Sulla vicenda Avastin, il farmaco utilizzato per la degenerazione oculare chiamata maculopatia, nonostante sia stato messo in commercio per altro scopo, arriva la posizione della Corte di giustizia europea: anche se la Roche, la casa farmaceutica che lo produce ha cercato di impedirne l’utilizzo contro la maculopatia, secondo la Corte Ue è corretto usarlo anche in questo caso, nonostante non sia compreso tra le indicazioni nel foglietto illustrativo.
La storia
La storia è un po’ intricata, e riguarda anche un farmaco dal nome Lucentis, quest’ultimo è di proprietà del gruppo Roche ma lo sfruttamento commerciale è affidato al gruppo Novartis, con un accordo di licenza. La Roche invece commercializza l’Avastin. Il corto circuito tra i due medicinali è dovuto al fatto che il Lucentis è autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali per il trattamento delle malattie oftalmiche, cioè legate agli occhi e alla vista, come l’edema maculare, mentre l’Avastin per il trattamento di patologie tumorali. Eppure, quest’ultimo viene utilizzato spesso per curare le stesse patologie del Lucentis perché costa molto meno.
Il cartello
Secondo l’Agcm, che nel 2014 bastona le due aziende con una maxi-multa, Roche e Novartis si sarebbero messe d’accordo per diffondere tra i medici informazioni riguardo la minore sicurezza dell’Avastin per le malattie oftalmiche, in modo da favorire la prescrizione del Lucentis, per altro coperto dal Sistema sanitario nazionale. Un vero e proprio accordo di cartello tra due aziende leader del settore farmaceutico ai danni del consumatore. Roche e Novartis avevano fatto ricorso al Tar Lazio (che aveva respinto la richiesta) e successivamente alla Corte di giustizia europea sulla base soprattutto di una dato: L’Avastin non è autorizzato dall’Ema per i trattamenti di malattie oftalmiche ma per patologie tumorali, dunque non ci sarebbe conflitto d’interessi, perché i mercati sarebbero distinti. Adesso la Corte Ue sembra mettere un punto alla questione.