Dal mal di testa all’edema polmonare: i rischi per la salute causati dalla fosfina

fosfina

Usata per la disinfestazione dei parassiti, la fosfina è un gas infiammabile altamente tossico per gli uomini tanto che può essere maneggiata solo da personale specializzato

La fosfina, composto chimico di formula molecolare PH3, è un gas incolore e infiammabile che, per le sue caratteristiche intrinseche, ha un elevato livello di tossicità per gli esseri viventi. Questo gas, se inalato, può uccidere facilmente anche a concentrazioni relativamente basse e viene per questo usato per la disinfestazione dei parassiti tramite fumigazione, ovvero quella attuata con l’utilizzo di sostanze che soffocano o avvelenano tutti i parassiti e i germi presenti all’interno di una data area circoscritta. La fosfina è composta fosfano che, se puro, è inodore, mentre se viene ricreato il laboratorio ha uno sgradevole odore di aglio o pesce in decomposizione. Tale differenza si concretizza in quanto, in laboratorio, al fosfano viene sostituito il difosfano P2H4. Appare evidente che la fosfina rappresenti uno strumento molto pericoloso da usare, tanto che solo personale esperto può realmente adoperarsi per una sua applicazione in aree di intervento. Ma quali sono i rischi per l’uomo e, soprattutto, come è possibile riconoscere un’intossicazione da fosfina?

Fosfina, caratteristiche ed utilizzo

Come tutti i gas, anche la fosfina è più pesante dell’aria e riesce a spostarsi lungo il suolo, caratteristica questa che gli permette di poter essere la causa di un incendio anche a distanza. Tale pericolo è spiegato dal fatto che questo gas si decompone per riscaldamento e per combustione, producendo fumi tossici come gli ossidi di fosforo. La fosfina, inoltre, reagisce violentemente con l’aria, l’ossigeno, gli ossidanti come gli ossidi di cloro, gli ossidi di azoto, i nitrati metallici, gli alogeni e molte altre sostanze. Tutti questi aspetti rendono il gas in questione altamente infiammabile e capace di generare anche delle esplosioni.

Come accennato, l’utilizzo principale che si fa della fosfina è quello relativo alla disinfestazione dei parassiti tramite fumigazione. Nelle aziende agricole viene usato spesso sotto forma di palline di fosfuro di alluminio, strumento che produce la fosfina a contatto con l’acqua atmosferica. Le palline, inoltre, contengono altri prodotti chimici che sviluppano ammoniaca contribuendo a ridurre il potenziale di autoignizione o esplosione del gas della fosfina. Inoltre al loro interno sono presenti anche altri agenti (fondamentalmente mercaptani) per dare al gas un odore di aglio e renderlo rilevabile nell’atmosfera. Altro utilizzo pratico della fosfina è quello che ne viene fatto nell’industria dei semiconduttori, dove viene utilizzata come drogante.

Per la sua elevata tossicità, l’ordinamento italiano prevede che l’utilizzo della fosfina sia vincolato ad una autorizzazione da parte della Questura competente. Inoltre, i tecnici di laboratorio che svolgono le analisi devono essere in possesso di patenti speciali per l’impiego del gas tecnico.

Rischi per la salute causati dalla fosfina

Come già detto in precedenza, la fosfina è un gas altamente tossico che può esplodere se riscaldato. Se viene inalato dagli esseri viventi può essere letale e provocare, nel più dei casi, ustioni cutanee e gravi lesioni oculari. Nel momento in cui questo gas entra in contatto con il sistema respiratorio provoca una severa irritazione allo stesso che è in grado di condurre in breve tempo ad un edema polmonare. Respirare della fosfina non si limita ad arrecare danni al sistema respiratorio, ma ha delle ripercussioni anche su altri sistemi vitali. Più nello specifico, il gas può provocare effetti negativi:

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Contatto con la fosfina, sintomi e prevenzione

Appare evidente come l’utilizzo di questo gas debba essere riservato solo a soggetti esperti nel maneggiare gas e veleni e ben muniti di tutti i dispositivi di protezione personale necessari. Andranno poi rispettati dei limiti stabiliti dalla legge nel rilascio di questo gas, in quanto l’esposizione al di sopra delle soglie professionali potrebbe provocare perdita di coscienza e morte. Si ricorda, a tal proposito, che in presenza di livelli alti di fosfina è fortemente consigliato evitare ogni contatto con l’area interessata e contattare subito il pronto soccorso, soprattutto se si è inalato il gas.

Quando viene inalata della fosfina, i sintomi tipici sono:

  • mal di testa;
  • vertigini;
  • nausea;
  • diarrea;
  • dolore toracico;
  • respiro affannoso;
  • battito cardiaco irregolare;
  • convulsioni;
  • perdita di conoscenza.

Chi inala della fosfina deve dunque rivolgersi subito ad un medico che, spesso, interviene fornendo al soggetto coinvolto una respirazione artificiale e facendolo stare in posizione semi eretta. Viene dunque messa in atto la pratica dell’ossigenazione, in quanto l’ossigeno è la base del trattamento nei soggetti esposti a gas. In presenza di danni polmonari gravi causati dal gas può essere adottata dal medico la scelta di ricorrere alla ventilazione meccanica. Spesso, in questi casi, si ricorre anche all’utilizzo di broncodilatatori, ovvero farmaci che dilatano le vie aeree, di liquidi per via endovenosa e di antibiotici. Non di rado, inoltre, vengono prescritti dai medici dei corticosteroidi come il prednisone, in quanto farmaco in grado di ridurre l’infiammazione polmonare.

Nel caso in cui, invece, la fosfina non venga inalata, ma entri semplicemente in contatto con la cute o con gli occhi, andrà prestata ugualmente grande attenzione e prontezza di intervento. Il sintomo principale, sia nel caso della cute che degli occhi, è quello del congelamento della parte interessata. Sarà necessario da subito provvedere a sciacquare la zona interessata e a contattare il pronto soccorso. Per evitare che cute ed occhi abbiano contatto con la fosfina il consiglio è quello di utilizzare guanti isolanti dal freddo e vestiario protettivo, visiere o protezione oculare abbinata a protezione delle vie respiratorie.

Per prevenire tutte queste complicazioni, se viene riscontrata la presenza di fosfina nell’aria, la buona pratica da seguire è quella di allontanarsi il prima possibile dall’area e lasciare che la stessa possa essere sanificata dal ricircolo d’aria.

La fosfina e la sua elevata infiammabilità

Come già detto in precedenza, la fosfina è un gas estremamente infiammabile che può incendiarsi spontaneamente a contatto con l’aria. Questo aspetto può portare a miscele di gas ed aria altamente esplosive e allo sviluppo di fumi (o gas) irritanti o tossici nella fiamma.  È pertanto di fondamentale importanza che lo stoccaggio della fosfina avvenga in aree considerate a prova di fuoco e in locali ben ventilati, all’interno dei quali deve essere severamente vietato fumare o accendere qualsiasi tipo di fiamma.

In presenza di incendi o esplosioni causate dalla presenza fosfina è necessario allontanarsi il prima possibile dall’area interessata. Il personale di pronto intervento specializzato dovrà intervenire cercando come prima cosa di chiudere l’alimentazione dell’incendio, la fonte della fuoriuscita di foscina. Qualora questo non fosse possibile, ma non venisse riscontrato un rischio per l’ambiente circostante, la tecnica solitamente adottata è quella di attendere che il fuoco si esaurisca. Se, invece, la scelta è quella di spegnere le fiamme per evitare ulteriori danni all’ambiente circostante, è necessario che si utilizzino delle polveri, biossido di carbonio, per bloccare l’incendio, avendo cura di mantenere fredda la bombola del gas irrorando con acqua continua.

Sostanze pericolose e gas tossici

La fosfina è un gas altamente tossico che viene fatta ricondurre all’interno dell’alveo delle sostanze pericolose. Quest’ultime sono in genere sostanze chimiche, gas o metalli che, a causa delle proprie caratteristiche fisiche, possono provocare pericoli immediati, gravi lesioni o la morte per cause di vario genere. La pericolosità di queste sostanze si può manifestare o attraverso il semplice contatto con le stesse o attraverso delle reazioni chimiche che le riguardano.

Le sostanze pericolose possono essere raggruppate in quattro macro categorie:

  • sostanze che sono direttamente lesive anche senza la presenza di una reazione chimica;
  • materiali sensibili all’acqua che reagiscono alla stessa o al vapore sprigionando calore o gas infiammabili/esplosivi;
  • sostanze comburenti che producono ossigeno in modo spontaneo o per esposizione al calore, aumentando il rischio di incendio o esplosione;
  • sostanze tossiche che causano avvelenamento per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo.

Ci sono poi i gas tossici, definiti dall’articolo 1 del Regio Decreto n. 147 del 9 gennaio 1927. “Agli effetti dell’art. 57 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con il regio decreto 6 novembre 1926, n. 1848, è considerato gas tossico:

  1. a) qualsiasi sostanza tossica, che si trova allo stato gassoso, o che per essere utilizzata deve passare allo stato di gas o di vapore, e che è adoperata in ragione del suo potere tossico e per scopi inerenti al potere tossico stesso;

b) qualsiasi sostanza tossica, che si trova allo stato gassoso o che per essere utilizzata deve passare allo stato di gas o di vapore, la quale, pure essendo adoperata per scopi diversi da quelli dipendenti dalle sue proprietà tossiche, è riconosciuta pericolosa per la sicurezza ed incolumità pubblica”. In base a quanto stabilito dalla normativa internazionale, l’utilizzo, la custodia, la conservazione ed il trasporto dei gas tossici, è materia di competenza regolamentazione nazionale.