Cioccolato di Dubai, tra coloranti, 3-mcpd e Moah un mix di contaminanti da paura

CIOCCOLATO DI DUBAI

L’ente di controllo alimentare di Stoccarda ha pubblicato un aggiornamento che conferma e amplia le preoccupazioni sul cioccolato di Dubai, molto di moda. Tra coloranti non dichiarati e contaminanti il consiglio è di fare molta attenzione

Nel dicembre 2024, il Salvagente aveva riportato i risultati allarmanti delle analisi condotte dai Centri per la Sicurezza Alimentare (CVUA) di Stoccarda, Friburgo e Sigmaringen su otto campioni di “cioccolato di Dubai” importati da paesi terzi, evidenziando la presenza di contaminanti di processo, coloranti non dichiarati e ingredienti ingannevoli.

Recentemente, il CVUA di Stoccarda ha pubblicato un aggiornamento che conferma e amplia le preoccupazioni precedentemente sollevate. Nell’ambito di un programma speciale di campionamento, sono stati esaminati ulteriori 30 campioni di “cioccolato di Dubai” e sette creme di pistacchio, portando il totale delle analisi a 38 campioni di cioccolato e sette di crema di pistacchio entro la fine del 2024. I risultati indicano che, tra i prodotti importati, persistono numerose carenze.

Contaminanti di processo: 3-MCPD ed esteri glicidilici

Su 32 campioni analizzati, 14 hanno mostrato elevate quantità di contaminanti di processo come il 3-Monocloropropandiolo (3-MCPD) e gli esteri glicidilici degli acidi grassi. Nove di questi campioni hanno superato i limiti legali per gli esteri glicidilici e sono stati dichiarati non sicuri per il consumo. Tutti e nove provenivano dallo stesso produttore degli Emirati Arabi Uniti, suggerendo l’uso di olio di palma contaminato, noto per la formazione di tali sostanze durante la raffinazione.

Coloranti non dichiarati

Dei 31 campioni analizzati per la presenza di coloranti, 22 contenevano coloranti nelle farciture e nelle decorazioni, ma solo due riportavano tali additivi in etichetta. In particolare, 15 campioni importati e uno artigianale contenevano coloranti azoici sintetici, che possono influenzare l’attenzione nei bambini; tuttavia, l’obbligatorio avviso in etichetta era assente.

Autenticità del prodotto

L’analisi della composizione dei grassi ha rivelato che 12 campioni non potevano essere classificati come cioccolato, nonostante l’etichettatura lo indicasse. Undici di questi erano importati, sette dagli Emirati Arabi Uniti e quattro dalla Turchia, contenendo grassi vegetali non dichiarati al posto del burro di cacao.

sponsor

Contenuto effettivo di pistacchi

Molti prodotti dichiaravano percentuali elevate di pistacchio (fino al 44%), ma l’analisi ha rivelato che spesso tale valore si riferiva alla crema di pistacchio, che include anche zuccheri e grassi. In otto campioni, il contenuto effettivo di pistacchio era inferiore all’1%.

Allergeni non dichiarati: sesamo

Su 28 campioni analizzati per la presenza di allergeni, cinque (quattro turchi e uno olandese) contenevano sesamo in quantità elevate (fino al 7,9%) senza che fosse dichiarato in etichetta, rappresentando un rischio significativo per le persone allergiche al sesamo.

Residui di oli minerali (MOSH/MOAH)

Due dei 25 campioni analizzati superavano i limiti di riferimento per i residui di oli minerali, in particolare gli idrocarburi aromatici degli oli minerali (MOAH), considerati problematici per la salute poiché possono contenere composti genotossici.