Il riso indiano è tra i più ritirati in Europa per la presenza di pesticidi vietati come tiametoxam, triciclazolo, carbendazim e clorpirifos. Eppure se andassero in porto i negoziati di libero scambio con l’Europa, questi prodotti potrebbero beneficiare di limiti di tolleranza molto più ampi di quelli in vigore per i prodotti Ue.
Pesticidi vietati nel riso perché pericolosi. Ma solo se il riso viene prodotto in Europa. Se proviene dall’India, anche se finisce sulla tavola dei consumatori comunitari, potrebbe tranquillamente essere consumato.
È la beffa che potrebbe derivare dall’accordo tra Bruxelles e Delhi che, dopo dieci sono tornate a trattare per la definizione di un accordo di libero scambio. L’India è il più grande esportatore mondiale di riso e in precedenti negoziati aveva avanzato la richiesta di varie quote di importazione esenti da dazi che, se concordate nei negoziati in corso, ridurrebbero ulteriormente lo spazio commerciale per il riso lungo B dell’UE, che si è già ridotto a seguito le continue concessioni tariffarie da parte dell’Unione Europea ai maggiori esportatori mondiali di riso.
A prendere posizione senza tentennamenti sull’ipotesi di accordo l’Ente Nazionale Risi, “le richieste dell’India vanno respinte non solo perché questo paese gode dell’esenzione dai dazi per otto varietà di riso Basmati semigreggio, ma anche perché nel 2022 sul portale del sistema di allerta comunitario Rasff sono state trovate ben 42 notifiche sul riso importato dall’India (28% del totale delle notifiche relative al riso), a causa della presenza di agrofarmaci (tiametoxam, triciclazolo, carbendazim e clorpirifos) il cui utilizzo non è consentito nell’Unione Europea”.
Solo un paio di mesi fa, la proposta della Commissione Europea di aumentare il livello massimo di residui di triciclazolo dall’attuale valore 0 non è stata approvata dal Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Scopaff). Ora la Commissione dovrà passare attraverso il Comitato di Appello e, se otterrà la maggioranza qualificata, potrà adottare la proposta che rappresenterebbe un’amara sorpresa per la filiera comunitaria del riso perché il divieto di utilizzo del triciclazolo per la coltivazione rimarrebbe nell’Unione Europea il riso, mentre il riso importato, soprattutto quello indiano, beneficerebbe di un limite di 0,09 mg/kg.
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“Mentre i nostri risicoltori devono rispettare divieti e regole ferree per l’uso di agrofarmaci, ci troviamo come sempre a dover contrastare la miopia della Commissione Europea che dovrebbe difendere le produzioni comunitarie”, ha dichiarato Paolo Carrà, presidente della Ente Nazionale Risi.”La filiera europea del riso sostiene da sempre la necessità di una reciprocità delle regole riguardo l’uso dei pesticidi. Sarebbe imbarazzante riconoscere un’IGP al Basmati utilizzando un termine generico, estraneo al territorio, che equivale esattamente al Basmati di origine pakistana e che potrebbe, al termine del processo di trattativa di libero scambio, dar luogo ad un’esenzione dai dazi per quantità illimitate”.