
Sequestri in Italia smascherano migliaia di Labubu contraffatti, mentre analisi tedesche rilevano livelli pericolosi di ftalati nei peluche-mostro. Un mercato nero che mette a rischio la salute
Negli ultimi giorni in diverse città italiane si sono moltiplicati i sequestri di Labubu contraffatti, i peluche diventati virali sui social grazie a influencer e star dello spettacolo. Prima a Lodi, poi a Genova e Palermo, la Guardia di Finanza ha smantellato un mercato parallelo che riforniva negozi e distributori con migliaia di prodotti falsi, venduti come autentici o comunque in modo da trarre in inganno il consumatore.
A Genova i Baschi Verdi hanno sequestrato oltre 13.500 Labubu falsi, ritrovati in magazzini collegati allo stesso esercizio commerciale del centro storico. I peluche presentavano difetti ricorrenti (orecchie troppo distanziate, numero errato di denti, modelli mai prodotti da Pop Mart) e un QR code che rimandava a un sito clone creato per imitare quello ufficiale della casa madre.
A Palermo l’operazione è stata ancora più ampia: oltre 10.000 Labubu sequestrati, compresi esemplari copiati da un modello venduto all’asta a Pechino per circa 130mila euro. I falsi venivano esposti in sette negozi di giocattoli, anche in un noto centro commerciale cittadino, a prezzi di poco inferiori a quelli degli originali. Il packaging, i loghi e i colori erano riprodotti con grande accuratezza, rendendo quasi impossibile per un consumatore non esperto riconoscere la contraffazione. I prodotti erano stati acquistati tramite canali non ufficiali, spesso senza fattura, e presentavano etichette e codici evidentemente falsificati.
Un mercato nero estremamente attivo, nel quale le reti criminali si muovono con rapidità approfittando dell’alta domanda e della scarsa conoscenza del prodotto da parte degli acquirenti.
I prodotti originali, spiega nella nota la Guardia di Finanza di Genova “Sono in vendita soltanto nello store ufficiale di Milano, presso il temporary store della Rinascente del capoluogo meneghino, nonché sul sito online della casa produttrice, la Pop Mart”.
Dalla contraffazione alla sicurezza: l’indagine del CVUA Stoccarda
Accanto al tema della falsificazione, emerge però un ulteriore elemento di preoccupazione, 
I risultati sono allarmanti: su cinque peluche analizzati, quattro contenevano livelli elevatissimi di ftalati, plastificanti usati per rendere morbido il PVC. I laboratori hanno individuato concentrazioni di DEHP e DBP superiori anche di 300 volte al limite massimo consentito (0,1 g/100 g). Entrambi gli ftalati sono classificati dall’UE come tossici per la riproduzione, categoria 1B, e pertanto vietati nei giocattoli e negli articoli per l’infanzia.
Le parti in plastica rigida dei peluche – piedi, mani e viso – erano quelle che presentavano la maggiore contaminazione. Inoltre, nessuno dei campioni riportava i dati del produttore o di un responsabile, altra violazione delle norme europee.
Il CVUA ha quindi dichiarato i prodotti non conformi alla commercializzazione, trasmettendo i risultati agli uffici competenti. Il laboratorio ha annunciato verifiche supplementari su altri giocattoli simili, dato il numero crescente di prodotti sospetti sul mercato.
Giocattoli o oggetti decorativi? La zona grigia che favorisce gli abusi
Un elemento critico emerso in Germania riguarda la classificazione dei peluche-mostro: molti vengono venduti come articoli decorativi e non come giocattoli, pur avendo caratteristiche che li rendono di fatto destinati ai bambini. Questa etichettatura ingannevole permette ad alcuni distributori di aggirare gli obblighi più stringenti previsti per i giocattoli, soprattutto in materia di sostanze chimiche pericolose.
Le autorità tedesche hanno chiarito che, viste forma, materiali e uso prevedibile, questi prodotti devono essere considerati giocattoli a tutti gli effetti, e quindi sottoposti ai limiti europei sugli ftalati e sulle sostanze nocive.










