Dagli sconti falsi alle vendite sotto pressione: sono tante le pratiche di vendita che la Commissione europea ha contestato alla piattaforma cinese Temu, in violazione delle leggi comunitarie sulla tutela dei consumatori
Sconti falsi, vendite sotto pressione e recensioni false. Sono solo alcune delle pratiche contestate dalla Commissione europea alla piattaforma cinese Temu, in violazione delle leggi comunitarie sulla tutela dei consumatori. A seguito di un’indagine coordinata a livello europeo dalla rete di cooperazione per la protezione dei consumatori delle autorità nazionali, Bruxelles ha notificato al gigante dell’e-commerce una serie di pratiche che violano la normativa Ue a tutela dei consumatori ed ha ordinato a Temu di adeguarsi alle leggi europee.
Tra le pratiche problematiche messe in atto da Temu per fuorviare il consumatore durante l’acquisto ci sono:
- sconti falsi per dare l’impressione ingannevole che i prodotti siano scontati quando non lo sono;
- vendite sotto pressione usando tattiche come dichiarazioni false su quantità limitate o scadenze non reali;
- gamification forzata per costringere i consumatori a giocare a una “ruota della fortuna” per accedere al marketplace, nascondendo informazioni essenziali sulle condizioni di utilizzo legate ai premi;
- informazioni mancanti o fuorvianti sui diritti legali dei consumatori relativi alla restituzione dei beni e ai rimborsi. Inoltre, Temu non informa i consumatori che l’ordine deve raggiungere un valore minimo per poter essere completato;
- recensioni false: le autorità nazionali hanno individuato recensioni sospette di essere non autentiche e Temu non fornisce informazioni adeguate su come effettua la verifica;
- dettagli di contatto nascosti: i consumatori non riescono a contattare facilmente Temu per domande o reclami.
La rete CPC sta anche verificando se Temu rispetti gli obblighi informativi specifici per i marketplace online previsti dalla legge sui consumatori. Qualche giorno fa la Commissione ha avviato procedimenti formali contro Temu ai sensi del Digital Services Act (DSA) e, insieme, queste iniziative hanno l’obiettivo di garantire un ambiente online sicuro e affidabile in cui i diritti dei consumatori in Europa siano pienamente protetti. Anche perché dal 13 dicembre, il Regolamento generale sulla sicurezza dei prodotti (GPSR) richiederà la presenza di un operatore economico stabilito nell’Ue che sia responsabile della conformità ai requisiti di sicurezza dei prodotti, inclusi obblighi specifici per i marketplace online che si rivolgono ai consumatori. Secondo il GPSR, le autorità nazionali di sorveglianza del mercato possono emettere un ordine di rimozione per ritirare il prodotto dal web qualora sia identificato come pericoloso.
Prossimi passi
Temu ha un mese per rispondere ai rilievi della rete CPC e proporre impegni per risolvere le questioni legate alla normativa sui consumatori. Se Temu non risolve le criticità sollevate, le autorità nazionali potranno adottare misure di contrasto per garantire la conformità, inclusa la possibilità di infliggere sanzioni in base al fatturato annuale di Temu nei paesi membri interessati.
La risposta di Temu
Intanto un portavoce di Temu ci fa sapere che la piattaforma “riconosce le preoccupazioni sollevate dalla Commissione europea e dalle autorità nazionali per la tutela dei consumatori e ribadisce il suo impegno a collaborare strettamente con le autorità competenti per affrontare eventuali problematiche e garantire il rispetto delle normative europee”. “Pur avendo ottenuto una crescente popolarità tra i consumatori in un tempo relativamente breve, siamo ancora una piattaforma giovane — con meno di due anni di attività nell’Ue — e stiamo attivamente imparando e adattando alle esigenze locali. Collaboreremo pienamente con questa indagine, poiché riteniamo che tale scrupolosità avvantaggi i consumatori, i commercianti e la piattaforma a lungo termine”.
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Tutte le contraddizioni della fast fashion
Sul numero di novembre del Salvagente abbiamo pubblicato un servizio dedicato proprio alle ombre pesanti della fast fashion, partendo dalle notizie di prodotti, acquistati sulle piattaforme cinesi Temu e Shein, che alla prova di laboratorio si sono rivelati pieni di sostanze tossiche. Nel servizio abbiamo ricostruito la storia di queste due piattaforme e, soprattutto, il loro modello produttivo che si distingue anche dagli stessi marchi noti del fast fashion come H&M e Primark. Questi ultimi, come ci ha spiegato il responsabile di un importante laboratorio che fa analisi su prodotti tessili di tutto il mondo, hanno strutturato negli anni un consolidato sistema di controllo di filiera per cui riescono a garantire un elevato livello di sicurezza dei prodotti. A differenza di Shein e Temu che applicano la tecnica di produzione detta del “prodotto commercializzato” per cui hanno una miriade di fornitori sparsi in tutto il mondo che forniscono loro il prodotto già finito. Chiaramente in questo caso il controllo sulla filiera non è proprio contemplato e l’onere viene demandato ai paesi che importano le merci. Puoi acquistare la copia di novembre cliccando qui.