In Italia quasi 1 bambino su 2 (il 41% per l’esattezza) trascorre più di 2 ore al giorno di fornte a un video, sia quello della tv che di videogiochi, tablet o cellulari. I dati vengono da ‘OKkio alla Salute’, il sistema di sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) e i fattori di rischio correlati, diffusi dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, durante la presentazione della campagna ‘Salute, sport e movimento fisico’, realizzata dal ministero della Salute in collaborazione proprio con l’Iss e con il Coni.
Due ore al giorno di fronte a un video: tante? Poche?
“La Società italiana di pediatria, in linea con l’American academy of pediatrics, consiglia non più di due, massimo tre ore al giorno tra tv e apparecchiature digitali, in media”, spiega Pietro Ferrara, responsabile dell’ambulatorio di Nefrologia pediatrica del dipartimento di Scienze pediatriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ovvio che si tratta di un parametro di “buon senso” che può modificarsi ma che aiuta a dare la giusta misura.
I rischi per chi esagera
Tra le conseguenze sulla salute più visibili dovute all’uso eccessivo di tablet, console e computer i pediatri citano sovrappeso e obesità causate dalla sedentarietà e dall’apporto di più calorie (si sta in casa e si mangia di più) ma anche disturbi visivi, dolori muscolari e articolari, fa sapere Ferrara. E, ancora, una diminuzione della capacità di concentrazione, e quindi – talvolta – un peggioramento del rendimento scolastico.
Il rischio più grave è quello che ricade sulla sfera emotiva e sociale: “L’estremo sono i famosi ‘hikikomori’, i bambini-ragazzini che in Giappone hanno scelto di ritirarsi in camera loro per vivere solo di virtuale; ma tralasciando questi casi ancora estremi, ciò a cui bisogna davvero fare attenzione, anche tra i bambini futuri pre-adolescenti, sono cyberbullismo e pornografia”. Aspetti che sono davvero da studiare e approfondire, che nascono da un’esposizione continua all’aggressività e che intaccano la capacità di provare empatia, ovvero comprensione della sensibilità altrui, secondo la pedagogista di Mariagrazia Contini della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bologna. E che intaccano la costruzione dell’identità del bambino compromettendone la vita futura.
Il tablet, da che età?
“Cominciamo col dire innanzitutto che gli aspetti positivi del proporre strumenti digitali ai bimbi sotto i due anni sono pochi”, chiarisce la docente. “I lati positivi aumentano nel caso dei bimbi più grandi – spiega – perché attraverso gli strumenti digitali possono approfondire, organizzare le conoscenze, cercare”. Gli insegnanti però riferiscono che i bambini “soffrono” “della mania dello zapping anche a scuola perché percepiscono la lentezza di una spiegazione rispetto alla velocità dello strumento digitale come una cosa negativa, benché in realtà sia noto che le reti neurali si attivano proprio quando non si fa niente”. Ma la noia è ormai un lusso, anche per gli adulti, e la velocità azzera lo spirito critico, aggiunge Contini. Inoltre, se è vero che lo strumento digitale può aiutare molto il bambino ad apprendere o a informarsi, è anche vero che la velocità con cui si arriva alla risposta al proprio quesito azzera in un certo qual modo il processo di analisi che porta ad arrivare a quel risultato.
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