Per cambiare “look” o semplicemente aggiungere qualche sfumatura alla propria capigliatura o, ancora, coprire i capelli bianchi gli italiani spendono più di quanto facciano per andare ogni anno nei musei: 212 milioni di euro. E stiamo parlando solo delle tinture che si vendono in supermercati, farmacie e profumerie. Se dovessimo aggiungere anche la cifra sborsata per quelle effettuate dai parrucchieri paese avremmo più facilmente il senso di come l’apparire conti (o costi, punti di vista) molto più dell’essere.
Il fai-da-te contro il parrucchiere
Tant’è che l’età in cui ci si colora la testa continua a scendere e di fronte a numeri economici così interessanti le aziende fanno a gara per produrre nuove nuance e prodotti che da una parte giurano su durata ed effetto, dall’altra garantiscono (sulla carta) più naturalezza e meno chimica. Sul primo versante, ovviamente, la distanza tra i trattamenti professionali e quelli casalinghi è ancora molto forte: inutile sperare in una colorazione di identica durata con un prodotto fai-da-te.
Sul versante della sicurezza, invece, dopo anni di denunce sui rischi delle sostanze contenute nelle tinture, di lavori delle commissioni scientifiche comunitarie che hanno in più di un caso rilanciato gli allarmi e chiesto alle aziende interventi sulle formulazioni, qualcosa si è mosso.
La colorata dozzina
Lo dimostra bene il test del mese del nuovo numero del Salvagente (da oggi in edicola e in digitale) che, fa il punto su 12 prodotti venduti da supermercati, farmacie, negozi specializzati e in qualche caso siti web. Le differenze con lavori analoghi, realizzati sempre da media indipendenti negli anni passati, sono abbastanza evidenti, dato che a memoria è la prima volta che appaiono promozioni. Diminuiscono, del resto, ammoniaca e liberatori di formaldeide, sostanze che facilitano il fissaggio della tinta sui capelli e anche chi ci rinuncia non sembra perdere in efficacia, come dimostra il lavoro dei francesi.
Certo, non mancano le sostanze fortemente irritanti, allergeniche o sospettate di effetti anche peggiori se utilizzate costantemente. Troppo frequente, purtroppo, rimane l’uso della p- Phenylenediamine (Ppd) un colorante scuro fortemente irritante che da diversi anni è protagonista dell’attenzione delle autorità europee (mai seguite, in verità, da un divieto vero e proprio). In 4 delle 12 tinture analizzate questa sostanza continua a essere contenuta nelle formulazioni.
Perfino più gravi le accuse nei confronti di altre due sostanze trovate nei prodotti. Il resorcinolo, per esempio, è sospettato di avere azione di perturbazione endocrina, dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente danese.
Il p-amminofenolo, invece, è classificato nella categoria di molecole “sospette di provocare alterazioni genetiche” (mutagene di categoria 2) da parte dell’Agenzia dell’Unione europea competente per la registrazione delle sostanze chimiche (Echa).
Segnali di miglioramento
Inutile aggiungere che, ancora una volta, la scelta di una tintura è di quelle da fare con gli occhi bene aperti. A differenza di molti dei test che negli anni il Salvagente ha pubblicato, però, questa volta qualche possibile scelta c’è. E non solo tra i prodotti che si affidano a tinte completamente naturali. Pochi casi, che vale la pena guardare senza sospetti. In attesa che altre grandi case facciano le stesse scelte.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente