La produzione di abiti con fibre sintetiche è in costante aumento. Soprattutto in Asia, dove i costi della manodopera sono molto bassi e i diritti dei lavoratori ancora negati. Come risolvere questo circolo vizioso? Con un circolo virtuoso: l’economia circolare. Ma il riciclo di questi tessuti ha costi ancora elevati.
Grazie all’economia circolare si sta allungando anche il ciclo di vita dei tessuti. Le fibre tessili sintetiche prodotte da combustibili fossili, petrolio e gas naturale, generano un impatto sull’ambiente sia in fase di produzione che di consumo, ma anche successivamente quando si trasformano in rifiuti. Senza contare che nylon e poliestere, tanto per fare due esempi molto diffusi, sono sottoprodotti dell’industria petrolifera. Si differenziano dalle fibre tessili naturali come cotone, canapa, seta e lana, che sono estratte da piante, o prelevate da animali.
Il vero grande ostacolo del riciclo di fibra tessile sintetica è il costo della “rinascita” della stessa. La giornalista Marina Forti, su Essenziale.it, scrive che:
“Gran parte dei rifiuti tessili finisce in discarica. E questo anche a causa della fast fashion: abiti fatti per costare poco e durare ancora meno, difficili da riciclare. Ora più che mai serve allungare il ciclo di vita dei tessuti”.
Riciclare, infatti, è ancora un lusso, perché un chilo di poliestere nuovo (fibra sintetica in polimero che deriva da materiali di riciclo e di scarico o dalla fermentazione batterica) costa appena 2 euro. Un chilo dello stesso, rigenerato, aumenta notevolmente i costi e questo rende facile capire perché poche aziende scelgano questa strada. Tuttavia, questa fibra tessile sintetica in poliestere si può ottenere anche dal riciclo di bottiglie di plastica e altri materiali plastici. E il pianeta gronda di plastica.
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I 5 principali tipi di fibre tessili sintetiche:
- Fibre poliammidiche (Nylon)
- Fibre acriliche
- Poliestere
- Fibre polipropileniche
- Fibre elastometriche
Fibra sintetica in aumento
I costi dovrebbero abbassarsi perché il consumo globale di fibre sintetiche è passato da poche migliaia di tonnellate nel 1940 a più di 60 milioni di tonnellate nel 2018, e continua ad aumentare. Dalla fine degli anni ’90, il poliestere ha superato il cotone come fibra più comunemente usata nel tessile.
L’Asia è il continente che produce il quantitativo maggiore di fibre tessili sintetiche, a causa dei costi bassi della produzione e della manodopera, mentre l’Europa è il più grande importatore mondiale.
Oltre il 70% delle fibre tessili sintetiche viene trasformato in abbigliamento e tessili per la casa.
I vantaggi:
- Sono economiche e versatili, consentendo la produzione di tessuti a basso costo;
- Disponibilità tecnologica. Per questo sono diffusi nella fast fashion (moda usa e getta), per tessuti tecnici (ad esempio abbigliamento di sicurezza) e per usi industriali (materiali per veicoli e macchinari di vario genere);
- Facile da produrre in serie da materie prime a basso costo e in varianti infinite;
- Resistenza agli agenti atmosferici e biologici;
- Resistenza alla rottura e all’abrasione;
- Ottimo recupero elastico
- Tingibilità senza limitazioni di tonalità e sfumature;
- Mischiabilità con altre fibre.
Gli svantaggi:
I principali svantaggi sono determinati dal fatto che:
- Non sono biodegradabili;
- Possono provocare reazioni allergiche;
- Si disperdono nell’ambiente sotto forma di micro particelle plastiche (microplastiche);
- La fibra tessile sintetica si ottiene dalla lavorazione di sostanze e composti chimici potenzialmente pericolosi e tossici. Ancora oggi non si conoscono gli effetti a lungo termine sulla salute umana.