Un nuovo metodo per scoprire il falso olio extravergine d’oliva 100% italiano è stato messo a punto dai icercatori del Laboratorio di chimica sperimentale dell’Istituto sooprofilattico sperimentale delle Venezie. La metodologia “semplice ed efficace” consenti lo “screening geografico per discriminare l’olio extravergine di oliva (Evo) di origine italiana da quelli di altra provenienza. Il metodo non-targeted, basato sull’integrazione di tecniche spettroscopiche Raman e del vicino infrarosso (NIR), è stato pubblicato sul Journal of Near Infrared Spectroscopy“.
L’inganno dell’origine tricolore
Si stima chele frodi alimentari e i casi di contraffazione a livello globale generino ogni anno un giro d’affari da 30 miliardi di euro. Pratiche illegali che spesso affliggono anche il settore dell’olio d’oliva, minando la fiducia dei consumatori e la reputazione di un prodotto simbolo, archetipo della qualità enogastronomica e nutrizionale della Dieta Mediterranea. L’olio extravergine di oliva è, secondo le stime dell’Unione europea, il prodotto alimentare più contraffatto e molto spesso le frodi riguarda l’attribuzione dell’origine: viene imbottigliato extravergine estero e venduto come 100% italiano.
In questi anni, accanto all’analisi del Dna (test efficace ma che consente prima la costruzione di una banca dati per poter “riconoscere” la vera provenienza dell’olio), si sono sommati diversi metodi per contrastare l’origine truffaldina (si veda il progetto europeo Oleum coordinato dall’Università di Bologna) dell’extravergine.
Le tecniche spettroscopiche
Ora dall’Izs delle Venezie arriva un nuovo metodo che, come si legge in una nota “combina tecniche spettroscopiche e di machine learning: partendo dall’analisi esplorativa dei dati raccolti in laboratorio si è arrivati, tramite l’individuazione delle variabili più significative, alla creazione di un modello statistico in grado di individuare le caratteristiche chimiche peculiari degli oli in esame per smascherare eventuali frodi commerciali. Successivamente, il modello è stato sottoposto a validazione con campioni incogniti, determinandone così le capacità predittive”.
Sono stati analizzati 33 campioni di olio mediante spettroscopia Raman e NIR, “ovvero tecniche non distruttive, che forniscono risposte in tempi brevi e non richiedono preparazione del campione, minimizzando tempi e costi. Inoltre, queste tecniche hanno il vantaggio di essere sostenibili (per esempio non vengono usati solventi) e di rispondere ai principi della green chemistry”. Tutti gli spettri acquisiti “sono stati sottoposti a normalizzazione per poi essere fusi statisticamente mediante mid-level data fusion (fusione dati di medio livello), a cui è seguita l’analisi statistica supervisionata partial least squares discriminant analysis (PLS-DA), che ha permesso di distinguere in modo chiaro e netto i due gruppi di studio, oli greci e italiani. Il modello PLS-DA così ottenuto è stato poi validata raggiungendo una sensibilità del 100%, accuratezza del 97% e specificità dell’88,9%.”.
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Uno strumento per la prevenzione delle frodi
Il sistema integrato di analisi proposto dallo studio Izs “permette di ottenere un identikit rapido e completo della composizione del prodotto alimentare, caratterizzandolo anche a livello geografico. Grazie a queste informazioni, di estremo valore sia per i produttori sia per i consumatori, è possibile garantire la tracciabilità e la qualità dell’olio extra vergine di oliva, prevenendo frodi commerciali che possono avere anche implicazioni sanitarie”.
La fusione dei dati ottenuti con spettroscopia NIR e Raman è risultata molto promettente: il modello di classificazione ottenuto può considerarsi a tutti gli effetti “uno strumento efficace per la discriminazione degli oli Evo provenienti da olive italiane da quelli di origine estera“.
Trattandosi di uno studio preliminare, nuovi campioni saranno aggiunti al set di dati iniziali per migliorare l’accuratezza del modello. Le prove sulla matrice olio, precisano dall’Istituto, si aggiungono a precedenti studi condotti dal Laboratorio di chimica sperimentale su altri prodotti alimentari (per esempio origano, pesce e latte), che hanno ugualmente confermato l’efficacia e la strategicità dell’approccio non-targeted nel definire in modo affidabile l’autenticità degli alimenti.