Molti giornali europei oggi parlano di vittoria degli agricoltori, per l’annuncio del ritiro della proposta di dimezzare i pesticidi in Europa. Giorgia Meloni parla addirittura di vittoria italiana, ma la verità è che vince Big Pesticide e i grandi della carne e dell’intensivo
Hanno vinto gli agricoltori, titolano oggi gran parte dei giornali italiani (e non solo). “Ha vinto l’Italia”, dichiara il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e gli fa eco il ministro delle Infrastrutture Salvini con un “hanno perso le multinazionali“. Vincono perfino i consumatori, si potrebbe osservare dopo che sul predellino dei trattori è salito perfino il presidente del Codacons Carlo Rienzi.
Ricapitoliamo le ragioni di tanta esultanza. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Layen ha annunciato la proposta di ritirare il Sur, l’ultimo pezzo della strategia Farm to fork, ossia il taglio del 50% di pesticidi utilizzati in Unione europea. Una non notizia per chi segue il Salvagente, giornale che ha raccontato come l’obiettivo si fosse già arenato nel Parlamento comunitario per l’opposizione delle destre europee.
Né inaspettata può essere considerata la decisione comunitaria di escludere l’agricoltura e gli allevamenti dalla limitazione delle emissioni, anche qui l’esecutivo di Bruxelles aveva già deciso che gli allevamenti intensivi devono godere della più completa libertà di inquinare in nome della loro “funzione sociale”.
Dopo l’autorizzazione al glifosato e in previsione al via libera ai nuovi Ogm, insomma, il cerchio sembra chiuso e non è neppure servito attenedere le elezioni europee per assistere al ritorno dell’ancien régime voluto dalla destra.
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Ma vincono davvero i piccoli agricoltori che mezza Europa sente così vicini? Non sembrerebbe, almeno a giudicare dal fatto che i trattori rimangono per le strade.
Chi è sceso per strada protestava contro la concorrenza sleale di paesi di altri emisferi che utilizzano pesticidi vietati in Europa, lavoro pagato infinitamente meno e controlli pressoché assenti per vendere a basso costo qui da noi. E contro l’iniquità degli aiuti della nuova Pac, guarda caso voluta dalle associazioni di categoria europee – in prima fila quelle italiane come Coldiretti – che premia con l’80% delle risorse grandi e grandissime aziende lasciando qualche briciola ai piccoli.
E, guarda caso, una parte di quella concorrenza sleale che spinge alla fame chi coltiva la terra comunitaria nasce dall’uso di pesticidi che proprio in Europa vengono prodotti e che, visto che sono vietati nei suoi confini, vengono venduti ai paesi “concorrenti” anche e soprattutto dall’Italia. Lo ha dimostrato proprio questo giornale con il test su avocado, mango e ananas che è in edicola che segnala anche come queste molecole pericolose, in un effetto boomerang ampiamente prevedibile, tornino sui nostri piatti.
La questione del giusto prezzo di frutta e verdura, dunque, rimane come un macigno per le strade di mezza Europa, così come quella ambientale: entrambe sacrificate, ancora una volta, da una politica che nasconde dietro “all’ascolto dei nostri agricoltori” (parole di von der Layen di ieri) la estrema sensibilità agli interessi di lobby forti, qui sì le multinazionali dell’agrofarma, e i big della carne e dell’agricoltura intensiva.