Il ricorso all’arbitrato internazionale, aspramente criticato dalla campagna Stop Ttip, era stato promosso dalla multinazionale Rockhopper nel 2017, a seguito della decisione assunta dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi di non rilasciare più il titolo e di chiudere definitivamente la vicenda.
Il ricorso
Il ricorso all’arbitrato internazionale era stato promosso dalla multinazionale Rockhopper nel 2017, a seguito della decisione assunta dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi di non rilasciare più il titolo e di chiudere definitivamente la vicenda.
Il commento del costituzionalista
Secondo Enzo Di Salvatore, costituzionalista presso l’Università di Teramo e tra i promotori del referendum sulle trivelle, intervistato dall’Ansa, si tratta di “Un sistema e un esito assai discutibili (e per questo bene ha fatto l’Italia a recedere dal Trattato sulla Carta dell’energia)”,”Il punto è che Rockhopper avrebbe potuto benissimo adire il Tar Lazio, ma ha preferito seguire, invece, la strada dell’arbitrato. Se, infatti, avesse promosso un ricorso al Tar Lazio sarebbe stata probabilmente soccombente, giacché il nostro ordinamento giuridico tutela il legittimo affidamento di colui che investe sulla base di una concessione già rilasciata (e poi revocata); in questo caso, invece, il Trattato accorda tutela agli investimenti a prescindere dalla esistenza di una concessione; e ciò è discutibile perché investimenti effettuati senza il rilascio di un titolo dovrebbero ricadere nell’alea che sempre accompagna l’iniziativa economica del privato”, chiude Di Salvatore.