La Commissione Ue è in procinto di presentare una proposta di deregolamentazione dei nuovi Ogm, con effetti sulla trasparenza per i consumatori, sui diritti degli agricoltori, e sulla biodiversità. Intanto, Monsanto, Basf, Syngenta e Corteva si sono mosse in anticipo con 140 richieste di brevetto, come spiega un nuovo rapporto di Crocevia
La Commissione Ue è in procinto di presentare una proposta di deregolamentazione dei nuovi Ogm, con effetti sulla trasparenza per i consumatori, sui diritti degli agricoltori, e sulla biodiversità. Intanto, Monsanto, Basf, Syngenta e Corteva si sono mosse in anticipo con 139 richieste di brevetto. A spiegarlo è il nuovo report del Centro Internazionale Crocevia, Ong che da più di trent’anni supporta i movimenti contadini in tutto il mondo. Il dossier è intitolato “Vita Privata – Come i brevetti sui nuovi OGM minacciano la biodiversità e i diritti degli agricoltori”, e svela il numero e i beneficiari dei brevetti industriali depositati in Ue sulle New Genomic Techniques (Ngt). Tra questi, appunto, le quattro più grandi imprese agrochimiche e sementiere del mondo hanno richiesto i brevetti su applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico sulle piante, per acquisire la proprietà esclusiva di varietà vegetali geneticamente modificate per vent’anni e rivenderle agli agricoltori.
Leggi il rapporto “Vita Privata – Come i brevetti sui nuovi OGM minacciano la biodiversità e i diritti degli agricoltori”
Le Ngt
Presentate come tecniche innovative e capaci di modificare il genoma in modo mirato e
preciso, le Ngt vengono anche promosse come in grado di produrre varietà di piante
resistenti alla siccità e ai patogeni. In realtà, secondo Crocevia, ripropongono rischi e
illusioni che hanno accompagnato negli ultimi trent’anni gli organismi geneticamente modificati di prima generazione.
La proposta dell’Ue
Ad allertare gli ambientalisti e una parte del mondo dell’agricoltura, il fatto che la Commissione Europea intende proporre una regolamentazione separata per i prodotti delle Ngt, che non includa per tanto gli obblighi di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura cui oggi sono sottoposti per legge, così come gli Ogm.
“Imboccare questa strada rappresenta un pericolo per gli agricoltori e le sementi contadine,
oltre che per l’ambiente e i consumatori – spiega Stefano Mori, coordinatore del Centro
Internazionale Crocevia – Coperte da brevetto industriale, le Ngt e i prodotti che ne
derivano potrebbero accelerare la già preoccupante concentrazione del mercato sementiero
e contaminare campi non coltivati con varietà biotech, realizzando una vera e propria
appropriazione indebita della biodiversità contadina e minando alla base la sopravvivenza
dell’agricoltura biologica”.
Il rischio della fine del principio di precauzione e il ruolo del Crea
L’analisi di tutti i brevetti richiesti negli ultimi vent’anni sulle tecniche di editing genomico,
spinge Crocevia di sostenere che quello delle Ngt si configura come un affare lucroso
per pochi soggetti, a danno della biodiversità agricola e dei diritti dei contadini a
conservare, riutilizzare, scambiare e vendere le proprie sementi. “L’Unione Europea e l’Italia rischiano quindi di mettere fine al principio di precauzione dopo più di due decenni per il tornaconto di un pugno di imprese multinazionali. Nessun brevetto risulta infatti in mano a compagnie o centri di ricerca italiani. Nonostante la retorica del governo, delle organizzazioni di categoria e del Crea (il centro di ricerca del Ministero della Sovranità Alimentare), il nostro paese si prepara al svolgere il ruolo di “utile idiota” a vantaggio di interessi ben più grandi”, spiega l’Associazione.
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Chi sperimenta oggi i nuovi Ogm e su cosa
Ad oggi, la sperimentazione delle Ngt sulle piante in Ue è residuale, mentre è molto più
praticata negli Stati Uniti e in Cina. I dati del Joint Research Center della Commissione Europea contano 90 applicazioni sulle 426 a livello globale. In Italia sono appena 9. La biotecnologia maggiormente utilizzata è Crispr, con l’86% dei casi. I biotecnologi operano prevalentemente su cereali, oleaginose (come colza e girasole), piante tessili (ad esempio canapa e cotone), colture vegetali e tuberi o radici. Solo in minima parte, per il momento, si lavora su frutta, legumi e foraggere.
Nonostante il discorso pubblico dei promotori si concentri sugli effetti benefici delle Ngt contro il cambiamento climatico, solo 6 applicazioni tentano di ottenere piante resistenti alla siccità. La stragrande maggioranza della ricerca continua a essere svolta altri aspetti: si cerca di stimolare la resistenza agli insetti e ad altri patogeni, modificare la composizione interna di piante e frutti, aumentare i rendimenti e ottenere resistenza agli erbicidi.
Il cambio di paradigma dalla privativa al brevetto
Nell’Unione Europea, le varietà commerciali ottenute senza manipolazione genetica
possono essere al massimo coperte da privativa vegetale, una forma di protezione della
proprietà intellettuale che però consente l’accesso di terzi al materiale genetico per fini
di selezione di nuove varietà. “Sdoganare le Ngt innescherà invece una transizione verso
il modello americano, basato sul brevetto industriale, ancora più restrittivo perché accessibile solo con il consenso dell’inventore” continua Crocevia, secondo cui, “Questo scenario ha scatenato gli appetiti delle multinazionali, ma anche dei principali centri di ricerca del mondo”. In totale, infatti, sono 970 le domande depositate all’Ufficio
europeo dei brevetti (Epo) sulle Ngt, di cui 510 già approvate e 460 in attesa di
approvazione. Basf ha richiesto 18 brevetti all’Epo, Bayer-Monsanto 34, Corteva (che ha inglobato Dow-DuPont) 81 e Syngenta 6.
Il ruolo dei centri di ricerca pubblici e delle università
Oltre alle Big4, una gran parte dei brevetti sono in mano a Harvard University, Massachusetts Institute of Technology, Broad Institute e Sangamo Biosciences. Tuttavia, ciascuno di questi centri di ricerca e società biotech ha stretto uno o più accordi di
licenza esclusiva per l’uso delle New Genomic Techniques con le quattro grandi
corporation dell’agribusiness. Alle grandi aziende, quindi, basta percorrere l’ultimo miglio, quello che dal laboratorio arriva alla semente fisica, per controllare il mercato delle nuove varietà vegetali derivanti da Ngt.
“Invece di lavorare per l’interesse generale, la scienza oggi è spesso al servizio dell’industria- commenta Stefano Mori – Questo legame tossico permette quindi a Bayer-Monsanto, Corteva, Basf e Syngenta di controllare direttamente e indirettamente ricerca e sviluppo, produzione e distribuzione dei nuovi Ogm. Con la deregolamentazione, l’Ue e l’Italia stanno svendendo a questi soggetti il futuro della nostra agricoltura. Come tutto questo possa avere a che fare con la sostenibilità, è davvero incomprensibile”.
Lo “sportello unico” parallelo
Per organizzare la distribuzione europea di piante, sementi e tratti Ngt brevettati, i 4 colossi hanno creato nel marzo 2023 l’Agricultural Crop Licensing Platform (ACLP), una piattaforma di licenza che permetterà di gestire l’offerta di processi e prodotti Ngt in regime di oligopolio. Tra i membri fondatori della piattaforma, anche Limagrain, KWS, BNA, HZPC ed Elsoms Ackermann Barley. In base a questo sistema, l’accesso di terzi ai tratti protetti da brevetto e alle tecnologie di creazione varietale può essere definito dai membri della piattaforma in base al diritto privato. In pratica, secondo il report, è nato uno “sportello unico”, parallelo a quello pubblico e non trasparente, per agricoltori e selezionatori, che dovranno pagare una quota per accedere alle varietà e ai tratti posseduti dai membri della piattaforma.
“L’Italia blocchi la sperimentazione in campo”
“Occorre prendere misure immediate per arginare il problema finché siamo in tempo – conclude il coordinatore di Crocevia – Questo comporta, a livello italiano, bloccare la deregolamentazione della sperimentazione in pieno campo, mentre a livello europeo significa mantenere per le Ngt l’obbligo di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura”.