Povertà sanitaria: mentre cala la spesa pubblica, le famiglie spendono il 17% in più per curarsi

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La situazione della sanità pubblica in Italia peggiora giorno dopo giorno. A dirlo sono anche i numeri del rapporto presentato da Adoc ed Eures in occasione del lancio della campagna ‘No alla povertà sanitaria. In media ogni famiglia spende 113 euro al mese

La situazione della sanità pubblica in Italia peggiora giorno dopo giorno. A dirlo sono anche i numeri del rapporto presentato da Adoc ed Eures in occasione del lancio della campagna ‘No alla povertà sanitaria. La salute non è un privilegio ma un bisogno primario’. Secondo il rapporto, il quadro generale – come del resto è ormai evidente agli occhi di molti – è preoccupante: posti letto persi; medici e infermieri insufficienti, sempre più precari e in là con gli anni; liste di attesa che si allungano; numero di italiani che rinuncia alle cure in crescita.

Numeri preoccupanti

La spesa diretta delle famiglie, tra il 2012 e il 2022, è passata da 31,5 a 36,8 miliardi di euro (+16,9%), pari ad una spesa media mensile di 113,5 euro. In crescita, anche la spesa per assistenza intramoenia, che nel 2022 si attesta a 1,18 miliardi di euro con un incremento dell’8,5% rispetto al 2021 e del 5,3% sul 2016.

Dal rapporto, che rielabora dati istituzionali, emerge un quadro preoccupante. Nonostante la crescita in termini assoluti, la spesa sanitaria pubblica “in termini reali” è “in flessione del 3,7% tra il 2021 e il 2022 e dello 0,8% rispetto al valore del 2020″. Se si guarda alla spesa pro-capite, in confronto agli altri Paesi europei, l’Italia, con 2.180 euro spesi per cittadino, è indietro nei confronti della gran parte dei Paesi europei: la Germania spende 4.641 euro, la Norvegia 4.445 euro, la Francia 3.766.

Personale in calo

Andrà tutto bene: medici sempre più anziani e infermieri sempre più precari. Mancano 100 mila assunzioni per adeguarsi alla media Ue – Per quanto riguarda il personale, i 625,3 mila dipendenti del sistema sanitario nazionale pubblico censiti dal Ministero della salute nel 2022, risultano in calo rispetto al 2012 (-0,7% e -4,5 mila unità), ma in recupero nell’ultimo anno (+1,3%), Su scala decennale la flessione più alta si riscontra in Molise (-18,4%), Calabria (-12,8%), Basilicata (-0,0%), Sicilia (-7,4%) e Sardegna (-6,4%), mentre si rileva una crescita in diverse regioni del Centro-Nord. Analizzando i dati con maggiore dettaglio, il personale medico del Ssn ammonta nel 2022 a 101.827 unità, un risultato in flessione dello 0,6% rispetto al 2021 e del 2,7% rispetto al 2012 (-7,5% al Sud), raggiungendo il -4,4% su scala ventennale.

Medici sempre più anziani

Si segnala inoltre come in Italia, nel 2022, il 54,1% dei medici abbia 55 o più anni (fonte Eurostat, riferita anche al settore privato), a fronte del 44,5% in Francia, del 44,1% in Germania e di appena il 32,7% in Spagna. La prospettiva dinamica, inoltre, evidenzia come tra il 2013 e il 2022 i medici di 55+ anni siano aumentati del 17,6%.

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“Solo chi ha soldi si cura”

“Non possiamo più ignorare il fatto che sempre più persone, soprattutto le più vulnerabili, stanno rinunciando alle cure a causa della diminuzione della spesa sanitaria e dell’inasprimento delle proprie condizioni economiche”, ha affermato la presidente Adoc nazionale Anna Rea, come riportato dall’Ansa. “Tutti i cittadini hanno un eguale diritto alla salute, ma nel nostro Paese non è più così: solo chi ha soldi si cura”.