
Un monitoraggio Ue su 187 campioni di miele di 29 paesi ha rilevato oltre 130 sostanze, inclusi pesticidi e Pfas. Tracce di glifosato e neonicotinoidi restano frequenti e il Tfa è nel 79% delle analisi
Il miele, simbolo di naturalità e genuinità, non è sempre così “puro” come si pensa. Lo conferma un nuovo rapporto dei laboratori di riferimento dell’Unione Europea (EURL), con sede a Friburgo e Stoccarda, che hanno analizzato 187 campioni di miele provenienti da 29 paesi – dall’Europa alla Cina, fino a Brasile, Messico e Nuova Zelanda.
L’obiettivo dello studio, condotto tra il 2020 e il 2024, era valutare la presenza di pesticidi e contaminanti per orientare i controlli futuri e proteggere i consumatori europei. I risultati mostrano un quadro complesso: il miele resta sicuro, ma la contaminazione diffusa da numerose sostanze chimiche impone di mantenere alta la vigilanza.
Importazioni e origine: un mercato globale
L’Unione Europea, pur essendo il secondo produttore mondiale dopo la Cina, non copre il proprio fabbisogno interno. Ogni anno oltre 150.000 tonnellate di miele vengono importate, in gran parte da Ucraina, Cina, Argentina, Messico, Brasile e Nuova Zelanda.
Tra i 187 campioni esaminati:
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44% proveniva da paesi UE,
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48% da paesi extraeuropei,
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il resto da mieli miscelati o di origine sconosciuta.
Fino a 135 sostanze rilevate: anche TFA e glifosato
Tutti i campioni analizzati contenevano almeno cinque sostanze diverse. In totale sono stati individuati 135 composti con concentrazioni quantificabili e circa 50 in tracce.
Tra le sostanze più frequenti:
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acido fosfonico e rame, presenti in tutti i campioni;
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bromuro e acido cianurico;
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trifluoroacetato (TFA), una sostanza appartenente alla famiglia delle PFAS, trovata nel 79% dei campioni.
Il TFA può derivare dalla degradazione di pesticidi contenenti gruppi trifluorometilici o da fonti industriali, ma le concentrazioni riscontrate non destano preoccupazioni tossicologiche. Tuttavia, la sua presenza dimostra come anche il miele rifletta l’impatto ambientale diffuso dei PFAS.
Sono stati segnalati anche superamenti dei limiti legali per:
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Azoxystrobin, fungicida, in un miele polacco;
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Glifosato, erbicida, in 4 campioni (Germania, Usa, Brasile e Argentina);
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Clorato, contaminante legato all’uso di acqua o disinfettanti clorati;
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Matrina, alcaloide naturale, frequente nei mieli di acacia cinesi.
Residui anche dai trattamenti contro la Varroa
I laboratori hanno rilevato residui di prodotti usati nelle arnie contro la Varroa destructor, come:
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Coumaphos (nel 29% dei campioni),
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metaboliti di Amitraz (fino al 21%),
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Timolo, Fluvalinate e Propargite.
Le quantità erano generalmente basse, ma la diffusione di questi principi attivi mostra come i trattamenti antiparassitari possano lasciare tracce anche nel miele.
Neonicotinoidi ancora presenti, nonostante i divieti
Tra le sostanze più preoccupanti trovate dai laboratori figurano i neonicotinoidi, una classe di insetticidi dannosa per le api e in gran parte vietata in Europa.
L’unico ancora autorizzato, Acetamiprid, è stato trovato nel 38% dei mieli europei e nel 18% di quelli extraeuropei. Anche Thiacloprid, bandito solo nel 2020, è stato riscontrato nel 21% dei campioni, insieme a tracce di Imidacloprid e Thiamethoxam.
Le quantità erano basse e non rischiose per i consumatori, ma la loro presenza dimostra quanto questi composti siano persistenti nell’ambiente e nel sistema produttivo.
Differenze tra mieli Ue ed extraUe
Il confronto tra mieli europei e importati non ha mostrato differenze nette nella frequenza di residui, ma alcune tendenze emergono:
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l’erbicida 2,4-D e il glifosato erano più comuni nei mieli sudamericani e indiani;
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Mepiquat, Coumaphos e Acetamiprid più frequenti nei mieli europei.
Anche i mieli “misti” (EU/non-EU) presentavano livelli intermedi ma con maggiore varietà di sostanze rilevate.
Serve vigilanza
Nonostante la presenza diffusa di residui, gli esperti concludono che il miele può essere consumato senza rischi, poiché le concentrazioni si trovano per lo più ben al di sotto dei limiti di legge. Tuttavia, la scoperta di alcuni superamenti e la varietà di contaminanti — anche ambientali come il TFA — dimostrano che il controllo del miele deve restare una priorità della sicurezza alimentare europea.
Il monitoraggio pilota ha permesso di identificare le sostanze più rilevanti e di proporre un nuovo approccio analitico mirato, capace di migliorare l’efficienza dei controlli e proteggere meglio i consumatori.









