Vittoria di ClientEarth e Lipu: il Consiglio di Stato ordina alla Regione Lazio di arrestare la distruzione dell’habitat del Lago di Vico, in provincia di Viterbo, dove la coltivazione intensiva di noccioleti ha un pesante impatto sull’ambiente
Vittoria di ClientEarth e Lipu: il Consiglio di Stato ordina alla Regione Lazio di arrestare la distruzione dell’habitat del Lago di Vico, in provincia di Viterbo, dove la coltivazione intensiva di noccioleti ha un pesante impatto sull’ambiente. Qui coltivano anche produttori che conferiscono a Ferrero.
L’obbligo di agire immediatamente
“Una sentenza rivoluzionaria per l’Italia, ma che potrebbe avere importanti riflessi per future cause legali sulla biodiversità in Europa” dichiarano ClientEarth e Lipu dopo che il Consiglio di Stato si è pronunciato sull’appello delle due Ong per la salvaguardia del Lago di Vico: il Consiglio di Stato ha infatti ordinato alla Regione Lazio di agire immediatamente per “contrastare” la distruzione di un habitat protetto concedendole sei mesi di tempo per adottare le misure necessarie a contrastare la distruzione degli habitat protetti del lago.
Le coltivazioni intensive di nocciole
“Si tratta del terzo atto di una serie di ricorsi presentati dalle Ong: con quest’ultimo il Consiglio di Stato, con sentenza definitiva e non più appellabile, ha giudicato la Regione Lazio in palese violazione del suo obbligo giuridico di salvaguardare il lago di Vico – sito naturale protetto e fonte di acqua potabile – dal pericoloso inquinamento causato dalla coltivazione intensiva di nocciole che viene effettuata nella zona” scrivono le associazioni in una nota. La Corte aveva già condannato le autorità dopo che i residenti dell’area erano stati privati dell’acqua potabile a causa del medesimo inquinamento.
I fertilizzanti
Secondo i ricorrenti, infatti, l’accumularsi nel lago di fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni intensive di nocciole ha favorito la proliferazione di alghe rosse, e creato un ambiente nocivo sia per la natura sia per gli abitanti, avendo reso l’acqua – normalmente bevuta nelle vicine Ronciglione e Caprarola – non potabile. Il Tribunale ha riconosciuto che le autorità erano a conoscenza di questo problema da lungo tempo, ma non hanno agito. Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth, ha dichiarato: “Questa sentenza chiarisce una volta per tutte: protetto significa protetto. Le autorità non possono stare a guardare e permettere che l’agricoltura intensiva degradi in modo irreversibile questo importante territorio. Il tribunale si è spinto più in là di quanto fatto in precedenza, non solo chiedendo alle autorità di porre fine ai comportamenti dannosi, ma anche di invertirne la rotta. Si tratta di una svolta per il diritto della biodiversità in Italia”. “Il mancato rispetto della Direttiva Habitat, ha dichiarato Giorgia Gaibani, responsabile Difesa del territorio e Natura 2000 della Lipu, sta provocando la distruzione dei fragili habitat del lago, compresi i terreni necessari alla coltivazione delle preziose nocciole italiane. Questo modo insostenibile di fare agricoltura comprometterà la capacità della natura di provvedere negli anni a venire, come sempre ha fatto, alle comunità del luogo”.
La crisi idrica
In aggiunta a questa recente sentenza del Consiglio di Stato, ClientEarth e Lipu hanno già contestato in giudizio, con successo, la mancata adozione da parte delle autorità – e, in particolare, della Regione Lazio – di misure efficaci per risolvere la crisi della potabilità delle acque e per ridurre i livelli di nitrati nocivi, come richiesto dalla normativa tanto europea quanto nazionale. Alla Regione Lazio è stato ordinato di creare una Zona Vulnerabile ai Nitrati e di adottare misure per il risanamento dell’acqua.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
La sentenza dello scorso novembre
Lo scorso novembre, una sentenza definitiva del Consiglio di Stato, aveva confermato l’inerzia delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola sullo stato in cui versano le acque di quel territorio e del Lago di Vico in evidente stato di eutrofizzazione e aveva obbligato la Regione Lazio ad esercitare i poteri sostitutivi, per garantire la tutela delle acque destinate al consumo umano. Alla situazione ambientale del lago il Salvagente aveva dedicato un ampio servizio.
Sulla morte del Lago di Vico l’inerzia colpevole delle istituzioni