Biglietti aerei: perché in Italia costano di più che in Europa

BIGLIETTI AEREI

Da una simulazione effettuata dal Corriere sui prezzi dei voli in partenza tra giugno e settembre emerge un calo del 3% su quelli europei e un +21% sui voli italiani. Calì (Confconsumatori) ci spiega perché 

Per chi deve acquistare un biglietto aereo c’è una notizia buona e una cattiva. La notizia buona è che per la prima volta, dopo un anno di rincari a doppia cifra, i prezzi medi dei voli sulle tratte europee sono scesi. Ma la notizia cattiva è che il nostro paese fa eccezione perché i costi dei voli nazionali proseguono la corsa al rialzo. È quanto risulta da una simulazione effettuata dal Corriere sulle cifre pubblicate dalle compagnie aeree sui propri siti per i voli in partenza tra giugno e settembre 2024.

Dopo gli aumenti spropositati che si sono registrati dopo il periodo del Covid, per un mix tra domanda in ripresa e offerta carente, inflazione e aumento del costo delle materie prime, che ha portato al record dell’anno scorso con rincari del 20-30% rispetto al 2019, si avvia un periodo di stabilizzazione dei prezzi. Per fortuna siamo a ridosso dell’estate e molte compagnie aeree, dalle low cost ai vettori “tradizionali”, stanno facendo a gara a chi fa più promozioni per riempire gli aerei. Tanto che il Corriere ha registrato un calo medio del 3% delle tariffe sui voli interni all’Europa nei quattro mesi estivi rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Certo è ancora presto per cantare vittoria, ma non è escluso che a ridosso delle date i prezzi possano diminuire ulteriormente.

Quello di cui sicuramente non possiamo gioire è, invece, la situazione dei prezzi dei voli italiani. Il Corriere ha rilevato un aumento del 7% sulla tariffa media pubblicata dai vettori per i voli tra Italia ed Europa e, se guardiamo solo ai voli nazionali, il balzo in avanti è del 21%, con un picco del 34% a giugno e un rincaro del 17-19% nei mesi successivi. Si precisa che non tutte le migliaia di rotte nazionali registrano un aumento, ma la media mostra un netto segno più. Analizzando l’andamento mensile delle tariffe, si nota che da gennaio a settembre di quest’anno soltanto aprile, sui voli interni all’Italia, ha registrato un leggero segno meno (-0,6%) rispetto all’anno scorso, molto probabilmente perché quest’anno Pasqua è caduta a marzo. A gennaio il rincaro è stato del 32%, mentre tra febbraio e marzo l’aumento è stato attorno al 25%.

Abbiamo chiesto un parere su questi dati al vicepresidente di Confconsumatori, Carmelo Calì, che è anche responsabile del settore trasporti dell’Associazione dei consumatori.
“Io ritengo, purtroppo, che questa simulazione sia comunque a ribasso rispetto alla situazione reale perché reputo che queste percentuali siano destinate a crescere ulteriormente. Spesso, infatti, l’esame dei prezzi effettuato in un periodo medio-lungo non dà contezza dei prezzi reali che le compagnie praticano nell’approssimarsi delle date del volo. Purtroppo non sempre il passeggero riesce ad organizzarsi in anticipo e ci sono anche i casi in cui si hanno impegni improvvisi, di lavoro o di salute, per cui bisogna acquistare un biglietto con immediatezza e lì scatta la mannaia del prezzo. Inoltre, l’aumento rilevato dal Corriere, è sull’anno scorso che è stato l’anno peggiore per i prezzi dei voli. La pandemia ha determinato il fatto che molte compagnie aeree, dopo aver licenziato gran parte del personale, non sono riuscite a far fronte in tempo ad una nuova organizzazione per coprire una domanda in crescita, a cui non eravamo più abituati. Ma questo non può essere una giustificazione perché le stesse compagnie hanno beneficiato di una serie di provvedimenti che hanno conferito loro garanzie e indennizzi e avrebbero dovuto programmarsi per tempo”.

Questa situazione, però, riguarda anche gli altri paesi europei, perché l’Italia ha i prezzi più alti?
“Il dato sull’elevato costo dei voli nazionali è molto grave anche perché spesso questi voli sono acquistati soprattutto per motivi di lavoro, studio, salute, oltre che di vacanza. Inoltre, c’è un altro elemento di cui dobbiamo tener conto perché pesa come un macigno ed è la scarsa concorrenza del mercato. Nonostante si dica il contrario, spesso nel nostro paese le compagnie si trovano ad operare negli aeroporti praticamente da sole. Fermo restando che anche quando c’è concorrenza i prezzi restano alti, perché la corsa è al rialzo e non al ribasso. Il fatto che siamo tra i paesi più cari d’Europa ci fa riflettere perché vuol dire che da noi le compagnie ritengono di avere quella libertà di movimento che altrove non hanno, convinte di farla franca, mentre nel resto d’Europa temono di essere punite. Inoltre negli altri paesi il trasporto aereo è organizzato diversamente che da noi, nonostante sempre più persone prendano l’aereo. Le infrastrutture si stanno ammodernando, ma è il sistema che va organizzato meglio”.

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“Un’altra questione da non dimenticare – aggiunge Calì – è quella dei servizi aggiuntivi: anche se è imposto alle compagnie di presentare al consumatore il prezzo finale, queste continuano ad offrire diverse opportunità di aumento durante il processo di acquisto. In questo percorso bisogna fare attenzione tra i servizi che è giusto pagare a parte, come la scelta del posto a sedere o la priorità di imbarco, e quelli che invece dovrebbero essere già inclusi, come il bagaglio a mano. Io non ho mai visto un passeggero che parte senza nessun bagaglio, quindi perché considerarlo un servizio a parte? Si tratta di un trucchetto per nascondere un aumento. Infine, anche quando i servizi sono opzionali, a libera scelta del consumatore, i prezzi sono troppo elevati e non corrispondono alla reale valenza del servizio stesso”.

“Voglio fare un’ultima considerazione sugli algoritmi avvoltoi: nonostante le compagnie neghino l’esistenza degli algoritmi, questi sono ancora in agguato e riconoscono il consumatore che ha fatto una ricerca su un volo X qualche minuto prima per proporglielo con un costo maggiore. Per questo consigliamo di non uscire dal sito della compagnia durante la ricerca o di navigare sul motore di ricerca in modalità sconosciuto”.

In conclusione Calì getta un altro sasso nello stagno ed è quello di prossimi aumenti di prezzi legati all’utilizzo di carburanti sostenibili. “Dobbiamo riflettere su questo tema perché il rischio è che molto presto ci possiamo trovare di fronte alla teorizzazione di un aumento che deriva da una scelta ecologica. Ma la scelta ecologica è di tutti e non possiamo pensare di scaricarla esclusivamente sul consumatore”.