Curcuma, riso rosso, tè verde… Lo studio su 6 integratori botanici fa discutere

INTEGRATORI VITAMINA D CURCUMA, RISO ROSSO, TÈ VERDE

Ricercatori dell’Università del Michigan hanno messo in guardia dai danni epatici in consumatori abituali di 6 integratori a base di curcuma, estratto di tè verde, garcinia cambogia, cohosh nero, riso rosso fermentato e ashwagandha. Ma c’è chi contesta: “Il problema sono le contraffazioni di farmaci travestiti da integratori”

L’uso di integratori alimentari e botanici è in crescita costante, ma questa tendenza potrebbe portare con sé rischi significativi per la salute, in particolare per quanto riguarda la tossicità epatica. Uno studio recente condotto dai ricercatori Alisa Likhitsup, Vincent L. Chen e Robert J. Fontana, pubblicato su JAMA Network Open, ha analizzato l’esposizione a sei botanici potenzialmente epatotossici e le loro implicazioni sulla salute pubblica con risultati che hanno dato immediatamente origine a una grande polemica.

Curcuma, tè verde, riso rosso… i 6 integratori sotto accusa

L’indagine ha utilizzato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) raccolti tra gennaio 2017 e marzo 2020, per valutare la prevalenza e le caratteristiche cliniche degli adulti statunitensi che consumano sei specifici botanici noti per la loro potenziale epatotossicità: curcuma (curcumina), estratto di tè verde, Garcinia cambogia (un integratore alimentare in compresse usato per il controllo del senso della fame e per l’equilibrio del peso corporeo), cohosh nero (integratore per combattere i sintomi della menopausa), riso rosso fermentato e ashwagandha (integratore per combattere la perdita di memoria e come antidiabetico).

Regole più stringenti

Tra i 9.685 adulti inclusi nello studio, il 57,6% ha riferito di aver utilizzato almeno un integratore alimentare negli ultimi 30 giorni. Di questi, il 4,7% ha utilizzato almeno uno dei sei botanici potenzialmente epatotossici. La curcuma è risultata la più comune, con 236 utenti, seguita dall’estratto di tè verde (92 utenti), ashwagandha (28 utenti), Garcinia cambogia (20 utenti), riso rosso fermentato (20 utenti) e cohosh nero (19 utenti).
La maggior parte degli utenti ha dichiarato di utilizzare questi prodotti per migliorare o mantenere la salute, prevenire problemi di salute o rafforzare il sistema immunitario. Ad esempio, il 26,8% dei consumatori di curcuma l’ha utilizzata per la salute delle articolazioni o per l’artrite, mentre il 27,2% di chi assumeva costantemente tè verde mirava a migliorare i livelli di energia.

L’analisi ha rivelato che circa 15,6 milioni di adulti negli Stati Uniti hanno utilizzato almeno uno di questi botanici potenzialmente epatotossici negli ultimi 30 giorni, un numero paragonabile a quello delle persone che assumono farmaci prescritti noti per la loro tossicità epatica, come i farmaci anti-infiammatori non steroidei e la simvastatina. Questi dati a giudizio dei ricercatori sottolineano la necessità di una maggiore consapevolezza da parte dei medici riguardo ai potenziali effetti avversi e di un controllo più rigoroso e di una regolamentazione adeguata degli integratori botanici.

Le polemiche: farmaci mascherati da integratori

Immediate le polemiche, che hanno coinvolto associazioni botaniche e altri scienziati. Stefan Gafner, PhD, chief science officer dell’American Botanical Council ha commentato a NutraIngredients Europe, giornale specializzato del settore: “Purtroppo, quando vengono pubblicati i report sui casi, gli ingredienti botanici nei prodotti presumibilmente dannosi raramente vengono autenticati con tecniche analitiche appropriate, e diversi casi di danno epatico presumibilmente dovuti a un estratto botanico sono stati successivamente attribuiti alla presenza di farmaci convenzionali o ad altri tipi di adulterazione”, sottolineando che l’identificazione corretta degli ingredienti è un aspetto cruciale di una valutazione di causalità.

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Sempre Gafner ha contestato che gli effetti registrati si debbano davvero sempre all’uso di questi integratori, spiegando che il documento DLIN – che ha riportato 140 (51%) dei prodotti analizzati come etichettati erroneamente e 91 di questi come contenenti un composto epatotossico noto, cioè, aflatossine, steroidi anabolizzanti, antrachinoni, alcaloidi pirrolizidinici e farmaci – suggerisce che ci sono problemi di qualità esistenti con alcuni prodotti. Il DLIN, citato nello studio, è un consorzio di ricerca che raccoglie e analizza casi di gravi lesioni epatiche causate da farmaci prescritti, farmaci da banco e medicine alternative, tra cui integratori alimentari a base di erbe.

“Un certo numero di questi adulteranti includeva steroidi o farmaci da prescrizione; quindi questi prodotti non sono integratori alimentari ma farmaci mascherati da integratori alimentari,” ha detto Gafner.