Regala un albero: il successo italiano di Treedom (e le domande senza risposta)

TREEDOM

“Pianta il tuo albero e rendi il pianeta più verde”. È lo slogan di Treedom società italiana che fa venire in mente uno dei tanti progetti di riforestazione, che però – come ci spiegano i diretti interessati – non è esattamente quello che fa. E che ha avviato un progetto con Eni in Kenia

“La premessa principale è che Treedom non si occupa di crediti di carbonio e i nostri progetti non hanno come focus attività di riforestazione”, ci scrivono, per poi specificare la mission dell’azienda: “Il nostro core business è lo sviluppo e la promozione di progetti agroforestali in paesi di fascia tropicale e subtropicale, al fine di apportare molteplici benefici ambientali, sociali ed economici. Questo perché gli alberi vengono piantati dalle realtà locali con le quali collaboriamo, all’interno dei terreni dei contadini che se ne prendono cura e che potranno usufruire dei loro frutti”.

Il mercato dei crediti di carbonio permette a molte aziende di fregiarsi del titolo di carbon neutral, in poche parole non inquinanti. In sostanza si tratta di mantenere le emissioni piantumando in altre zone del mondo. Con più di un trucco. L’inchiesta su questi casi sul numero di aprile del Salvagente, in vendita in edicola o in edizione digitale qui

In sostanza la società italiana offre la possibilità di scegliere e pagare per un albero (si parte dai 12,90 euro di un banano in Colombia per arrivare ai 59,90 di un palissandro in Madagascar), tra diversi che hanno un differente impatto ambientale e sociale e poi seguirne la crescita e la storia attraverso il suo portale.

Naturalmente gli alberi assorbono anche CO2 e – come ammettono loro stessi – “offriamo una stima della capacità di assorbimento degli alberi stessi calcolati tramite equazioni allometriche che valutano la biomassa dell’albero e come tale la sua capacità di assorbimento del carbonio”. Quindi Treedom offre a privati e aziende la possibilità di supportare parzialmente questi progetti già individuati.

Ci sarebbe piaciuto sapere come si è arrivati alla creazione di “Eniday’s Greenwood”, ovvero il progetto finanziato tramite Treedom e attraverso il quale Eni ha regalato una piantagione al Kenya in cui si prevede la coltivazione di 20mila piante di avocado, mango e macadamia e il coinvolgimento dei Kikuyu, una comunità agricola che abita l’area di Gatanga. Sulla pagina ospitata dedicata al progetto c’è scritto che “i contadini coinvolti saranno in tutto 300”, che “cento saranno pagati per piantare e curare gli alberi per 10 anni” e che “ogni gruppo di contadini venderà le piantine agli altri 200 contadini coinvolti a metà prezzo”. La vendita dei prodotti ottenuti sarà quindi utilizzata dalla collettività della contea di Murunga, secondo la descrizione.

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Dal momento che Eni è stata criticata da Greenpeace per aver “gonfiato” i risultati di altri progetti di compensazione (ne parliamo diffusamente nell’inchiesta del Salvagente di aprile “Riforestare per non cambiare“), avremmo voluto conoscere qualcosa di più di questo progetto, ma al momento Treedom non ha voluto rilasciare altre informazioni. Ma se leggendo questo articolo cambiasse idea, la redazione è sempre disponibile a tornare sull’argomento.