Quanto si risparmia con il fotovoltaico?

FOTOVOLTAICO
Two workers technicians installing heavy solar photo voltaic panels to high steel platform. Exterior solar system installation, alternative renewable green energy generation concept.

La scelta del fotovoltaico permette di risparmiare notevolmente sui costi in bolletta. Oltre che una soluzione green, quindi, autoprodurre energia permette di diminuire i costi relativi all’energia elettrica. Ma non sempre conviene

L’installazione di un impianto fotovoltaico permette all’utente di passare da consumatore a produttore di energia, cioè quello che in ambito energetico viene definito come “prosumer”. La scelta consente di generare energia da fonti rinnovabili, riducendo non soltanto i costi relativi alla materia prima, ma anche di tutte le altre voci dipendenti dai kWh prelevati dalla rete di distribuzione.

Funzionamento

In generale, durante il giorno, l’impianto produce energia elettrica. Durante queste ore (indicativamente dalle 6.30 del mattino alle 18), è possibile consumare energia elettrica autoprodotta dai pannelli senza doverla acquistare dalla rete di distribuzione. Quando cala il sole l’impianto smette di produrre energia, per cui l’energia di cui si ha bisogno nelle ore notturne dovrà essere prelevata dalla rete.

I sistemi ad accumulo (o di storage) permettono però di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso rispetto ai consumi, in modo da renderla disponibile durante le ore notturne o quando i pannelli non coprono l’intero fabbisogno richiesto dalla casa.

Quanto si risparmia?

Come accennato, i benefici economici di questo impianto sono di due tipi:

  • vantaggi legati all’autoconsumo
  • vantaggi relativi allo scambio sul posto.

Per autoconsumo si intende l’energia assorbita dalle utenze della casa, che proviene direttamente dalla produzione dell’impianto. Maggiore sarà l’autoconsumo, maggiore sarà ovviamente il risparmio in bolletta, in quanto si riducono i consumi che vengono fatturati dal proprio fornitore di energia. Si stima che il 30% dell’energia prodotta da un impianto fotovoltaico venga autoconsumata; tale percentuale può raggiungere il 70% nel caso in cui all’impianto venga abbinata una batteria di accumulo.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Stando ai prezzi pubblicati da Arera per il servizio di tutela di un’utenza domestica validi per il terzo trimestre 2022, si ottiene un risparmio in bolletta grazie all’autoconsumo pari a circa 325 euro l’anno, risparmio che sale a 750 euro l’anno nel caso di installazione di una batteria di accumulo.

Come determinare l’energia autoconsumata

Per poter calcolare l’energia autoconsumata, cioè l’energia immessa in rete e prelevata, è possibile fare riferimento a due contatori presenti nell’impianto. Il primo è un contatore di produzione, che misura l’energia elettrica prodotta dai pannelli solari; il secondo è un contatore di scambio, bidirezionale, che misura sia l’elettricità immessa in rete che quella prelevata dalla rete. In molti casi è inoltre possibile monitorare le performance dell’impianto in tempo reale grazie all’uso di semplici applicazioni fornite dai produttori dell’impianto.

Scambio sul posto

Il concetto di scambio sul posto fa riferimento alla possibilità di vendere al Gse (Gestore Servizi Energetici) una parte dell’energia prodotta, ma non consumata. Il risparmio non è quindi diretto ma si usufruisce di un conguaglio positivo. Per poter aderire a tale modalità si può attivare il servizio tramite modello unico o con modalità standard. Il modello unico è un iter semplificato che consente di interfacciarsi con i gestori di rete: sarà poi il Gse ad attivare il contratto e a comunicare all’utente il codice e il link per visualizzarlo.

La modalità standard prevede invece che i produttori presentino, entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto, una richiesta attraverso il servizio Ssp accessibile dall’area clienti del Gse e quindi stipulare un contratto per la regolazione dello scambio. Il servizio ha lo scopo di ottenere una compensazione economica, come detto, tra l’energia immessa in rete e quella prelevata. Se a fine anno l’energia immessa risulta superiore a quella prelevata, viene in pratica riconosciuto un contributo relativo alle eccedenze. Le due forme di contributo previste sono:

  • il contributo in conto scambio;
  • le eventuali eccedenze.

Ma come si calcolano questi contributi?
La formula generale è: Cs = min (Oe ; Cei) + CUsf x Es, in cui:

  • Cs è il contributo in conto scambio;
  • Oe è l’onere dell’energia prelevata dalla rete, espresso in euro. Si ottiene moltiplicando Pun (Prezzo Unico Nazionale) e kWh prelevati;
  • Cei, che è il controvalore dell’energia immessa in rete, espresso in euro. Si ottiene moltiplicando il Prezzo Zonale Orario e i kWh immessi nelle stesse ore;
  • Cusf, che è il Corrispettivo Unitario di scambio forfetario. Il valore quantifica alcuni costi di rete e gli oneri di sistema normalmente pagati in bolletta. Questo parametro identifica effettivamente il vantaggio dello scambio sul posto, rimborsando parti dei costi pagati dall’utente;
  • Es, cioè la quantità di Energia scambiata, espressa in kWh e che è il valore minimo tra immissioni e prelievi.

Fattori che influenzano il risparmio

Chiaramente l’entità del risparmio dipenderà da una serie di fattori, soggettivi ed oggettivi. Tra questi si citano sicuramente le abitudini di consumo, gli orari in cui viene maggiormente utilizzata l’energia elettrica, l’investimento iniziale, la dimensione, la collocazione e la qualità degli impianti. Rispetto ai fattori soggettivi, vi è sicuramente il modo in cui l’energia viene autoconsumata. Se si opta per un fotovoltaico tradizionale e si utilizza primariamente l’elettricità la sera, non ci saranno dei grandi risparmi; a parità di abitudini, viceversa, potrebbe essere più funzionale scegliere un impianto con sistema di accumulo. Rispetto ai fattori oggettivi, molto contano le dimensioni dell’impianto (è sovradimensionato, sottodimensionato o della misura corretta?). Lo stesso può dirsi della sua collocazione, cioè se sia rivolto a Nord o a Sud, e della qualità dei pannelli da cui deriva la loro relativa efficienza.

Incentivi fiscali

Parlando del risparmio legato alla scelta del fotovoltaico non si può che far riferimento ai diversi incentivi fiscali previsti messi a disposizione dallo Stato. Usufruire di queste agevolazioni consente di risparmiare sulle spese di installazione, rientrando velocemente grazie al risparmio garantito dal fotovoltaico. Le detrazioni previste per fotovoltaici residenziali principali sono:

  • il Superbonus 110%: grazie a questo bonus è possibile recuperare il 110% del valore della spesa. Consente un risparmio sia sull’installazione dell’impianto sia sulle spese funzionali e possono usufruirne sia i condomini che le unità abitative già esistenti;
  • bonus ristrutturazioni 50%: permette di risparmiare metà del costo di installazione e delle spese funzionali dei pannelli fotovoltaici tramite detrazione o sconto in fattura. Valido fino al 31 dicembre 2024, è possibile ricevere il bonus in 10 quote annue per un tetto massimo di 96.000 euro.
  • Iva agevolata 10%: l’incentivo può essere utilizzato sull’installazione di tutte le componenti dell’impianto e per tutte le fasi di progettazione. Offre una possibilità di risparmio, a differenza di agevolazioni fiscali diverse, senza data di scadenza.

Esistono anche agevolazioni per fotovoltaici aziendali, le più importanti delle quali sono:

  • il credito d’imposta al 6%: si tratta di un credito offerto alle aziende che installano un impianto per alimentare il proprio fabbisogno energetico. L’incentivo viene ripartito in quote uguali per una durata di 5 anni;
  • reverse charge: anche noto come regime di inversione contabile, è un meccanismo fiscale tramite cui le aziende che installano pannelli fotovoltaici possono richiedere l’esenzione dal pagamento immediato dell’Iva;
  • Nuova Sabatini: consiste in un finanziamento concesso dallo Stato per facilitare l’accesso alle piccole e medie imprese all’installazione di un impianto fotovoltaico, e godere del relativo risparmio energetico.

Minifotovoltaico: quanto si risparmia?

Una possibilità per tutti coloro che non possano installare l’impianto sul tetto, è la valida alternativa rappresentata dal pannello plug&play. Si tratta di pannelli fotovoltaici “da balcone”, facili da montare e da connettere alla rete elettrica. Chiaramente consentono un risparmio energetico minore, ma comunque non indifferente. Le stime dicono che il risparmio di consumi può aggirarsi intorno al 20%; se poi si considera anche il beneficio della detrazione fiscale, l’investimento iniziale viene facilmente compensato in brevi periodi.

Quando è conveniente investire su un fotovoltaico?

Esistono alcune condizioni in cui è più conveniente investire su un impianto fotovoltaico; viceversa, in altri casi, sarebbe preferibile optare per un impianto solare termico. La differenza tra i due impianti è semplice: mentre i fotovoltaici sfruttano i raggi del sole per produrre energia elettrica, i pannelli solari (detti anche collettori) producono calore per riscaldare l’acqua delle caldaie, determinando un risparmio energetico del 60-80% all’anno.

Investire su un fotovoltaico è conveniente in alcuni casi:

  • quando i consumi annuali dell’abitazione sono superiori ai 2500/3000 kWh;
  • quando si è certi di vivere per diversi anni nell’edificio in cui si intende installare l’impianto;
  • quando i consumi si concentrano nelle ore solari, in modo da massimizzare l’autoconsumo;
  • quando il nucleo familiare è grande e la casa è spaziosa;
  • quando si dispone si spazio sufficiente;
  • quando si vive in una zona poco inquinata e con irraggiamento solare mite: il rendimento dell’impianto, infatti, può essere condizionato da un’eccessiva temperatura o dallo smog.