Clorpirifos, gli agricoltori sono favorevoli alla deroga per il pesticida tossico? Il Sì di Cia e il “Nì” di Coldiretti

clorpirifos

Il Salvagente ha chiesto alle due maggiori associazioni di rappresentanza degli agricoltori italiani una posizione netta rispetto alla richiesta delle Regioni al ministero della Salute affinché si possa utilizzare il pesticida vietato dall’Ue. Nessuna delle due si oppone al clorpirifos

In Veneto, dove la cicalina della vite ha attaccato la produzione viticola, la polemica infuria da tempo: andare in deroga o meno al divieto di utilizzo di clorpirifos, pesticida tossico vietato dall’Ue? Le Regioni interessate lo hanno chiesto al ministero della Salute, produttori bio, comitati locali, ambientalisti e persino il consorzio Prosecco Doc non vogliono che venga sparso sui terreni. Ma in tutto questo polverone, fino ad ora, si è faticato scorgere la posizione delle associazioni di rappresentanza degli agricoltori. Favorevoli o contrari alla deroga del clorpirifos? Lo abbiamo chiesto a Coldiretti e Cia-Agricoltori italiani.

Coldiretti: Decida il ministero

Coldiretti risponde: “Essendo un prodotto già ritirato dovranno essere le autorità preposte a decidere sull’opportunità di deroga ma noi chiediamo alternative con la ricerca e politiche europee adatte alla transizione ecologica”. Una risposta che, francamente, dice tutto e niente. Difficile, anche rileggendola, scorgere una netta presa di posizione a favore o contro il clorpirifos. Provando ad interpretare, ci sembra che Coldiretti si lavi le mani dicendo che la scelta spetta alle autorità preposte – e dunque se il ministero della Salute desse il via libera, non farebbe le barricate per impedirle l’utilizzo – e appellandosi a una generica necessità di trovate alternative con la ricerca e politiche europee. Cosa che, evidentemente, non potrebbe avvenire nel giro di qualche settimana, e cioè in tempo utile per dare una risposta all’emergenza attuale della cicalina della vite.

Cia: L’emergenza è grave, è giusto usarlo

Da questo punto di vista, è apprezzabile la chiarezza con cui Pietro Nicolai, responsabile Politiche agroambientali di Cia, risponde alla nostra domanda : “La flavescenza dorata è una delle più serie e devastanti minacce alla viticoltura del nostro Paese. Negli ultimi anni, c’è stata una forte e progressiva recrudescenza della fitopatia che interessa particolarmente i vigneti del Nord Italia, con focolai anche in Toscana e Marche -ricorda Cia-. I danni sono estremamente consistenti e stanno portando anche all’estirpazione di interi vigneti, tanto che il Ministero dell’Agricoltura ha emanato un primo decreto per indennizzare gli agricoltori colpiti da questa grave calamità. Si sta indagando sulle cause di questa larga diffusione, a  cui probabilmente non è estraneo il cambiamento climatico che favorisce la proliferazione dell’insetto vettore.
Purtroppo, i mezzi efficaci di lotta sono al momento limitati – sottolinea Nicolai -. Un insetticida considerato efficace è proprio il Clorpyrifos metile, un fitofarmaco al quale tre anni fa non è stata rinnovata l’autorizzazione a livello Ue. Nonostante questo, la normativa europea sui prodotti fitosanitari prevede l’utilizzo straordinario, per un massimo di 120 giorni, di sostanze normalmente non autorizzate, a determinate condizioni e a fronte di comprovate esigenze. Cia-Agricoltori Italiani ritiene che le comprovate esigenze ci siano nell’attuale situazione e che, quindi, la richiesta di utilizzo straordinario del Clorpyrifos metile avanzata dalle Regioni sia legittima in questa fase di estremo rischio per il Vigneto Italia e le aziende coinvolte. Sarà compito del Servizio nazionale fitosanitario e della Commissione consultiva per i prodotti fitosanitari, presso il Ministero della Salute, valutare concretamente le condizioni a cui rilasciare l’autorizzazione straordinaria in questione”.

Insomma, al netto delle maggiore o minore reticenza o chiarezza, nessuna tra le due maggiori associazioni di rappresentanza degli agricoltori italiani, è contraria alla deroga che consentirebbe ai produttori di irrorare i campi con il clorpirifos.

Gli studi scientifici sul clorpirifos

“L’esposizione, anche a basse dosi, di clorpirifos – spiega il testo che accompagna la petizione – è pericolosa ed è stata associata a disturbi dello sviluppo neurologico nei bambini, con aumento del rischio di autismo, perdita della memoria, disturbo di deficit di attenzione ADHD e diminuzione del Q.I. I bambini sono particolarmente a rischio perché il loro cervello è ancora in fase di sviluppo. Numerosi studi hanno dimostrato che il clorpirifos è un interferente endocrino, ma è anche associato a disturbi metabolici, all’infertilità maschile, tumori al seno e ai polmoni. È stato inoltre dimostrato che l’esposizione al clorpirifos danneggia il DNA. Questo insetticida sistemico è responsabile anche dello sterminio degli insetti utili e dell’avvelenamento e conseguente riduzione degli uccelli che se ne cibano”.

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Il clorpirifos e il clorpirifos-metile, dalla fine di gennaio 2020 non sono più legali nell’Unione Europea.  La decisione di eliminare Clorpirifos e Clorpirifos metile è stata presa dallo Scopaff (Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi) a conclusione di una vicenda che, tra un rinvio e l’altro, andava avanti da anni.