Clorpirifos, le regioni chiedono deroga al pesticida vietato sui vigneti. Le proteste di associazioni e produttori bio

clorpirifos

Il ministero della Salute sarebbe intenzionato a rispondere positivamente alla richiesta delle regioni interessate, tra cui il Veneto, di derogare al divieto di utilizzo del clorpirifos, un pesticida vietato perché dannoso per lo sviluppo dei bambini. Protestano i produttori bio

 

Il ministero della Salute sarebbe intenzionato a rispondere positivamente alla richiesta delle regioni interessate, tra cui il Veneto, le cui vigne sono molto colpite dalla cicalina, di derogare al divieto di utilizzo del clorpirifos, un pesticida vietato perché dannoso per lo sviluppo dei bambini. Gianluigi Salvador, della rete internazionale di azione contro i pesticidi Pesticides Action Network (Pan), commenta: “Cosa dire al Ministero della Salute che, su sollecitazione della Regione Veneto, per prevenire i danni causati dalla cicalina responsabile della diffusione del virus della flavescenza dorata , è in procinto di approvare la delega all’uso del clorpirifos  metile, foriero di malattie croniche per lo sviluppo mentale infantile, con riduzione di quoziente intellettivo, disabilità psichica e autismo, squilibri ormonali e metabolici? questo insetticida sistemico è responsabile dello sterminio anche degli insetti utili e dell’avvelenamento e riduzione conseguente degli uccelli che se ne cibano”.

L’interrogazione di Andrea Zanoni

ll primo a sollevare la questione è stato il consigliere regionale del PD Veneto, Andrea Zanoni, con un’interrogazione: “Il Clorpirifos è un pesticida e insetticida organofosfato che può danneggiare lo sviluppo mentale dei bambini, determinando casi di riduzione del quoziente intellettivo, disabilità psichica e autismo. Eppure, malgrado l’Ue ne abbia vietato l’impiego a partire da gennaio 2020, è ancora utilizzato in Veneto, grazie a deroghe, contro alcuni insetti dannosi. Tutto questo in una regione che è sommersa dai pesticidi: nel 2021 ne sono stati venduti qualcosa come 15,8 milioni di kg, pari a 3,26 kg per ogni abitante”.

L’assessore veneto minimizza

L’Assessore regionale veneto al Turismo e all’Agricoltura Federico Caner, ha risposto: “Se si utilizza una volta soltanto a giugno o ai primi di luglio, quando si fa  la vendemmia a metà settembre non ci sono più residui. L’incidenza sulla salute per quanto ci riguarda non c’è, se si utilizza in questo modo”.

Salvador (Pan): Non esiste dose minima accettabile

Ma secondo Salvador, non si capisce “Quale validità possono avere  queste rassicurazioni, quando numerosi studi scientifici provano che il clorpirifos metile è un interferente endocrino, che mima gli ormoni  e quindi nuoce a livello molecolare?  Per gli interferenti endocrini non esiste una dose minima accettabile. Essendo un pesticida di sintesi, sconosciuto all’evoluzione, il clorpirifos non degrada se non producendo metaboliti ancora più pericolosi ed è assolutamente dannoso anche se irrorato una sola volta”.

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L’endocrinologo: il clorpirifos non va usato e basta

Oltretutto, l’interrogazione  di Zanon, riporta anche le recenti dichiarazioni dell’endocrinologo Ernesto Rorai, intervenuto alla conferenza ‘Pesticidi e Salute – Gli interferenti endocrini’ organizzata dal Comitato Marcia Stop Pesticidi e Isde Medici per l’Ambiente: “Rorai ha affermato che questo pesticida, nei nati da madri esposte durante la gestazione e/o allattamento, ha causato insulinoresistenza, diabete mellito, disturbi neurologici, dislipidemia. A precisa domanda del sottoscritto relativamente alle soluzioni da adottare, Rorai ha risposto categoricamente che l’uso di tali sostanze deve essere vietato”.

I numeri dell’espansione delle vigne in terra di prosecco

Zanoni punta quindi l’indice sulla “Giunta regionale che si ostina a reiterare richieste di deroga per l’utilizzo di Clorpirifos e Clorpirifos metile, soprattutto al fine di contrastare la Cicalina (Scaphoideus titanus), vettore della flavescenza dorata che sta colpendo i vigneti del Veneto, in particolare il Prosecco. È d’obbligo dire che tra il 2010 e il 2022 la superficie di terre ad uso vitivinicolo è esplosa da 74.897 a 101.165 ettari. La Regione ha concesso di insediare talmente tanti vigneti, uno accanto all’altro, che si è creato un corto circuito pericolosissimo: più vigneti, più insetti, più pesticidi. Con conseguenze devastanti per la salute, a partire da quella dei bambini, e per l’ambiente e la biodiversità”.

Anche i produttori bio contrari

E a pensarla così non è solo Zanon, anche i produttori bio di prosecco e altri vini della zona hanno iniziato a far sentire la loro voce. A riportarne le voci un articolo della Tribuna di Treviso. Gianluca Bisol, nome storico del prosecco trevigiano, spiega: “Stiamo in conversione bio su molti vigneti […] che potranno ottenere la certificazione. Non molliamo adesso. Il nostro approccio è stato sempre quello della sostenibilità e del clorpirifos non ho guardato nemmeno la scheda tecnica, non sarebbe possibile comunque utilizzarlo. Bisogna agire con altri metodi. Stiamo sperimentando gli oli essenziali dentro la pianta, attraverso la linfa, una sorta di prodotto omeopatico per dare più energia al vigneto, rendendolo più forte”. Il metodo, chiamato endoterapia, deriva da uno studio fatto sugli alberi da Lucio Montecchio, e secondo Bisol “è una tecnica che sta dando ottimi risultati in tutta Italia”.

“Puntare sulle alternative non dannose”

Maurizio Polo, titolare di bioenologia 2.0, azienda di Oderzo che si occupa di ricerca in ambito enologico, ha detto alla Tribuna di Treviso: “Con il clorpirifos si stermina tutto, e non credo che basterebbe un solo trattamento come dice Carner, ne servirebbero tre o quattro”, il pesticida in questione, secondo Polo, “distrugge tutto, anche le api e gli altri insetti”. Anche la sua azienda ha inventato una possibile alternativa, “Un prodotto edibile, completamente naturale, che funziona contro oidio, botrite, escoriosi e cicalina”. E secondo Polo, funziona come un urticante nei confronti dell’insetto parassita.

Insomma, in questa partita, al di là dei vecchi luoghi comuni sul biologico, sono proprio i produttori che rifiutano la chimica a invitare le istituzioni a puntare sulla ricerca invece che su vecchie soluzioni dannose per l’ambiente e per la salute umana.