Quali sono i possibili effetti collaterali della spirulina

spirulina

Fra i cosiddetti “superfood” a nostra disposizione troviamo anche la spirulina, un particolare tipo di alga che negli ultimi anni è diventata molto di moda come ingrediente per vari prodotti alimentari.

Il suo nome scientifico è Arthrospira platensis ma tutti la conoscono come spirulina. Si tratta di un particolare tipo di alga scura ricca di clorofilla che in tempi non sospetti è diventato uno degli ingredienti più di tendenza per molti dei cibi che consumiamo quotidianamente. Sembra infatti che all’interno di questo prodotto naturale ci siano diversi elementi importanti per la nostra salute, seppure il suo consumo non sia del tutto privo di rischi.

Ecco dunque tutto quello che c’è da sapere nel merito e come consumare l’alga in maniera responsabile.

Da dove viene l’alga spirulina?

Per risalire alle origini del suo utilizzo è necessario tornare molto indietro nel tempo. Gli studiosi hanno infatti scoperto che tale alga era stata ampiamente utilizzata già all’epoca delle più importanti civiltà precolombiane: gli Atzechi, per esempio, la coltivavano più di 5000 anni fa nel lago Texcoco in Messico.

A farla conoscere e apprezzare nel Vecchio Continente sarebbe poi stato il conquistador Hernán Cortés, che la importò in Europa agli inizi del XVI secolo. Per il resto, ancora oggi quest’alga viene coltivata in alcuni laghi messicani e nel Ciad e in Nigeria, dove la popolazione Kanembu si occupa di farla crescere all’interno del lago Kossorom.

Perché è definita un superfood (e cosa significa questo termine)

Esistono in natura determinati tipi di alimenti che possono vantare delle proprietà nutrizionali per molti versi straordinarie: quest’alga fa parte della categoria a pieno titolo, nonostante il suo utilizzo (come indicato successivamente) non sia del tutto privo di effetti eventualmente negativi.

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Un superfood è dunque un prodotto alimentare carico di nutrienti, come le preziosissime vitamine, le fibre o i sali minerali: tuttavia, la comunità scientifica tende a utilizzare questo termine con estrema cautela, per non dire con diffidenza. C’è infatti chi sostiene che dietro a questa denominazione ci sia un grosso marketing, tanto è vero che nel 2007 l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha vietato di sfruttare nell’etichetta dei prodotti questo tipo di terminologia. L’utilizzo del termine superfood è nato, ad onor del vero, nel corso della Prima guerra mondiale e molta acqua è passata sotto ai ponti, nel frattempo: è piuttosto evidente, in effetti, che l’uso di questa parola a volte si è dimostrato esagerato.

La mancata denominazione di superfood, ad ogni modo, non ha certo impedito che la moda continuasse a dilagare. Si pensi ad esempio al caso delle banane, che a lungo sono state considerate un frutto dalle proprietà quasi miracolose, da mangiare persino tutti i giorni in quanto nutrienti, facilmente digeribili e facilmente conservabili.

L’alga di cui si parlerà quindi di seguito, va ricordato, è comunque soltanto uno dei vari tipi di superfood a disposizione in natura. Per quanto la questione sia ancora aperta si parla oggi in modo particolare anche delle eccezionali proprietà di cibi come l’avocado, il cavolo nero, le bacche di goji, la curcuma, i mirtilli e lo zenzero. Rispetto a questi cibi (e ai possibili superfood del futuro) l’esperto Alberto Ritieni, professore di Chimica degli Alimenti all’UniversitaÌ€ degli studi di Napoli Federico II, ha dichiarato:

La dieta mediterranea, in quanto ricca di alimenti funzionali, è un’ottima candidata: ha tutte le caratteristiche per diventare il superfood del futuro ma richiede costanza nel seguirla, una controindicazione che non le consentirà di entrare nell’olimpo dei supercibi. La prevalenza degli alimenti di origine vegetale su quelli di tipo animale; l’abbondanza di cereali e legumi rispetto agli alimenti glucidici raffinati; lo scarso impiego della carne (soprattutto rossa e grassa) a vantaggio del pesce povero e delle carni bianche magre; l’utilizzo di olio e spezie come condimento rispetto ai grassi animali e alle salse: tutte buone abitudini che da sole basterebbero a garantire il nostro benessere senza andare a cercare in frutti esotici l’elisir di lunga vita.

Quali sono i reali benefici dell’alga

Come anticipato, si tratta effettivamente di un prodotto che può regalare alcuni benefici al nostro organismo. Si pensi al suo alto contenuto protetico, pari al 65% del suo peso totale. C’è però molto di più: al suo interno è infatti possibile trovare anche un’importante quantità di aminoacidi (per la precisione tutti e 8 gli aminoacidi essenziali, ovvero la valina, la leucina, la isoleucina, la fenilalanina, il triptofano, la treonina, la metionina, la lisina e la istidina).

Si potrebbe quindi trattare in teoria di un prodotto molto indicato per chi segue una dieta vegana o vegetariana, essendo un possibile sostituto per l’assunzione di proteine non di origine animale (per di più particolarmente digeribili). C’è un’obiezione, però, a riguardo: questo alimento contiene quantità trascurabili di Vitamina B12 che è di fatto la più necessaria per i vegani e che può essere assunta mangiando uova e pesce.

L’alga contiene inoltre un alto quantitativo di acidi grassi essenziali come gli Omega 3, gli Omega 6 e gli Omega 6: queste ultime sono sostanze benefiche in modo particolare per la crescita delle membrane cellulari e per la salute del nostro sistema cardiocircolatorio.

L’alta concentrazione di clorofilla, inoltre, ha una funzione di disintossicante naturale e aiuta dunque l’organismo a liberarsi delle tossine. Questa caratteristica, in aggiunta, contribuisce al rafforzamento del nostro sistema immunitario.

Molto preziosa è anche l’alta presenza di ferro, utile soprattutto per le donne in gravidanza. L’alga vanta anche un alto contenuto di beta carotenoidi e di calcio, che da un lato ci aiutano a restare giovani e dall’altro contribuiscono alla crescita dei bambini più piccoli.

Parlando di macronutrienti, infine, questo prodotto vegetale è una ricca fonte di Vitamina B6, Vitamina D, Vitamina C, Vitamina a, ma anche di rame, cromo, potassio, fosforo, manganese, zinco e selenio.

Ecco il dettaglio delle sue proprietà nutrizionali per 100 g di prodotto.

  • Proteine: da 50 a 70 g
  • Glucidi: da 15 a 25 g
  • Lipidi: 6 g
  • Calcio: 770 mg
  • Fosforo: 780 mg
  • Magnesio: 250 mg
  • Sodio: 450 mg
  • Potassio: 1100 mpg
  • Ferro: 120 mg
  • Zinco: 3 mg
  • Manganese: 3 mg
  • Betacarotene (Vitamina A): 130 mg
  • Tiamina (Vitamina B1) 5 mg
  • Riboflavina (Vitamina B2) 4 mg
  • Acido Pantotenico (Vitamina B3) 13 mg
  • Piridossina (Vitamina B5) 2 mg
  • Inositolo (Vitamina B7) 35 mg
  • Acido Folico (Vitamina B9) 0,05 mg
  • Cobalamina (Vitamina B12) 0,2 mg
  • Tocoferolo (Vitamina E) 20 mg

A cosa serve?

Esistono alcuni studi che hanno indicato come la spirulina, aumentando il numero di cellule dedicate alla lotta alle infezioni, potrebbe essere utile per aiutarci a combattere alcune malattie croniche. In ogni caso, l’Efsa in merito continua a mostrarsi piuttosto prudente: non esistono infatti (almeno per il momento) prodotti in commercio che presentino claim specifici rispetto a questa proprietà in particolare.

Dove si può trovare quest’alga

Questo prodotto si può trovare facilmente in tutte le erboristerie e nei punti vendita specializzati come i bioshop. Ovviamente nulla ci vieta di affidarci anche al mercato online e di ordinare l’alga direttamente sugli e-shop per farcela poi consegnare a casa.

I formati più comuni in cui viene venduta sono due: l’alga è di norma disponibile in polvere e in pastiglie di estratto secco che potrebbero eventualmente essere utilizzate come integratori naturali. Sulle confezioni sono sempre indicate le quantità giornaliere di consumo consigliate, che in linea di massima per questo prodotto corrispondono a 5 grammi.

Un’altra opzione è l’alga in fiocchi, da consumare più come vero e proprio alimento piuttosto che come semplice integratore. Questo alimento in polvere o in fiocchi potrà così essere aggiunto a torte salate, risotti, sughi, zuppe, minestre o a qualunque altro piatto tradizionale o etnico a seconda dei gusti.

Per quanto il prodotto sia di facile reperibilità è comunque necessario fare molta attenzione alla sua qualità: molto importante dunque verificare che sulle confezioni siano sempre presenti marchi di certificazioni riconosciute come la dicitura “da agricoltura biologica”. In questo caso si avrà la garanzia che la produzione avrà rispettato tutti i protocolli e le normative di coltivazione e di commercializzazione e che non avrà incluso l’utilizzo di sostanze chimiche.

Quali sono i rischi connessi al suo consumo

Il fatto che si tratti di un superfood non rende esente l’alga da critiche rispetto ai suoi possibili effetti collaterali, che vale sicuramente la pena approfondire e che non dovrebbero essere sottovalutati.

Si pensi ad Anses, l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, che ha riportato diverse segnalazioni (49 in totale, di cui 10 che valgono la pena di essere approfondite) relative alla presenza nell’alga di cianotossine, batteri e tracce di metalli pesanti (piombo, arsenico e mercurio), tutti elementi nocivi che sono stati assorbiti durante la coltivazione in zone inquinate. Le aree dove l’alga è risultata di fatto contaminata sono numerose e si trovano in paesi anche molto distanti fra loro come gli Stati Uniti, la Thailandia, il Messico, l’India e la stessa Italia.

Si potrebbe inoltre presentare lo scenario in cui il consumo di un tale prodotto possa causare delle reazioni allergiche nei soggetti predisposti. Chi per esempio soffre di problemi con la fenilchetonuria dovrebbe limitarne l’assunzione, se non addirittura evitarla in toto.

C’è anche stato il caso in cui il consumo di quest’alga all’interno di alcuni integratori ha scatenato un’intossicazione vera e propria.

Un’analisi approfondita sul tema

Proprio alla luce delle segnalazioni di Anses Il Salvagente ha condotto una ricerca approfondita su un totale di 16 prodotti acquistabili sul mercato contenenti questo tipo di alga. Tramite una serie di analisi in laboratorio è stato quindi possibile verificare quali fossero le eventuali tracce di materiali nocivi legati alla presenza dell’alga presa in esame.

I risultati, in generale, sono dopo tutto molto tranquillizzanti: nonostante i dubbi iniziali, le quantità di sostanze tossiche si sono rivelate essere piuttosto ridotte in molti dei preparati presi in considerazione. Quasi nessuno dei prodotti analizzati possiede glifosato, pesticidi o altri materiali particolarmente pericoloso.

Fra i campioni analizzati l’unico dove è presente il glifosato è quello riferito alla barretta Iswa-ri, che ne in include in realtà una quantità molto bassa rispetto al limite imposto dalla legge (0,1 mg/kg). Si tratta nel caso specifico di un erbicida molto diffuso di cui sono spesso stati evidenziati i possibili effetti cancerogeni. Comunque sia, nonostante sia stato assolto dall’Agenzia per la sicurezza alimentare europea Efsa cosiÌ€ come dall’Ente di protezione ambientale Usa (l’Epa) l’autorizzazione per l’utilizzo del glifosato verraÌ€ rivista in sede comunitaria entro gennaio del 2022.

Per il resto, le indagini di laboratorio hanno confermato che tutti i risultati riferiti alla ricerca di molecole di altre tossine sono stati negativi: ciò significa che nessuno dei prodotti analizzati, fortunatamente, ne contiene alcuna traccia.

Leggermente diverso invece è il discorso relativo alla presenza di metalli pesanti. I prodotti analizzati sono stati posti sotto osservazione rispetto alla presenza di sostanze come alluminio, arsenico, cadmio, mercurio e piombo. In questo caso ogni singolo campione studiato ha presentato tracce di alluminio e arsenico che però sono gli unici metalli per cui la legge non prevede un limite massimo. Inoltre, anche dove fossero presenti sono stati ritrovati solo ed esclusivamente in alcuni integratori alimentari e non nei prodotti “a base di” come ad esempio le barrette, il pane o la pasta.

Per il resto, sono state recuperate delle tracce di cadmio in quantità più basse rispetto al limite di 3 mg/kg in due sole barrette.

Non sembra, in ogni caso, che gli effetti nocivi siano legati alle caratteristiche alimentari dell’alga in sé quanto piuttosto dalla sua capacità di assorbire determinati tipi di elementi dannosi per la nostra salute. Come per qualunque altro tipo di alimento bisognerebbe quindi applicare un po’ di buon senso e calibrarne il consumo solo dopo aver consumato il proprio medico di fiducia o in alternativa un esperto dietista o nutrizionista.