Gli ftalati, sostanze utlizzati per rendere morbidi e malleabili i prodotti in plastica, soprattutto in Pvc (cloruro di polivinili) oltre ad essere interferenti endocrini, capaci cioè di alterare lo sviluppo ormonale umano, sono ora sospettati di accrescere il rischio di contrarre malattie croniche come il diabete, e patologie cardiovascolari e la pressione alta.
A rilevare questo nuovo effetto indesiderato una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Research e condotta presso la University of Adelaide e il South Australian Health and Medical Research Institute che hanno condotto uno studio su 1.500 pazienti maschi.
Il rischio “addosso”
Gli ftalati sono presenti in molti prodotti di uso quotidiano: dai cosmetici ai giocattoli, dai contenitori per il cibo ai vestiti. Nell’ultimo numero del Salvagente abbiamo analizzato venti mutandine da bambino e li abbiamo trovato in tracce in sei modelli. Una presenza sgradita tanto più che questi plastificanti, usati per ammorbidire le stampe con i beniamini dei più piccoli, possono essere eliminati impiegando altre tecniche di lavorazione.
Il rischio sale all’aumentare della concentrazione
Gli studiosi australiani ora hanno scoperto una nuova insidia che queste sostanze possono significare per la salute umana. Già in passato diversi studi hanno evidenziato un nesso tra presenza di ftalati nell’organismo e rischio di diabete di tipo 2 addirittura raddoppiato. Nello studio pubblicato su Environmental Research l’esposizione agli ftalati è stata più in generale collegata a tutte le malattie croniche. Gli esperti hanno misurato i livelli di ftalati nelle urine di ciascun partecipante e visto che il rischio di una o più malattie croniche sale con l’aumentare delle concentrazioni di ftalati nelle urine.
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