Dalle pillole anticoncezionali ad alcuni farmaci antipertensivi; dagli antidolorifici aagli inibitori di pompa protonica fino agli antiacidi: sono circa 200 i mediciali anche di uso comune che hanno tra i loro effetti collaterali la depressione o addirittura l’aumento del rischio di suicidio. Ora uno studio clinico condotto negli Stati Uniti i cui risultati sono stati pubblicati sull’autorevole Jama, Journal of the American Medical Association, conferma che l’assunzione di questi farmaci aumenta il rischio di depressione e suicidio.
Circa il 15% degli adulti che negli Usa hanno usato contemporaneamente tre o più di questi farmaci ha avuto casi di depressione durante la loro assunzione. Il dato è del 7% per chi ne ha usato solo uno e del 9% per chi ne ha assunti due. I ricercatori sottolineano come sia necessaria una maggiore consapevolezza della depressione come un potenziale effetto collaterale ancora più presente. Gli studiosi hanno scoperto che l’uso di qualsiasi farmaco su prescrizione con un potenziale effetto collaterale negativo di depressione è aumentato dal 35% nel periodo 2005-2006, al 38% nel periodo 2013-2014. L’uso di antiacidi con potenziali effetti avversi sulla depressione, (come gli inibitori della pompa protonica o gli antagonisti H2 che servono per curare patologie come la gastrite), è aumentato nello stesso periodo di riferimento dal 5 al 10%.
“Sucidi in aumento. Rivedere assunzione di farmaci”
Anche più inquietanti le notizie sul fronte dei farmaci a potenziale rischio suicidario, il cui impiego è passato dal 17 al 24%; l’associazione di due o più di questi farmaci nello stesso periodo è passata dal 2 al 3%.
“La depressione – hanno spiegato gli autori dello studio – è una delle principali cause di disabilità negli Usa e i tassi di suicidio stanno aumentando di anno in anno; è necessario dunque ripensare in maniera innovativa alla depressione come problema di salute pubblica. Questo studio dimostra che è necessario considerare l’utilizzo dei farmaci nelle strategie volte ad eliminare, ridurre o minimizzare l’impatto della depressione nella vita quotidiana”.