I fitoestrogeni sono indicati per affrontare la menopausa e la salute delle ossa. E in qualche caso sono addirittura indicati come antitumorali. Ma si tratta di benefici reali secondo la scienza? E oltre che nella soia dove si trovano negli alimenti?
Alcuni cibi di origine vegetale contengono fitoestrogeni spesso indicati per affrontare la menopausa o contribuire alla salute delle ossa e alleviare comuni fastidi. Ma cosa sono queste sostanze? Fanno davvero bene? Facciamo il punto sugli alimenti che li contengono o sulla loro utilità.
Che cosa sono i fitoestrogeni
Gli esperti dell’Irccs Humanitas ricordano che fanno riferimento a un gruppo di sostanze di origine vegetale simile agli estrogeni, sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista funzionale. Scientificamente il termine “fitoestrogeno” risponde alla definizione di “qualsiasi estrogeno extragonadico di origine vegetale”.
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In quali alimenti sono presenti
Questi elementi, in forma di formononetina e diazepina, sono presenti nella soia e in altri prodotti a base di soia; alimenti che possono essere convertiti dalla flora batterica del colon in equolo (prodotto a debole attività estrogenica).
Altre sono le fonti alimentari di fitoestrogeni. Tra queste, li ritroviamo soprattutto:
- Nei legumi;
- Nel trifoglio rosso;
- Nei cereali integrali;
- Nelle noci;
- Nelle crucifere;
- Nelle radici;
- In frutta e verdura (cavolini di Bruxelles, trifoglio, carote, finocchio, fagiolini, datteri, patata dolce, piselli, cocco, lampone, limone e arancia);
- Nell’olio di oliva;
- Nei frutti di bosco (mirtillo, ciliegia e pappa reale);
- Nell’aglio;
- Nell’anice;
- Nella salvia;
- In tè e caffè.
A che cosa servono?
Dal punto di vista della valenza terapeutica solitamente vengono divisi in tre classi:
- Isoflavoni;
- Cumestani;
- Lignani.
Diversi sono gli effetti che vengono attribuiti all’assunzione di queste sostanze. Tra le proprietà più importanti che vengono loro ascritte rientra la loro: la capacità di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare attività simile-estrogenica, riducendo sia i disturbi dovuti alla carenza di estrogeni, sia quelli dovuti a un loro eventuale eccesso.
Inoltre, il consumo di fitoestrogeni sembrerebbe:
- Ridurre gli effetti collaterali della menopausa;
- Ridurre i livelli del colesterolo presente nel sangue;
- Ridurre il rischio di eventi cardiovascolari.
Alcuni studi hanno inoltre messo in evidenza come siano in grado di:
- Ridurre il rischio di fratture in caso di osteoporosi;
- Contrastare il tasso dei tumori cosiddetti “femminili” (alla mammella, all’endometrio e all’ovaio), ma questo effetto sembra ancora non sufficiente provato.
Gli alimenti fitoestrogeni fanno davvero bene?
Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare dei benefici per la salute legati al consumo di cibi ricchi in fitoestrogeni. “La loro fama di alleati dello star bene è in genere meritata – osservano gli esperti della Fondazione Airc. – In effetti, molti studi hanno dimostrato che queste sostanze offrono vantaggi al sistema cardiovascolare, aiutano le donne in menopausa a ridurre i sintomi più fastidiosi come le vampate di calore e le sudorazioni notturne, riducono il rischio di osteoporosi e hanno un effetto protettivo contro diversi tipi di tumore”.
Ma allora, perché c’è chi mette in guardia dall’assumere estrogeni di origine vegetale? “La risposta a questa domanda – precisa Airc – è racchiusa nella somiglianza tra i fitoestrogeni e gli estrogeni umani, e in particolare nell’osservazione che in alcuni casi le molecole vegetali si comportano come “distruttori endocrini” per diversi bersagli molecolari nell’organismo, portandosi dietro una serie di effetti negativi per la salute. In altre parole, a seconda del contesto, possono ampliare o ridurre l’effetto degli estrogeni endogeni, cioè prodotti dall’organismo.
Il problema della quantità e qualità dei cibi lavorati
In un articolo de il Salvagente sono stati riportati i risultati di un test a cura dell’associazione francese Que Choisir, che ha misurato le dosi di fitoestrogeni in 55 alimenti a base di soia (pasti pronti, biscotti, dessert, bevande, antipasti e salse) trovando in alcuni di essi dosi di isoflavoni fino a 5 volte superiori alla dose giornaliera consentita. Si tratta di sostanze con una struttura molecolare simile a quella di un ormone naturale del corpo umano, sospettata di essere un interferente endocrino, di essere responsabile dell’insorgenza di alcuni tumori e, infine, di danneggiare il feto. Tutti motivi per cui l’Anses, l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, l’alimentazione, l’ambiente e il lavoro, nel 2005 ha pubblicato un parere in cui invita a limitare la presenza di tali sostanze e ad informare meglio i consumatori.
“I fitoestrogeni – fanno sapere da Que Choisir – si trovano anche in alimenti dove non ti aspetteresti di trovare la soia. Ad esempio, dei 12 prodotti a base di carne nel nostro campione (gnocchi di manzo, pepite di pollo, pomodori ripieni), 5 di loro forniscono più di un quarto della dose massima in una porzione. I livelli più alti sono stati trovati nelle polpette “beef” di Auchan, Leader Price e Leclerc4, ognuna delle quali fornisce rispettivamente il 68%, il 60% e il 42% della dose massima accettabile per un bambino”.
Occorre, dunque, tutelare meglio i consumatori, rendendo obbligatoria l’indicazione in etichetta del contenuto di fitoestrogeni nei prodotti nonché di prevedere anche delle restrizioni per bambini e donne incinte.
L’associazione d’oltralpe ha invitato i consumatori francesi a:
- Evitare il consumo di qualsiasi prodotto contenente soia per bambini sotto i tre anni e donne in gravidanza;
- Limitare in generale il consumo di prodotti a base di soia a 1 porzione al giorno.
I presunto potere antitumorale
L’interrogativo se abbiano davvero effetto anticancro se lo sono posti in tanti, tra cui gli esperti della Fondazione Airc, citando le osservazioni del Dana-Farber Cancer Institute. Prima di rispondere a questa domanda bisogna tenere conto che le strutture di estrogeni e fitoestrogeni sono diverse, seppur simili.
Inoltre gli “estrogeni” delle piante sono meno potenti di quelli umani e i fitoestrogeni non si trasformano in estrogeni una volta ingeriti. Infine, è importante ricordare che come gli isoflavoni (ad esempio, la soia) si legano spesso ai recettori degli estrogeni in modo diverso rispetto alle molecole prodotte dall’organismo e agiscono anche in modo differente.
L’American Institute for Cancer Research (AICR) ha provato a sfatare i miti e i fraintendimenti sul legame tra soia e cancro. Sarebbe il caso di fare chiarezza, sulla base dei dati aggiornati. Tuttavia, bisogna mettere in conto che il legame tra fitoestrogeni e cancro è ancora molto dibattuto.
Gli studi epidemiologici mostrano che il consumo di alimenti ricchi di queste molecole ha un effetto generalmente protettivo in particolare contro il tumore del seno (il più studiato).
Questo effetto è stato studiato con grande attenzione in Cina e in altri paesi asiatici dove il consumo di soia, e quindi di fitoestrogeni, è particolarmente elevato e di certo superiore a quello delle diete occidentali. Da tali studi emerge una diminuzione del rischio di cancro al seno indipendentemente dal fatto che la malattia sia positiva o negativa per la presenza del recettore degli estrogeni (ER), uno dei punti critici quando si cerca di capire l’effetto sulla proliferazione del tumore.
E chi ha già avuto il cancro al seno?
Le cellule ER+ sono sensibili all’azione degli estrogeni che possono stimolare la crescita del cancro. In base a risultati di esperimenti di laboratorio è sorto il dubbio che potessero agire come promotori del tumore o potessero interferire in qualche modo con l’azione delle terapie ormonali contro il cancro. Se così fosse, le donne con una precedente diagnosi di tumore ER+ dovrebbero evitare qualsiasi cibo contenente tali sostanze.
In realtà gli studi negli esseri umani hanno raggiunto conclusioni differenti. Gli esperti dell’American Cancer Society spiegano per esempio che gli estrogeni della soia sembrano non avere un effetto negativo sul rischio di sviluppare un tumore del seno, anzi, in base ai dati ottenuti su popolazioni asiatiche, sembrano ridurlo. L’effetto protettivo potrebbe essere legato alla capacità degli isoflavoni di bloccare gli estrogeni umani presenti nel sangue.
In sostanza il consumo di soia e altri alimenti contenenti fitoestrogeni non è di per sé controindicato per nessuno, anche se in caso di una precedente diagnosi di tumore è meglio far riferimento al proprio oncologo per capire cosa è meglio portare a tavola. Anche perché gli studi sono ancora in corso.
Diverso è il discorso legato ai supplementi, i ricercatori maturano la convinzione che non serve assumerli a scopo preventivo e non ci sono ancora dati sufficienti a escludere effetti negativi sulla salute.
Effetti avversi
Tra gli effetti avversi minori si rilevano insorgenza di mal di stomaco o nausea. Reazioni allergiche gravi a prodotti a base di queste sostanze sono rare. È bene astenersi dall’assunzione durante la gravidanza (a scopo cautelativo) e in caso concomitante assunzione di terapie a base di ormoni.