli adibiti a coltivazioni agricole, abbondano di metalli pesanti, come arsenico, cadmio, piombo, nichel, mercurio.
Certo, la grande maggioranza del terreno agricolo europeo può essere considerato adeguatamente sicuro per la produzione alimentare, ma l’elevata percentuale di campioni di terreno, agricolo e non, con concentrazioni metalli sopra la soglia di attenzione indicano grandi aree in cui sono necessarie misure precauzionali.
La zolla avvelenata
“La percentuale relativamente alta (6,24%) dei campioni con qualsiasi tipo di concentrazione di metalli pesanti al di sopra del valore di riferimento fissato per i terreni agricoli corrisponde a una copertura di 137.000 km quadri di terreni agricoli nell’Unione europea”. In pratica un’area grande quanto metà della superficie italiana.
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Inoltre, il 2,56% dei campioni di terreno agricolo contiene metalli pesanti in concentrazione che richiederebbe bonifica. Dati “allarmanti”, secondo il team, che “sollecita l’istituzione di un monitoraggio dettagliato del suolo in tutta l’UE”.
Gli effetti su piante e animali
Gli effetti di una presenza così massiccia sono presto detti: i metalli pesanti attraverso le radici delle piante entrano nella catena alimentare e rimangono in circolo nell’ambiente per molto tempo. Ma se superano determinate quantità, possono causare gravi danni a piante, animali o persone. Si trovano anche in natura, in particolare in giacimenti sotterranei, ma la principale causa della loro diffusione è l’attività umana, sia industriale che civile: estrazione dal sottosuolo, ma anche scarichi fognari e fumi industriali, fertilizzanti, vernici, combustibili.
Mediterraneo in pericolo
Per fotografarne la presenza, sono stati analizzati 22.000 campioni di terreno, agricolo e non, provenienti da 27 Stati membri dell’UE. I risultati mostrano che “la parte nord est dell’Europa e quella centro-orientale sono meno colpite mentre molti dei campioni in Europa occidentale e nel Mediterraneo hanno concentrazioni più alte della soglia di ‘preoccupazione'”, scrivono gli autori dello studio. In Italia sono tre regioni del nord quelle in condizioni più preoccupanti, ovvero in cui si registra un valore preoccupante per almeno un metallo nella quasi totalità dei campioni analizzati: Emilia-Romagna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia (in nero nella grafica). Ma anche le regioni con minor presenza di metalli, come Sicilia, Sardegna, Basilicata, Molise e Calabria, presentano comunque un numero di campioni che superano la soglia standard in oltre la metà dei casi.
La mappa del rischio
Nel nostro Paese il rischio viene soprattutto da arsenico, mercurio, rame, piombo e antimonio. “Il suolo – scrivono i ricercatori – svolge un ruolo centrale in materia di sicurezza alimentare in quanto determina la possibile composizione degli alimenti e dei mangimi alla radice della catena alimentare. Tuttavia, la qualità delle risorse del suolo è stata scarsamente studiata in Europa a causa della mancanza di dati di adeguato dettaglio ed affidabilità”.
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L’ARSENICO ha una distribuzione sporadica per quello che riguarda le alte concentrazioni, mentre più della metà delle regioni dell’UE hanno campioni con concentrazione superiore a quelle di soglia. Questo spinge i ricercatori ad auspicare un’indagine approfondita in particolare in Francia, Italia, Spagna.
CADMIO La maggior parte dei campioni (72,6%) d’Europa non mostravano le concentrazioni rilevanti di questo metallo. Tuttavia, con l’eccezione di Estonia e Ungheria, campioni di terreno con concentrazioni al di sopra della soglia di indagine sono stati trovati in tutta l’UE, soprattutto in Irlanda e Grecia.
COBALTO in quantità in eccesso può causare gravi effetti ai polmoni e cuore. Mentre il 4,5% dei campioni provenienti da terreni agricoli ha concentrazioni di cobalto al di sopra della soglia di indagine, i valori di riferimento vengono superati nel 0,38% dei campioni, circa 668.000 ettari.
Il CROMO è abbondante nella maggior parte dei terreni. Il 4,4% di tutti i campioni erano sopra il valore di soglia e 2 milioni di ettari di terreni agricoli ne sono interessati, soprattutto Piemonte, Lorena-Alsazia, Macedonia e Grecia. L’esposizione a lungo termine causa effetti negativi per fegato e rene.
Il RAME, in dosi elevate, provoca danni a fegato, sistema immunitario, neurologico e riproduttivo. L’accumulo nel suolo è dovuto principalmente ad attività estrattive e all’uso di pesticidi utilizzati in frutteti e vigneti, infatti abbonda nei paesi del Mediterraneo. Anche se la percentuale di campioni con concentrazioni superiori al valore guida è bassa, in alcune regioni di Francia e Italia indica un potenziale problema.
Il MERCURIO può costituire pericolo per rene, fegato, sistema immunitario e riproduttivo. Alcuni campioni di terreno al di sopra dei valori di riferimento più alti sono stati trovati su terreni agricoli di Francia, Germania, Italia e Spagna, il che richiede un controllo più rigoroso.
Il NICHEL può influire negativamente sul sistema immunitario e riproduttivo. La contaminazione riguarda tutta l’UE, meno Germania, Polonia e paesi scandinavi. Mentre può essere trovato in notevole percentuale in campioni dalla regione mediterranea, specie in Grecia.
L’esposizione al PIOMBO anche se relativamente bassa può compromettere cervello e sistema nervoso oltre a provocare pressione sanguigna elevata e malattie renali. Centro Italia, Francia Germania e Regno Unito hanno la percentuale più alta di campioni con concentrazioni elevate.
L‘ANTIMONIO può alterare la funzione polmonare e può irritare le vie respiratorie, cardiovascolari e l’apparato gastrointestinale. I dati mostrano che è abbondante nell’Unione europea, con la più alta densità di campioni con concentrazioni superiori al valore di soglia (sia per le aree agricole che non) in Europa meridionale e occidentale, Grecia, Irlanda, Francia, Italia e Spagna.
Lo ZINCO è tossico in quantità in eccesso e, tra gli altri, può causare problemi gastrointestinali e immunologici. Il numero di campioni in cui la concentrazione supera il valore guida superiore è appena sopra una dozzina su 22.000 totali. Si tratta quindi di casi isolati nel settore agricolo dell’UE.