Biossido di silicio: perché l’Efsa ha rivisto il profilo di rischio dell’additivo

BIOSSIDO DI SILICIO

Fino a non molto tempo fa il biossido di silicio poteva essere considerato un additivo alimentare sicuro (E551): negli ultimi anni però sono emersi nuovi studi che tratteggiano un profilo di rischio non trascurabile

Il biossido di silicio (anche conosciuto come diossido di silicio) è stato a lungo utilizzato nel settore alimentare come additivo di molti prodotti. Tuttavia, negli ultimi anni la sua percezione da parte della comunità scientifica è cambiata molto, alla luce di alcuni studi che hanno messo in dubbio alcune certezze che gli esperti avevano a riguardo. Ecco dunque tutto quello che è necessario sapere su questa sostanza.

Che cos’è il biossido di silicio

Da un punto di vista prettamente chimico la sua formula è SiO2: la silice, anche chiamata anidride silicica, si genera quindi quando due atomi di ossigeno si legano ad uno di silicio (si ottiene, purissima, da una reazione in laboratorio di idrolisi fra il tetracloruro di silicio e l’ossigeno). Quello che si ottiene è una polvere cristallina di colore bianco e, in natura, il suo stato più comune è quello solido cristallino, di norma può infatti essere trovato all’interno di minerali come quarzo, ma anche nell’opale, oltre che nella sabbia marina.

Questo composto chimico vanta una lunga lista di possibili utilizzi e, fino a non molto tempo fa, era considerato anche un additivo alimentare sicuro. Per tanto tempo il cosiddetto E551 (questo la sua sigla tecnica riportata anche in etichetta) è stato ampiamente utilizzato dall’industria del cibo ma di recente l’Efsa (L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha cambiato posizione.

La posizione dell’Efsa sul’E551

Fino a non molti anni fa la silice veniva utilizzata in modo particolare all’interno degli alimenti in polvere in funzione antiagglomerante: in estrema sintesi, essa serviva ad evitare la formazione di grumi dovuta all’assorbimento dell’umidità dell’aria. Prima, come anticipato, veniva considerato un agglomerante sicuro ma di recente si sono rese necessarie ulteriore analisi in merito.

Efsa ha infatti specificato che l’E551 potrebbe contenere (il condizionale per ora è d’obbligo) alcune nanoparticelle dannose per la salute dei consumatori. Questo è il motivo per cui l’Agenzia ha suggerito alla Commissione europea di rivedere alcune specifiche indicando una dose giornaliera consentita che per il momento manca nelle etichette dei prodotti alimentari.

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L’organo che si occupa di sicurezza alimentare ha richiesto quindi maggiori verifiche su questo additivo, con uno studio a lungo termine che possa evidenziarne eventuali controindicazioni. In un comunicato dell’Efsa si legge a proposito:

Il gruppo di esperti scientifici ha concluso che le specifiche Ue non sono sufficienti per caratterizzare adeguatamente l’additivo alimentare E551. È necessaria una chiara caratterizzazione della distribuzione delle dimensioni delle particelle

Timori simili a quelli riguardo al biossido di titanio

Che cosa ha spinto la comunità scientifica a fare un passo indietro rispetto all’utilizzo dell’E551?

In tempi non sospetti, sarebbero emersi alcune problematiche per la nostra salute di fatto molto simili nel biossido di titanio, che ha avuto la stessa sorte di quello di silice. La prima richiesta di verifica a proposito era stata proposta dalla stessa Unione europea nel marzo del 2020, dopo che una precedente valutazione del 2016 aveva evidenziato la necessità di ulteriori approfondimenti in quanto si erano presentate alcune lacune nell’analisi dei dati.

Riguardo al biossido di titanio, dunque, il professor Maged Younes ha evidenziato possibili controindicazioni simili a quelle (potenziali) della silice. Ecco le dichiarazioni dell’esperto:

Considerati gli studi e i dati scientifici ad oggi disponibili, il nostro gruppo scientifico è giunto alla conclusione che il biossido di titanio non può più essere considerato sicuro come additivo alimentare. Un elemento fondamentale per giungere a tale conclusione è che non ci è stato possibile escludere timori in termini di genotossicità connessi all’ingestione di particelle di biossido di titanio. Dopo l’ingestione l’assorbimento di particelle di biossido di titanio è basso, tuttavia esse possono accumularsi nell’organismo umano

Non è tutto. A evidenziare i potenziali effetti avversi di tutti i prodotti a base di additivi alimentari contenenti particelle nanometriche simili (1-100 nm, nanometri, ossia un miliardesimo di metro) è stato anche un altro recente studio condotto da scienziati messicani, che ha messo sullo stesso piano oltre alla silice e al diossido di titanio anche gli ossidi e gli idrossidi di ferro (rappresentati dalla sigla E172) e l’argento (E174) e l’oro (E175) quando utilizzati come coloranti.

Secondo i ricercatori, a questo tipo di additivi possono essere associati diversi effetti collaterali, come gastrotossicità (possono causare infiammazioni alla mucosa gastrica), epatotossicità (con effetti negativi sul fegato) e alterazioni nel microbiota intestinale (fondamentali per la nostra risposta immunitaria, e non solo).

Il problema principale è che, per l’appunto, non abbiamo ancora a nostra disposizione un quantitativo di dati tale da poter giustificare un eventuale divieto. Per il momento, dunque, è più che altro necessario muoversi con i piedi di piombo, andando ad analizzare quali possono essere gli scenari per quanto riguarda l’utilizzo di tali componenti nei cibi che ingeriamo ogni giorno. Ad ogni modo, i ricercatori hanno aggiunto che:

Nonostante non siano stati effettuati studi sull’uso di questi additivi alimentari per valutare la neurotossicità o le alterazioni del comportamento animale, le loro controparti nanometriche non alimentari sono state associate a stress, depressione, disturbi cognitivi e alimentari come segni di alterazioni del comportamento animale.

Nuovi studi potranno quindi confermare o smentire i dubbi degli esperti, che hanno richiesto verifiche aggiuntive per quello che, per il momento, sembra essere un (doveroso) eccesso di scrupolo.

Dove è possibile trovare l’E551

La funzione antiagglomerante non è certo l’unica relativa a questo tipo di sostanza. La silice infatti può essere utilizzata negli alimenti anche come supporto per certi aromi, oppure come coadiuvante tecnologico sintetico (da questo punto di vista viene usato come agente antischiuma o per la rimozione di protetine e lieviti durante la produzione di bevande alcoliche, come la birra o il vino).

In generale si può trovare come additivo per tutti gli alimenti polverosi, come il sale da cucina, la vaniglia, l’aglio in polvere, nel brodo in polvere, ma anche in alcune gomme da masticare e in alcuni tipi di riso bianco. Altri prodotti dove può essere presente sono i formaggi fusi, gli edulcoranti, gli integratori alimentari, il ginseng e le capsule da caffé.

Bisognerebbe evitare di consumare alimenti con questo additivo?

Ci troviamo attualmente in una fase di transizione, dove la comunità scientifica sta raccogliendo sempre più informazioni su questo tipo di additivo.

La genotossicità di una componente è la sua capacità di modificare il nostro DNA, con il conseguente rischio dell’aumento di sviluppare determinati tipi di tumori. Non è ancora il momento di fare allarmismo, visto e considerato che mancano ancora prove per dimostrare che oltre a non essere sicuri quesi additivi sono pericolosi per la nostra salute.

In ogni caso, il professor Matthew Wright, membro del gruppo di esperti scientifici del Faf (un gruppo che opera nell’ambito degli additivi alimentari e gli aromatizzanti) e presidente del gruppo di lavoro Efsa sull’E171 (biossido di titanio, messo al bando nel luglio 2022 come additivo alimentare) ha precisato:

Anche se le evidenze di effetti tossici in genere non sono state conclusive, sulla scorta di nuovi dati e metodi ancora più solidi non abbiamo potuto escludere timori di genotossicità e, di conseguenza, non abbiamo potuto stabilire un livello di sicurezza per l’assunzione quotidiana di questo additivo alimentare.

La normativa europea in materia di additivi

Per capire quale può essere il livello di pericolosità degli alimenti che consumiamo tutti i giorni (e che potrebbero non essere considerati “sicuri”) è necessario specificare meglio di cosa si parla quando ci si riferisce agli additivi. Secondo il Regolamento (CE) n. 1333/2008 dell’Unione europea un additivo é:

Qualsiasi sostanza abitualmente non consumata come alimento in sé e non usata come ingrediente caratteristico di alimenti, con o senza valore nutritivo, la cui aggiunta intenzionale ad alimenti per uno scopo tecnologico nella fabbricazione, nella preparazione, nella trasformazione, nel trattamento, nel trasporto, nell’imballaggio o nello stoccaggio degli stessi, abbia o possa presumibilmente avere per effetto che la sostanza o i suoi sottoprodotti diventino, direttamente o indirettamente, componenti di tali alimenti.

Gli esseri umani conoscono queste sostanze da ormai molti secoli, già nell’epoca pre-industriale infatti venivano utilizzati dei prodotti specifici per conservare meglio certi alimenti facilmente deperibili. Tuttavia, proprio come le componenti di cui si sta parlando in questa sede non erano sostanze del tutto prive di rischi. Senza tutta una serie di accortezze che ne garantissero la sicurezza, infatti, non era raro che si presentassero dei casi di intossicazione per il consumo di cibi modificati con l’utilizzo di additivi.

L’Unione europea oggi suddivide queste sostanze in varie categorie, ma tutti gli additivi sono indicati sulle etichette degli alimenti con un codice alfanumerico che inizia con la lettera E. Ecco tutti i tipi di additivi esistenti sul mercato:

  • E100-E199 (sono coloranti, che modificano la colorazione di bevande e cibi)
  • E200-E299 (sono conservanti, che impediscono la proliferazione dei batteri e permettono di poter consumare i prodotti più a lungo)
  • E300-E399 (sono antiossidanti e regolatori di acidità che evitano l’imbrunimento di frutta e verdura e l’irrancidimento dei grassi)
  • E400-E499 (sono addensanti, stabilizzanti oppure emulsionanti che modificano la consistenza degli alimenti)
  • E500-E599 (sono regolatori di acidità e anti agglomeranti, proprio come il diossido di silicio)
  • E600-E699 (sono esaltatori di sapidità che esaltano le caratteristiche organolettiche dei cibi)
  • E900-E999 (vari ed eventuali)
  • E1000-E1999(comprendono tutte le sostanze che non rientrano nelle classificazioni precedenti)

Il dibattito sull’utilizzo degli additivi è ancora aperto proprio alla luce dei dubbi relativi alla loro sicurezza. Fino ad oggi, tutti gli additivi presenti nei prodotti sono stati autorizzati dalla Comunità europea dopo una serie di approfonditi controlli effettuati proprio dalla Efsa.

Comunque sia, non è raro che la stessa agenzia si senta in dovere di rivedere le proprie posizioni rispetto a prodotti specifici che, nel corso del tempo, abbiano manifestato delle problematiche.

Per esempio nel 2007 l’organo europeo aveva deciso di far ritirare dal mercato il colorante Rosso 2G (E128), che aveva dimostrato non soltanto di aver effetti potenzialmente cancerogeni ma anche di causare danni al materiale genetico delle cellule umane.

Efsa effettua quindi periodici controlli sugli additivi che vengono aggiunti ai prodotti, ponendo particolare attenzione a tre aspetti. L’additivo in questione infatti:

  • Non deve rappresentare un rischio per la salute dei consumatori
  • Deve esserci una necessità tecnica per il suo impiego
  • Il suo utilizzo non deve rischiare di indurre in errore i consumatori

Dopo una seria valutazione, Efsa arriva di norma a stabilire quella che dovrebbe essere una dose consigliata di additivo che ogni individuo può assumere quotidianamente. La cosiddetta Dga (Dose giornaliera consigliata) sarà dunque la quantità di prodotto che una persona può ingerire nel corso della sua intera esistenza senza rischi di sorta per la sua salute.

I consigli per i consumatori

Gli studi scientifici, almeno per il momento, non hanno evidenziato una diretta correlazione fra la possibilità di sviluppare tumori e il consumo di una moderata quantità di additivi. Come già ampiamente sottolineato, si tratta in ogni caso di uno scenario in continua evoluzione.

Poiché si tratta, com’è evidente, di sostanze che non sono completamente prive di controindicazioni resta molto importante che i consumatori prestino attenzione ai cibi che decidono di acquistare e mangiare. Fra le migliori pratiche da applicare in questo caso troviamo la lettura dell’etichetta dei prodotti (meglio scegliere quelli privi di additivi), la verifica del colore degli alimenti e il loro prezzo (tinte troppo sgargianti a prezzi bassi di norma sono un segnale della presenza di coloranti artificiali) e la preferenza per cibi freschi e non processati.

Non soltanto additivo: ecco quali sono tutti gli altri utilizzi della silice

Questa sostanza non è, in ogni caso, una prerogativa dell’industria alimentare e può in realtà essere sfruttata anche in modalità molto diverse.

Nella sua componente più pura, per esempio, è utilizzata nelle fibre ottiche per le trasmissioni a lungo raggio. Il biossido di silicio è inoltre molto utile per la realizzazione dell’ossido di isolamento all’interno dei circuiti integrati come i transistor.

Persino l’industria spaziale ne ha fatto ampio uso, sfruttandola come materiale isolante per lo scudo termico per lo space shuttle.