Psoriasi: i sintomi e le cure

PSORIASI

A causa di un’alterazione del sistema immunitariosi può  sviluppare la psoriasi che colpisce in maniera estesa la pelle. Come si riconosce e quali sono i rimedi medici

Per molto tempo si è pensato che si trattasse di una malattia contagiosa, ma la verità è tutt’altra: la comunità scientifica è infatti ormai concorde nel definire la psoriasi come la diretta conseguenza di un malfunzionamento del nostro sistema immunitario.

In generale questo tipo di condizione può essere definita come un’instabilità della crescita dell’epidermide in determinate aree del corpo. Secondo alcuni non si potrebbe nemmeno definire una patologia vera e propria, quanto piuttosto una “semplice” crescita anomala dell’epidermide, dovuta ad una serie di fattori che verranno analizzati più nel dettaglio di seguito. Rispetto alla sua nomenclatura precisa, ad ogni modo, non sembra ancora esserci un consenso generale.

Ecco dunque tutto quello che c’è da sapere a riguardo (e quali possono essere le soluzioni possibili).

Cos’è la psoriasi

Questa condizione ad andamento cronico recidivante è determinata da un disordine nell’attività e nella crescita dei cosiddetti cheratinociti, ovvero il tipo di cellule in assoluto più presente sulla pelle umana.

Proprio a causa della crescita fuori controllo di queste cellule sulla pelle del paziente appaiono placche evidenti, di solito di colore rosso acceso, ricoperte da squame biancastre. La patologia si può manifestare a qualunque età e può colpire qualunque parte della cute umana, unghie comprese.

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Tale malattia colpisce indicativamente l’1-5% della popolazione mondiale e, in base alle statistiche, a essere particolarmente a rischio sono le persone di carnagione chiara. Per quanto riguarda l’età in cui essa si manifesta solitamente si parla di soggetti tra i 16 e i 22 anni e i 57 e 60 anni, ma si tratta soltanto dello scenario più frequente.

L’eziologia

La malattia è tutt’ora oggetto di studi da parte della comunità scientifica, tanto è vero che ancora oggi la sua eziologia precisa è sconosciuta. Comunque sia, sembra che la principale causa scatenante sia proprio il malfunzionamento del sistema immunitario con le cellule T che giocherebbero un ruolo chiave in questo processo.

Pare inoltre che dietro a questa patologia ci siano fattori genetici e familiari: gli scienziati associano ad essa alcuni geni e alcuni alcuni antigeni leucocitari umani come il Cw6, il B13 e il B17. I pazienti più suscettibili sarebbero a quanto sembra quelli che presentano il locus PSORS1 a livello del cromosoma 6p21. Si pensa inoltre che determinati fattori scatenanti ambientali possano stimolare una particolare risposta infiammatoria della cute e la relativa proliferazione incontrollata dei cheratinociti.

Ad oggi sono stati identificati diversi possibili fattori scatenanti, tra i quali si annoverano:

  • Ustioni solari
  • Infezione da Hiv
  • Traumatismi
  • Infezione da streptococco beta-emolitico (che può condurre ad una psoriasi guttata)
  • L’assunzione di determinati farmaci (come per esempio gli ACE-inibitori, la clorochina, i beta-bloccanti, l’indometacina, l’interferone-alfa e la terbinafina)
  • Lo stress
  • Il fumo di sigaretta
  • L’abuso di bevande alcoliche
  • L’obesità

Quali sono i sintomi?

Si è visto che questo tipo di patologia provoca effetti cutanei specifici, che possono presentarsi in qualunque area del corpo.

Solitamente i pazienti presentano delle lesioni che possono essere totalmente asintomatiche oppure pruriginose, nella maggior parte dei casi localizzate sul cuoio capelluto, sui gomiti e sulle ginocchia, a livello dell’osso sacro, sui glutei (soprattutto sul solco dell’intergluteo), sull’ombelico, le sopracciglia, le ascelle e l’area perianale. Nel momento in cui lesioni continue dovessero confluire, la condizione si potrebbe diffondere sulla quasi totalità della superficie corporea.

I sottotipi

Non esiste solo una manifestazione della malattia, che si può in realtà presentare in diverse forme. Si vedano qui di seguito quali possono essere i sottotipi e le loro caratteristiche.

  • La placca psoriasica su pelle bianca: le placche che si presentano sparse sul corpo sono lesioni rialzate e palpabili dal diametro inferiore ai 10 mm. La psoriasi si manifesta di solito in questo modo, con squame lucenti, di colore argenteo e piuttosto spesse
  • La placca psoriasica su pelle scura: la differenza con le precedenti, in questo caso, è la particolare tonalità della placca, che può apparire di colore violaceo. Per il resto rimane lo stesso livello di desquamazione e di distribuzione presente anche su pelli bianche
  • La manifestazione sui gomiti: su questa parte del corpo la placca psoriasica è eritematosa ed è coperta da squame bianco-argentee sulla superficie estensoria dei gomiti
  • La manifestazione sulle dita: in questo caso si presentano aree di pelle squamosa, eritematosa e unghie scolorite e friabili
  • La manifestazione sui capelli: in questo caso la cute appare arrossata, coperta di squame (molto simili alla forfora) e ispessita. Quando si manifesta solo in questa parte del corpo si può parlare di forma amiantacea
  • La manifestazione sulle unghie: qui appaiono depressioni di forma irregolare e anomalie cromatiche con sfumature giallo-marroni, simili a piccole macchie d’olio
  • La manifestazione sui piedi: si manifesta un ispessimento e uno sfaldamento delle unghie, soprattutto quella dell’alluce. Si presenta inoltre l’onicolisi (ovvero lo sfaldamento delle unghie) e la comparsa di macchie piuttosto scure sulle dita
  • La psoriasi pustolosa eritrodermica: in questo caso può capitare che le piante dei piedi vengano ricoperte quasi interamente da vere e proprie pustole
  • L’acrodermatite continua di Hallopeau è la causa di lesioni pustolose sulla punta delle dita
  • La psoriasi inversa: in questo scenario la malattia si manifesta con lesioni rosse lucenti (eventualmente anche prive di squame) che si formano in particolari aree del corpo come la piega inframammaria delle donne
  • La psoriasi guttata: si presenta con piccole macchie sparse sulla pelle del paziente grandi fino a due centimetri e dalla tipica forma a goccia, di colore rosaceo o rosso
  • La manifestazione eritodermica “a rash”: in questo caso la malattia si presenta come un arrossamento diffuso su gran parte del corpo del paziente.
  • La manifestazione palmoplantare: qui le squame si presentano concentrate sul palmo della mano o del piede del paziente
  • La pustolosi palmoplantare: la malattia in questo scenario fa emergere pustole di colore acceso sulle piante dei piedi del paziente

Come si diagnostica?

Quando ci si rende conto della presenza di pustole e/o di una desquamazione diffusa a livello del derma, particolarmente se estesa, pruriginosa o dolente, è necessario fare riferimento ad un dermatologo esperto che potrà fornire tutti i consigli e le indicazioni del caso per aiutare il paziente a risolvere il problema.

Come sempre, la prima visita dal medico inizierà con l’anamnesi generale, grazie alla quale l’esperto andrà alla ricerca di eventuali condizioni che potrebbero aver condotto a questa patologia. Il dottore chiederà al suo assistito una serie di informazioni relative alla storia familiare, alla presenza di eventuali altre malattie, all’assunzione di farmaci e allo stile di vita.

A questo punto si potrà passare all’esame oggettivo, verificando la presenza di desquamazione o altri elementi simili sul corpo del paziente, facilmente visibili anche a occhio nudo. Non è da escludere che in questa fase l’esperto decida di prelevare un campione di pelle che andrà successivamente analizzato in laboratorio (in questi casi si parla di biopsia, seppur si tratti di un’evenienza rara).

Molto importante in questa fase è anche quella che viene chiamata diagnosi differenziale: si tratta di una valutazione della condizione utile a scartare altre possibili ipotesi e che permette al medico di prescrivere gli esami e le cure più adeguate per una specifica situazione. Nel caso di questa malattia il dottore potrà quindi verificare che non si tratti di:

  • dermatite seborroica
  • dermatofitosi
  • lupus eritematoso cutaneo
  • pitiriasi rosea
  • lichen simplex cronico
  • malattie a trasmissione sessuale come la sifilide secondaria
  • eczema
  • la malattia di Bowen (un particolare tipo di carcinoma squamocellulare superficiale)

Una volta terminata la visita sarà possibile valutare la gravità della malattia in base alla superficie del corpo interessata e all’impatto sulla qualità della vita del paziente colpito. In genere si considera lieve se la desquamazione interessa una percentuale di pelle inferiore al 10%. Sono numerosi, per il resto, i sistemi di valutazione di questa condizione, come per esempio il Psoriasis area and severity index, che però viene principalmente utilizzato nei protocolli di ricerca.

I trattamenti possibili

Esistono attualmente varie modalità attraverso le quali è possibile liberarsi di questa condizione o perlomeno ridurne ai minimi termini i sintomi.

Parliamo prima di tutto di trattamenti locali: in genere vengono applicati nelle lesioni di piccole dimensioni (o quelle molto resistenti) dei farmaci corticosteroidi. Si tratta soltanto di un’opzione, anche in considerazione del fatto che in certi casi possono scatenare o riacutizzare una condizione pustolosa, per cui il loro uso è generalmente sconsigliato. Se si decidesse di sfruttarli per curare il paziente essi andrebbero assunti due volte al giorno. La loro massima efficacia viene raggiunta con un’applicazione serale, tramite medicazioni occlusive di polietilene o tramite speciali cerotti. Per il resto durante il giorno gli esperti consigliano l’applicazione di creme a base di corticosteroidi senza occlusione. A seconda della gravità della condizione (cioè all’estensione della desquamazione) verrà scelto un corticosteroide più o meno potente. Questo tipo di terapia andrà modificata nel corso del tempo a mano a mano che le lesioni si riducono: il rischio infatti è che si sviluppi un’atrofia locale, si formino smagliature e/o telangectasie (ovvero delle dilatazioni delle vene sottocutanee). Bisogna considerare, inoltre, che l’uso di corticosteroidi può risultare piuttosto costosa in quanto richiede diverse applicazioni; in aggiunta le recidive dopo la fine della loro assunzione tendono a presentarsi più precocemente rispetto all’utilizzo di altri farmaci.

Altre soluzioni locali possibili possono essere per il resto determinati tipi di emollienti, l’acido salicilico, il catrame di carbone e l’antralina.

Un’altra possibilità è l’utilizzo della fototerapia, che solitamente viene sfruttata per i pazienti con una desquamazione diffusa. Sappiamo infatti che la luce Uvb è in grado di ridurre la sintesi del Dna, inducendo in questo modo una lieve immunosoppressione cutanea e sistemica. Si tratta di una soluzione da applicare in modo graduale, incrementando le dosi di luce a seconda del livello di tolleranza del paziente. Bisogna fare molta attenzione con le dosi di farmaco e di Uva utilizzati: se fossero troppo alte possono infatti verificarsi gravi ustioni.

Un’altra accortezza per quanto riguarda la fototerapia è legata al rischio di sviluppare tumori della pelle Uv-indotti e melanoma. Tuttavia, resta il fatto che questa operazione assicura al paziente un periodo di remissione dei sintomi particolarmente prolungato.

Esiste anche la possibilità di assumere immunosoppressori. La terapia sistemica per via orale si baserà sull’uso di metotrexato, un trattamento efficace nel caso di manifestazioni della malattia gravi (questo principio a maggior ragione se è presenta un coinvolgimento articolare).

Questo tipo di farmaco, così come la ciclosporina o il micofenolato mofetile, non è comunque del tutto privo di controindicazioni: dopo l’assunzione (che dovrebbe comunque essere limitata a un ciclo di pochi mesi) sarà necessario mantenere controllati il valore dell’emocromo e la funzionalità renale ed epatica.

Per ora, la comunità scientifica è concorde rispetto al fatto che non esiste un’unica soluzione definitiva per questa condizione, ma risulta piuttosto molto più utile trattare il paziente con una combinazione di approcci e terapie diversi, nonostante sia in generale preferibile la monoterapia.

La Dieta Mediterranea: una difesa possibile

Oltre ai numerosi trattamenti sopra citati vale la pena ricordare anche che, in base ad una serie di studi recenti, sembra che anche un’alimentazione sana ed equilibrata possa contribuire in modo deciso a prevenire questa sindrome.

A sostenerlo di recente è stata una ricerca condotta su oltre 3.500 persone colpite da questa malattia della pelle, che ha evidenziato come i sintomi tendono a diminuire con la giusta dieta.

I ricercatori francesi dell’Henri Mondor University Hospital di Creteil hanno sottolineato sulla prestigiosa rivista Jama Dermatology come la psoriasi si manifestasse in modo più lieve nei pazienti che avevano aderito ad un regime alimentare di tipo mediterraneo (che include il consumo regolare di di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, olio d’oliva e noci e un consumo limitato di carni rosse e latticini).

La Dieta Mediterranea, infatti, è ricca di vitamine A, D, E, omega-3 e acido folico, tutti elementi che hanno sulla nostra salute un fondamentale effetto anti-infiammatorio. Quanto detto fino a questo punto fa ad ogni modo riferimento a delle semplici ipotesi: i ricercatori non hanno trovato una relazione diretta di causa-effetto tra dieta mediterranea e diminuzione della psoriasi. Mangiare bene, in ogni caso, è notoriamente molto importante anche per prevenire molte altre malattie, comprese quelle cutanee.