Cadmio nel cioccolato, nei dentifrici e nei gioielli: dove si nasconde il rischio

CADMIO

Il cadmio, metallo pesante cancerogeno, non si trova solo nel cioccolato ma anche in cereali, dentifrici, bigiotteria e stoviglie. Dove lo hanno trovato analisi europee e test indipendenti

Negli ultimi mesi, l’attenzione dei consumatori e delle associazioni è tornata a concentrarsi su un problema mai del tutto risolto: la presenza di metalli pesanti — in particolare il cadmio — in prodotti che utilizziamo quotidianamente. Cacao, dentifrici, gioielli, utensili da cucina: lo spettro dell’esposizione si allarga giorno dopo giorno, analisi dopo analisi.

Il cioccolato sotto tiro

L’ultimo allarme sulla questione, come sanno i lettori del Salvagente, nasce da un test francese che ha rivelato tracce significative di cadmio in diversi prodotti a base di cioccolato, nonché in cereali al cacao come i Chocapic di Nestlé.

L’associazione Que Choisir, che ha commissionato l’analisi, mette in guardia: pur nel rispetto dei limiti legali, l’accumulo dovuto al consumo combinato di più prodotti nello stesso giorno può portare a superamenti del valore tossicologico di riferimento fissato dall’ANSES (0,35 µg di cadmio per kg di peso corporeo al giorno).

Un vecchio test del Salvagente su 18 tavolette di cioccolato fondente aveva già mostrato come più alto sia il contenuto di cacao, più alto tenda ad essere anche il livello di metalli pesanti — incluso il cadmio.

Se il cioccolato è spesso al centro dell’attenzione mediatica per questi rischi, è importante ricordare che non è l’unica categoria esposta: l’emergere recente di contaminazioni in altri settori rende la questione ben più ampia.

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Bigiotteria e stoviglie

Non sono solo gli alimenti ad essere coinvolti. Le indagini delle autorità europee e nazionali hanno documentato diversi casi di superamento dei limiti di cadmio nei gioielli di bigiotteria.

Stesso risultato quando si analizzano stoviglie e piatti. Nel 2022 l’Ufficio per le indagini chimiche e veterinarie di Stoccarda  ha analizzato un totale di 20 campioni di ceramica. Servizi di stoviglie, tazze per bambini e teiere. Tutti i campioni esaminati soddisfacevano i requisiti legali del 1984 ma in 5 casi su 20 si superavano i valori massimi di rilascio tollerabili specificati dal BfR come sicuri.

I valori ammessi oggi, spiegavano i ricercatori tedeschi, non corrispondono più alle ultime classificazioni tossicologiche né allo stato attuale della tecnica e già nel 2012 la Commissione UE ha iniziato con un progetto di regolamento con valori limite notevolmente inferiori.

Cosmetici e dentifrici

Un secondo fronte inquietante è quello dei cosmetici, con particolare riguardo ai dentifrici. In un recente test condotto dal Salvagente su 20 tubetti, sono state riscontrate tracce di piombo, arsenico, mercurio e cadmio.

Queste sostanze non compaiono come ingredienti intenzionali, ma derivano da contaminazioni “tecnicamente inevitabili” legate alle materie prime (argille, minerali, pigmenti naturali) o al processo produttivo.

In tutti i 20 prodotti analizzati è stata individuata almeno una traccia di metallo pesante; in 7 casi erano presenti tutti e quattro (piombo, arsenico, mercurio e cadmio). Sebbene i valori riscontrati rientrassero nei limiti consentiti, l’accumulazione nel tempo è motivo di preoccupazione.

Nel piatto

Oltre al cioccolato, numerosi altri alimenti compaiono nella lista delle fonti significative di cadmio. Cereali, pane, patate, semi oleosi, cacao, frattaglie e alcuni prodotti della pesca (crostacei, molluschi) sono spesso indicati come “contributori principali” all’esposizione alimentare.

Uno studio condotto in Francia (cui fa riferimento anche l’articolo base del 60 Millions) segnala che i controlli annuali hanno mostrato un tasso di conformità del 99,7 % delle derrate, con solo cinque campioni fuori norma nel 2024.

Nonostante ciò, i richiami esistono: confetture, frutti, cereali specifici (riso) sono stati oggetto di avvisi. E quando un alimento “popolare” come il pane o un prodotto da forno contiene tracce elevate, i rischi per i consumatori — soprattutto i soggetti più fragili — aumentano sensibilmente.

Cos’è il cadmio

È un metallo pesante che può essere presente nel cibo, e in piccola parte viene assorbito dall’organismo, dove è efficacemente trattenuto a livello dei reni e del fegato e può restarci per decine di anni.

Come elemento chimico si trova nei minerali assieme allo zinco e trova largo impiego nelle pile ricaricabili, che nell’immediato futuro saranno sostituite sempre più dal litio (soprattutto per le auto elettriche). Viene impiegato anche in ambito industriale per produrre pigmenti, rivestimenti e stabilizzanti per materie plastiche. E in leghe metalliche bassofondenti e per saldatura, ad alta resistenza all’usura, è impiegato nelle cadmiature, ovvero nel rivestimento di materiali con una pellicola metallica tramite elettrodeposizione. È utile anche come barriera per controllare le reazioni di fissione nucleare.

Alcuni composti del cadmio sono degli stabilizzanti per il PVC negli imballaggi. Altri venivano utilizzati in passato per produrre i fosfori dei televisori in bianco e nero, mentre oggi per i fosfori blu e verdi dei tv color.

Gli effetti sulla salute

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) lo ha classificato nel gruppo 1 come cancerogeno certo per l’uomo. Molte altre ricerche hanno dimostrato una possibile correlazione tra un’esposizione eccessiva e la possibilità di sviluppo di tumori al seno o ad altri organi e tessuti del corpo, come la vescica, il polmone o l’endometrio. Al cadmio inoltre sono associati disturbi cardiovascolari come l’ipertensione, e potrebbe essere una causa scatenante di diabete, impotenza e problemi alla prostata.

Anche la presenza negli alimenti, legata a fertilizzanti o a rifiuti ambientali, è un pericolo, tanto che la dose settimanale ammissibile attraverso la nutrizione non deve superare i 2,5 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. È quanto ha stabilito il gruppo di esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui contaminanti nella catena alimentare.