
Bambini sottopeso e nascite premature. L’ennesimo studio, questo volta su 10 milioni di nascite, ha confermato la pericolosità del glifosato per chi vive in aree rurali. Ma né le autorità europee né quelle Usa sembrano volerne tenere conto
Il glifosato, un diserbante sintetico noto soprattutto come ingrediente attivo di Roundup il prodotto Monsanto-Basf utilizzato, tanto per fare un esempio, nella soia Ogm, ha causato danni significativi alla salute dei neonati nelle comunità rurali degli Stati Uniti negli ultimi vent’anni. È quello che conclude uno studio recente condotto dall’Università dell’Oregon evidenziando che l’esposizione al glifosato è correlata a una riduzione del peso alla nascita e alla durata della gestazione, con effetti particolarmente gravi sui neonati già a rischio.
L’uso del glifosato è aumentato di oltre il 750% negli Stati Uniti dal 1996, anno in cui Monsanto ha introdotto semi geneticamente modificati resistenti a questo diserbante. Questo incremento ha portato a una maggiore esposizione al glifosato nelle aree rurali, dove il suo utilizzo è più intenso.
Impatti sulla salute neonatale
Secondo lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), l’esposizione al glifosato nel 2012 ha comportato i seguenti effetti medi:
- Riduzione del peso medio alla nascita di 29,8 grammi.
- Accorciamento della gravidanza di 1,49 giorni.
- Incremento del rischio di:
- Basso peso alla nascita (+0,65%).
- Peso molto basso alla nascita (+0,20%).
- Parto pretermine (+2,14%).
Gli autori dello studio, Emmett Reynier ed Edward Rubin, sostengono che questi risultati sfidano le posizioni regolatorie prevalenti che considerano sicuri i semi geneticamente modificati e le pratiche agricole associate.
I danni? Ai figli di afroamericani e madri non sposate
Lo studio ha rilevato che gli effetti negativi del glifosato sono più marcati nei neonati appartenenti a gruppi svantaggiati. I bambini con peso alla nascita previsto più basso, spesso femmine, afroamericani o nati da madri non sposate, hanno subito impatti fino a 12 volte maggiori rispetto a quelli con peso previsto più alto.
Per il 10% dei neonati delle aree rurali, dove l’esposizione al glifosato è doppia rispetto alla media, la perdita di peso stimata varia tra i 62 e i 95 grammi. Nei casi estremi (1% delle nascite rurali), la perdita può arrivare a 243 grammi, rappresentando una riduzione del 5-9% del peso alla nascita.
Un risultato dell’agricoltura intensiva
Il glifosato, brevettato da Monsanto nel 1974, è oggi presente in centinaia di prodotti. La diffusione di colture geneticamente modificate ha consentito agli agricoltori di applicare il diserbante direttamente sui campi, eliminando le erbacce ma contaminando acqua, suolo e aria. Tanto negli Usa che in Europa e in Italia, dove le analisi dell’Ispra lo ritrovano tra i più abbondanbti residui di pesticidi nelle acque.
Le analisi condotte negli ultimi decenni hanno rilevato livelli crescenti di glifosato nel sangue e nelle urine umane, incluse quelle di donne in gravidanza, come ha fatto da questa parte dell’oceano il Salvagente con un’analisi su 14 donne in gravidanza.
Alle stesse conclusioni del nuovo studio era arrivato anche un lavoro di 7 anni fa A questa conclusione è giunto lo studio congiunto delle Università dell’Indiana e della California che negli Stati Uniti ha coinvolto 71 donne in dolce attiva e, tramite l’esame delle urine, è stato riscontrato che nel 93% delle stesse aveva livelli rilevabili di glifosato nelle urine e che questo ha influito negativamente nella gestazione.
Tuttavia, nonostante queste evidenze, le autorità regolatorie statunitensi ed europee continuano a sostenere che non esistano rischi per la salute umana legati all’uso attuale del glifosato.
Un nemico dei bambini
Questo studio si aggiunge a un crescente corpo di ricerche che collega l’esposizione al glifosato a danni ambientali e sanitari, come alterazioni nello sviluppo fetale e problemi endocrini, riproduttivi e neurologici. Studi recenti in Brasile hanno evidenziato correlazioni tra l’espansione delle colture Ogm, l’esposizione al glifosato e l’aumento della mortalità infantile e dei tumori pediatrici.
Edward Rubin, co-autore dello studio, sottolinea che l’introduzione di semi geneticamente modificati ha abbattuto le barriere naturali all’uso eccessivo del glifosato, portando a un’applicazione massiccia e ai conseguenti effetti nocivi.
Uno studio su 10 milioni di nascite
Lo studio dell’Università dell’Oregon si basa su dati di oltre 10 milioni di nascite in aree rurali degli Stati Uniti tra il 1990 e il 2013. Sebbene i ricercatori abbiano considerato l’uso di altri pesticidi e variabili socioeconomiche, riconoscono la necessità di ulteriori studi per comprendere meglio i meccanismi di esposizione al glifosato e i suoi effetti a lungo termine.
Secondo Rubin, i risultati dovrebbero spingere l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) a rivalutare le proprie linee guida sul glifosato. “Con un corpo di evidenze sempre più solido sugli effetti avversi del glifosato, potrebbe essere il momento di riconsiderare la posizione attuale”, conclude.