Un controllo delle autorità tedesche su 15 integratori di fermenti lattici in capsule e polvere trova non solo che in un prodotto su quattro i microrganismi vivi sono molto meno di quanto dichiarato, ma che spesso si tratta di ceppi non autorizzati in Ue e dunque non sempre sicuri.
Aiuta la salute intestinale, l’attività intestinale, la flora o il sistema immunitario. Sono questi i claim più diffusi nei probiotici, ossia negli integratori alimentari o negli alimenti nei quali vengono aggiunti miliardi di batteri produttori di acido lattico, per lo più allo stato liofilizzato, che si dice abbiano ulteriori effetti benefici per la salute.
Ma non solo gran parte – se non tutte – queste affermazioni pubblicitarie sono state scientificamente provate ma più di un prodotto su quattro non contiene la quantità di batteri pubblicizzata. Almeno secondo l’indagine del Laboratorio chimico e veterinario pubblico (CVUA) di Karlsruhe in Germania.
Già nel 2021 i funzionari tedeschi avevano esaminato alcuni di questi prodotti per quanto riguarda il contenuto batterico dichiarato. La quantità di batteri pubblicizzata era stata rilevata solo nella metà dei prodotti. Per questo motivo sono tornati lo scorso anno a controllare i probiotici. E anche in questo caso, il 27% dei campioni conteneva meno batteri lattici di quanto indicato sull’etichetta. Inoltre, in laboratorio sono stati evidenziati alcuni ceppi batterici che non hanno una storia di utilizzo come alimenti e sono stati pertanto valutati come nuovi alimenti non approvati.
Integratori probiotici: cosa sono
Ma cosa sono esattamente i probiotici? È necessario assumerlo per mantenersi in salute?
I probiotici sono preparati che contengono microrganismi vitali, ad es. contengono batteri lattici, lieviti o occasionalmente bacilli che dovrebbero avere un effetto positivo sulla flora intestinale.
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Per svolgere la loro funzione benefica, però, i batteri lattici debbono essere in numero sufficiente a sopravvivere al passaggio dello stomaco per raggiungere le parti più profonde dell’intestino. E perché questo accada, oltre al ceppo batterico, conta il numero aggiunto e la distanza dalla data di scadenza dell’alimento, visto che il contenuto di questi mcrorganismi diminuisce man mano che si avvicina la data di scadenza. Come i nostri lettori ricorderanno, tanto per fare un esempio, nel caso degli yogurt uno studio del Salvagente condotto dal Gruppo Maurizi aveva trovato in prodotti non ancora scaduti (ma vicini al termine minimo di conservazione) con una quantità talmente bassa di probiotici da essere considerata di utilità nulla.
I processi tecnologici che possono influenzare il tasso di sopravvivenza nello stomaco di questi microrganismi sono diversi, tra questi gioca un ruolo la stimolazione dei meccanismi di protezione cellulare, dei mezzi e delle condizioni di fermentazione e della stabilizzazione (ad esempio liofilizzazione, microincapsulazione).
Resta il fatto che quando i produttori dichiarano i miliardi di fermenti lattici del loro prodotto dovrebbo garantire la veridicità delle loro affermazioni.
Lo studio tedesco sugli integratori
E per capire quante di queste sono davvero rigorose, il CVUA nel 2022 ha selezionato 15 integratori alimentari, la maggior parte dei quali commercializzati sotto forma di capsule e alcuni sotto forma di polvere sfusa. Secondo l’etichettatura di solito erano contenute diverse specie batteriche, in media circa 10 diverse. Spesso venivano aggiunte anche fibre come l’inulina e i fruttooligosaccaridi, che si presume servano come fonte di energia per i batteri intestinali. Spesso venivano addizionate anche vitamine (soprattutto vitamine del gruppo B) e/o minerali. Affinché i batteri dell’acido lattico sopravvivessero al passaggio dello stomaco, talvolta venivano utilizzate capsule o specie con rivestimento enterico oppure batteri microincapsulati, una tecnica in cui le sostanze vengono racchiuse e sigillate per essere protette.
Quattro dei 15 campioni (27%) avevano una conta di batteri inferiore a 100.000 e in uno di essi non era cresciuta alcuna colonia, il che corrisponde a un numero inferiore a 2.000 unità, molto meno di quanto dichiarato.
Solo in sei prodotti (40%) il contenuto dichiarato corrispondeva molto fedelmente al contenuto dimostrato in termini di entità.
Spiegano gli ispettori tedeschi: “Abbiamo deciso di considerare soddisfacenti i risultati ottenuti da oltre 10 milioni fermenti lattici. In caso di scostamenti maggiori, l’etichettatura è stata giudicata fuorviante oppure è stata raccomandata una revisione dei controlli effettuati dal produttore”.
Quali ragioni potrebbero esserci per risultati così diversi da quanto dichiarato, si sono chiesti i ricercatori? “Non è possibile accertare – ammettono – se durante la preparazione siano state utilizzate quantità inferiori a meno che non si faccia un’ispezione in loco”.
Di certo, concludono, non sempre la distanza dalla scadenza poteva giustificare la conta dei batteri vivi anche se – è bene ribadirlo – dal punto di vista legale i contenuti dichiarati devono essere valori medi effettivamente presenti nel prodotto fino alla scadenza.
Nuovi ingredienti?
I 15 prodotti contenevano tra gli ingredienti da uno a 32 batteri diversi. Nella maggior parte dei casi è stata indicata solo la specie (ad esempio Lactobacillus rhamnosus), ma in alcuni casi è stato fornito anche il nome scientificamente completo del ceppo utilizzato.
Tuttavia, non tutte le specie batteriche dichiarate hanno una storia di utilizzo come alimenti sicuri nell’Ue, motivo per cui sono stati considerati come nuovi ingredienti alimentari non autorizzati e non commerciabili. I nuovi ingredienti alimentari devono essere sottoposti a una valutazione della sicurezza prima di essere immessi sul mercato. Se questa manca, la sicurezza sanitaria dei batteri non è chiara. Ciò ha interessato un totale di 8 specie batteriche utilizzate, contenute in 4 campioni.
Benefici per la salute?
Solo un campione non è stato criticato né analiticamente né a causa della sua etichettatura. Quasi tutti gli altri prodotti (80%) si sono fatti notare per le loro inaccettabili indicazioni sulla salute, in particolare per quanto riguarda l’intestino, la digestione o il sistema immunitario. Tali informazioni non sono ancora state approvate per i batteri lattici. Tutte le informazioni richieste sono state respinte dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) in quanto non sufficientemente provate scientificamente ed è quindi vietato utilizzarle in pubblicità.
Non solo, per i responsabili dei controlli “In alcuni casi (20%) si è creata l’impressione inaccettabile che i prodotti potessero essere utilizzati per curare malattie (ad es. allergie, problemi intestinali cronici, infezioni fungine). Poiché sono destinati a persone sane e potrebbero non avere alcun effetto farmacologico, tali indicazioni sono escluse a priori”.