
Oltre 60 casi di salmonellosi a Reggio Emilia: 19 confermati e 3 ricoveri. Gli esperti invitano alla calma e alla prudenza, mentre proseguono le indagini sulla fonte del contagio alimentare
Un’ondata di casi di salmonellosi ha colpito la provincia di Reggio Emilia, dove oltre sessanta persone hanno manifestato sintomi gastrointestinali riconducibili a un’infezione alimentare. Diciannove di questi casi sono stati confermati dai test di laboratorio, mentre tre pazienti sono stati ricoverati, due dei quali già dimessi.
Un focolaio esteso ma non grave
Secondo il Dipartimento di Sanità Pubblica (DSP) dell’Emilia-Romagna, la maggior parte delle persone colpite aveva mangiato in esercizi della provincia nei giorni precedenti all’insorgenza dei sintomi. Le indagini epidemiologiche, condotte insieme all’Istituto Zooprofilattico e al Centro regionale di sorveglianza epidemiologica delle malattie alimentari, puntano ora a individuare la fonte dell’infezione, che resta sconosciuta.
“È probabile che il focolaio sia legato a un alimento distribuito su larga scala, attraverso la grande distribuzione o proveniente da un grande allevamento”, ha spiegato al Resto del Carlino il professor Giovanni Guaraldi, ordinario di Malattie Infettive all’Università di Modena e Reggio Emilia.
“Nessun allarme, ma attenzione al cibo crudo”
Il professor Guaraldi invita alla prudenza ma non al panico: “Non si tratta di casi gravi, ma di un’infezione batterica che causa sintomi fastidiosi e autolimitanti. È verosimile che la trasmissione sia avvenuta attraverso carne poco cotta, uova o pollame. Parliamo di salmonelle minori, che non si trasmettono da persona a persona”.
In attesa che venga identificata la fonte del contagio, l’infettivologo consiglia di evitare alimenti crudi, soprattutto piatti a base di uova o dolci artigianali, e di cuocere bene ogni cibo. “Di solito, nel giro di pochi giorni, la causa emerge”, ha aggiunto.
I sintomi e le raccomandazioni
I sintomi più comuni sono diarrea acuta, dolori addominali, nausea e vomito. Nella maggior parte dei casi bastano reidratazione e riposo, senza necessità di ricorrere al pronto soccorso. Guaraldi raccomanda di rivolgersi al medico di famiglia, evitando di sovraccaricare le strutture di emergenza, salvo per i bambini, gli anziani e le persone fragili.
I precedenti: dai pomodorini siciliani contaminati all’epidemia europea
Il caso di Reggio Emilia arriva a pochi mesi da un’altra vasta epidemia di Salmonella Strathcona ST2559 che ha coinvolto 17 paesi europei ed è stata ricondotta a pomodorini provenienti dalla Sicilia contaminati da acqua di irrigazione inquinata.
Secondo il nuovo report dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), il focolaio – iniziato nel 2023 – ha visto quasi raddoppiare i casi: da 266 a 437 infezioni confermate fino al 30 settembre 2025. L’Italia risulta il paese più colpito con 123 casi, seguita da Germania (113), Austria (76) e Francia (43). Anche Regno Unito (73) e Stati Uniti (24) hanno segnalato infezioni legate allo stesso ceppo.
L’Ecdc scrive che “i pomodori rimangono il principale veicolo alimentare in diverse indagini per questa prolungata epidemia multinazionale”. Le indagini condotte nel 2025 in Austria hanno confermato i pomodorini siciliani come fonte dell’infezione, così come già accaduto nel 2023 e nel 2024.
In Italia, le autorità sanitarie continuano a effettuare campionamenti e analisi sui pomodorini in commercio, concentrandosi su quelli provenienti dall’isola. Un campione di acqua di irrigazione contaminata raccolto presso un produttore siciliano ha confermato il ruolo dell’ambiente nella contaminazione.
La prevenzione resta l’arma principale
La Salmonella è uno dei patogeni più diffusi nelle infezioni alimentari. Non altera aspetto, odore o sapore del cibo, rendendo difficile riconoscerla senza controlli specifici.
Le autorità e gli esperti concordano su una linea semplice ma efficace: igiene scrupolosa, cottura adeguata e corretta conservazione degli alimenti.
Sono misure di buon senso, ma restano le più potenti per difendersi da un batterio che, pur essendo noto, continua a dimostrarsi sorprendentemente resistente.









