Uno studio ha voluto misurare i Pfas, sostanze dannose per la salute, nei contenitori alimentari in carta, cartone, metallo e plastica. Ne ha trovati 68 diversi, 61 dei quali “inaspettati”, ossia non dichiarati (né controllati) per l’uso in quegli imballaggi. La soluzione? Vietarli integralmente spiegano i ricercatori
68 Pfas e di questi 61 che non ci si aspettava di trovare o non erano autorizzati per quell’uso. È il risultato, allarmante, presentato in un articolo scientifico sottoposto a revisione paritaria pubblicato il 19 marzo scorso su Environmental Science & Technology (ES&T). Drake Phelps e gli autori del Food Packaging Forum riassumono le evidenze provenienti da 47 studi scientifici che hanno analizzato le PFAS in diversi imballaggi alimentari e in altri materiali a contatto con gli alimenti.
I danni dei “forever chemicals”
Sulla pericolosità di queste sostanze ci sono molte evidenze che ne testimoniano gli effetti sull’organismo umano. Dalla precendente classificazione “possibilmente cancerogeno per l’uomo”, alcune di queste molecole – come il Pfoa – sono state classificate come “cancerogene per l’uomo” (Gruppo 1) sulla base di prove “sufficienti” di cancro negli animali da esperimento e di prove meccanicistiche “forti” negli esseri umani esposti.
Un recente studio dell’Università di Padova ha anche rivelato legami tra la presenza di Pfas nell’organismo e livelli alti di colesterolo e rischio d’infarto.
Carta, cartone ma anche plastica e metallo
Sulla base dei dati provenienti dal database FCCmigex, sono stati identificati 68 Pfas in migranti e/o estratti di articoli a contatto con gli alimenti. Nel complesso, la carta e il cartone sono stati i materiali più comunemente studiati in questa mappa delle evidenze, con il 72,5% delle voci del database relative alle PFAS che si riferiscono a questi materiali. Tuttavia, le PFAS sono state identificate anche negli imballaggi alimentari in plastica e in metalli rivestiti.
Ospiti nascosti
La presenza di 61 di questi PFAS nei materiali a contatto con gli alimenti è inaspettata poiché non sono inclusi in alcun inventario normativo o industriale delle sostanze chimiche utilizzate durante la fabbricazione. Secondo il database delle sostanze a contatto (FCCdb), i restanti sette Pfas appaiono su elenchi normativi o industriali specifici per i materiali, cioè sono stati o sono aggiunti intenzionalmente durante la fabbricazione dei materiali a contatto con gli alimenti (acido perfluorottanoico (PFOA, CAS 335-67-1), GenX (CAS 13252-13-6), acido perfluorobutanesulfonico (PFBS, CAS 375-73-5), ADONA (CAS 958445-44-8), bisfenolo AF (CAS 1478-61-1), bis(N-etil-2-perfluorottilsulfonaminoetile) fosfato (CAS 30381-98-7), e N-metilperfluorobutano sulfonamidoetanolo (CAS 34454-97-2)).
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Alcune di queste sostanze sono state trovate in tipi di materiali per i quali il loro uso non è stato indicato (ad esempio, il bisfenolo AF è elencato per l’uso nella gomma, ma è stato trovato in plastica e metalli rivestiti).
Solo 39 Pfas di quelli trovati è stati testati per i loro potenziali rischi nelle fonti esaminate, e questi dati sono spesso incompleti, sottolineando la mancanza di comprensione.
L’unica strada? Vietare i Pfas
I risultati dello studio rivelano quanto sia difficile valutare e gestire i rischi dei singoli Pfas. In combinazione con le proprietà di pericolo conosciute e l’alta persistenza di quelli che vengono da anni definiti forever chemicals ossia inquinanti per sempre, per la loro capacità di rimanere nell’ambiente, questi risultati sottolineano l’urgenza di adottare un approccio di restrizione di gruppo si Pfas, implicando che tutti siano vietati dall’uso negli imballaggi alimentari. Tali misure sono cruciali per salvaguardare la salute umana e proteggere l’ambiente dagli effetti dannosi di queste sostanze chimiche persistenti, spiegnao gli autori.
Chiamate simili all’azione sono già state recepite dai regolatori in Danimarca e da diversi Stati Usa. Il 28 febbraio 2024, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha annunciato che i produttori volontariamente elimineranno gradualmente l’uso dei Pfas come agenti antigrasso negli imballaggi alimentari in carta e cartone. Nell’Ue, un recente accordo provvisorio sul nuovo Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti di Imballaggio (PPWR) includeva un divieto di PFAS negli imballaggi alimentari.