Contrordine e sferzata netta. Sul Roaming la commissione europea fa una virata completa e inverte la rotta con una proposta che sembra venire incontro ai consumatori. Quella annunciata oggi, infatti, è una misura che sembra l’opposto a quella proposta a inizio settembre. Se lì si prevedeva un tempo limite di 30 giorni consecutivi (e 90 in un anno) per il roaming a costo zero, ora la logica si ribalta: nessun limite di tempo ma criteri precisi di residenza.
In pratica se una persona usa il proprio telefono molto di più all’estero che in patria, o se una scheda SIM è in gran parte inattiva a casa, gli operatori saranno in grado di applicare sovrapprezzi di roaming, sempre dopo averlo avvertito. Un tentativo di arginare la possibilità, per un cliente tedesco o italiano, di adottare una scheda lettone che ha costi di traffico di gran lunga inferiori.
“La nuova proposta della Commissione è sicuramente migliorativa per i consumatori – ha commentato a caldo Roberto Tascini, presidente dell’Adoc – in particolare per l’abbandono del limite di 90 giorni e del limite alla quantità di traffico disponibile per l’utente. Quest’ultimo punto è particolarmente importante, in quanto inizialmente era stato fissato un limite di traffico, pari alla media del traffico consumato nel proprio paese sulla base della tariffa scelta dall’utente, con un eventuale pagamento del sovrapprezzo (massimo 4 cent di euro al minuto per le chiamate, 1 cent per sms, 0,85 cent di euro per MB) in caso di superamento dei limiti. Ma chi si trova all’estero, ovviamente, utilizzerà maggiormente sia il traffico dati (es. app per le Mappe o per la traduzione) che le chiamate. È quindi giusto non prevedere limiti. Ora ci auguriamo che tale proposte vengano quantomeno mantenute in sede di approvazione della normativa il prossimo 15 dicembre”.
E, magari, che si arrivi alla scadenza del 15 giugno 2017 (la data in cui andrà in vigore la norma) senza altri colpi di scena.