Il salvagente Nabaiji pericoloso per i bambini e le “prove sul campo” di Decathlon

nabaiji

Decathlon ha comunicato il richiamo del salvagente gonfiabile baby con seduta Nabaiji. Rischia di capovolgersi e intrappolare con la testa sott’acqua i bambini. È il terzo “incidente” di percorso per questi articoli dal 2019, scoperto solo grazie alle segnalazioni dei consumatori. E le prove di sicurezza prima della commercializzazione?

Dal 3 luglio, Decathlon ha ritirato il salvagente gonfiabile baby con seduta del suo marchio Nabaiji. Il motivo è estremamente serio: “Abbiamo individuato un rischio di capovolgimento. Se il salvagente si capovolge può causare l’annegamento del bebè, che si troverebbe con la testa sott’acqua senza potersi girare da solo. Anche se il salvagente deve essere usato sotto la sorveglianza dei genitori, non intendiamo correre alcun rischio per la sicurezza dei bambini e, a titolo cautelativo, richiamiamo il prodotto”, scrive l’azienda.

Un richiamo volontario che potrebbe anche apparire come un atto di estrema precauzione della catena sportiva, dunque lodevole. Se non fosse per qualche particolare.

Il primo lo nota il mensile francese dei consumatori 60 millions de consommateurs: questa è la terza volta che i salvagente Nabaiji a forma di sedile o ad arco vengono richiamati per motivi di sicurezza. Nel 2019 e nel 2021 il pericolo era dovuto a un possibile distacco della ciambella dal telo su cui poggia il bambino, che rischiava così di finire direttamente in acqua. Non molto meglio…”.

richiamo salvagente decathlonIncuriositi dalla poco frequente ricorrenza di questi incidenti di progettazione i nostri colleghi transalpini hanno scoperto che si tratta di un “richiamo volontario come parte di un’estensione dell’uso osservata e segnalata dai clienti”. In un linguaggio più semplice, Decathlon ammette che sono stati i consumatori che hanno acquistato questi salvagente a notare e segnalare il problema…

Non sembrerebbe casuale, del resto, che il richiamo sia stato emesso solo a stagione estiva inoltrata, quando evidentemente molti genitori avevano sperimentato (si spera senza conseguenze per il loro figlio) il problema e lo avevano segnalato all’azienda.

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Resta il dubbio che un oggetto di questo genere, commercializzato in un continente dove vigono legislazioni molto restrittive per quanto riguarda le prove necessarie a garantire la sicurezza dei più piccoli, abbia bisogno di una “prova sul campo” per scoprire che la sua progettazione è tale da costituire un rischio molto serio per i suoi utilizzatori.

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