Il ministero della Salute ha comunicato il richiamo di 7 lotti tra riso e risotti Arconatura per contaminazione da cadmio, un cancerogeno certo per l’uomo per la Iarc
Il ministero della Salute ha comunicato il ritiro di molti lotti di riso e risotti Arconatura contaminati da cadmio superiore ai limiti previsti. I prodotti interessati sono i seguenti:
- Arconatura Risotto Cacio e Pepe. Il lotto coinvolto è il 22082 (confezione da 400 g scadenza 10-08-24);
- Arconatura Risotto ai funghi porcini e zafferano. Il lotto coinvolto è il 22082 (confezione da 400 g scadenza 10-08-24);
- Arconatura Risotto ai funghi porcini. Il lotto coinvolto è il 22082 (confezione da 400 g scadenza 10-08-24);
- Arconatura Risotto Speck e Funghi Porcini. Il lotto coinvolto è il 22082 (confezione da 400 g scadenza 10-08-24);
- Arconatura Risotto Speck e Radicchio. Il lotto coinvolto è il 22082 (confezione da 400 g scadenza 10-08-24);
- Arconatura Risotto al Tartufo. Il lotto coinvolto è il 22082 (confezione da 400 g scadenza 10-08-24);
- Arconatura Riso Carnaroli. Il lotto coinvolto è il 22052 (confezione da 500 g, scadenza 10-05-2024).
Cos’è il cadmio e perché è cancerogeno
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) lo ha classificato nel gruppo 1 come cancerogeno certo per l’uomo. Molte altre ricerche hanno dimostrato una possibile correlazione tra un’esposizione eccessiva e la possibilità di sviluppo di tumori al seno o ad altri organi e tessuti del corpo, come la vescica, il polmone o l’endometrio. Al cadmio inoltre sono associati disturbi cardiovascolari come l’ipertensione, e potrebbe essere una causa scatenante di diabete, impotenza e problemi alla prostata.
Anche la presenza negli alimenti, legata a fertilizzanti o a rifiuti ambientali, è un pericolo, tanto che la dose settimanale ammissibile attraverso la nutrizione non deve superare i 2,5 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. È quanto ha stabilito il gruppo di esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui contaminanti nella catena alimentare.
Il cadmio è stato classificato dall’Iarc come sostanza cancerogena di gruppo 1.
L’esposizione a dosi eccessive di cadmio è stata associata dalla ricerca scientifica a un aumento della possibilità di sviluppare un cancro non solo al seno, ma anche ad altri organi e tessuti, come polmone, vescica ed endometrio.
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L’accumulo nell’organismo nel lungo periodo può portare a diversi effetti negativi. A risentirne sono prima di tutto i reni, la cui attività può essere compromessa dalla presenza di questo metallo a tal punto da condurre a insufficienza renale.
Inoltre un eccesso di cadmio può causare:
- Diarrea;
- Mal di stomaco e vomito;
- Demineralizzazione delle ossa che a sua volta può causare fratture;
- Problemi di fertilità ;
- Danni al sistema nervoso;
- Conseguenze negative sul sistema di difesa immunitaria;
- Disturbi psicologici.
Gli effetti del cadmio sulla salute umana
Gli effetti sulla salute causati dal cadmio dipendono principalmente dalla quantità del metallo nell’organismo, dalla durata dell’esposizione e dalla via di esposizione.
Per inalazione
Se viene inalato, nei polmoni ne viene assorbito circa il 5–50%, quantità che poi entra nel circolo sanguigno.
Per ingestione e/o contatto
Se viene ingerito la percentuale assorbita è, invece, solo dell’1-10%, mentre se passa attraverso la pelle ne viene assorbito meno dell’1%.
In carenza di ferro
Individui con bassi livelli o carenza di ferro nel sangue ne assorbono più dal tratto gastrointestinale. Quindi sono soggetti a rischio. Una volta entrato in circolo, il cadmio si distribuisce ampiamente in tutti gli organi e le quantità più alte si ritrovano nel fegato, nei reni e nelle ossa, dove si accumula e rimane per tempi molto lunghi.
Per quanto tempo resta nel corpo?
Il tempo necessario per eliminare la metà del contenuto presente nel corpo umano (o semivita) varia tra 10 e 30 anni. Il cadmio assorbito, infatti, viene espulso molto lentamente, e in quantità approssimativamente uguali, attraverso urine e feci.
I sintomi dell’esposizione
L’intossicazione può essere di tipo acuto (dovuta a esposizione singola a dosi elevate) o cronico (dovuta a esposizioni ripetute a basse dosi).
Intossicazione acuta al cadmio
Riguarda principalmente i lavoratori, esposti per breve periodo a inalazione di fumi contenenti alte concentrazioni di cadmio, che sviluppano febbre e una polmonite chimica che si manifesta dopo poche ore dall’esposizione, provoca danni al polmone e nel 20% dei casi, dopo qualche giorno, porta alla morte del soggetto intossicato. Questo tipo di intossicazione, però, è divenuta molto rara in seguito alle leggi per la protezione della salute dei lavoratori e ai controlli più accurati negli ambienti di lavoro.
Cosa succede se ce n’è troppo nel cibo o nell’acqua
Se si ingerisce cibo o acqua contaminati, i sintomi che possono comparire sono costituiti da irritazione dello stomaco, vomito, diarrea.
L’esposizione breve
In caso di esposizione breve e acuta, si può andare incontro a sintomi quali: crampi muscolari, danni al fegato, insufficienza renale.
I sintomi sui fumatori
Respirare bassi livelli di cadmio per molti anni, come nel caso dei fumatori, o consumare cibi e acqua contaminata ai livelli normalmente presenti nell’ambiente (esposizione cronica) può provocare un accumulo nell’organismo e portare a malattie renali (nefrotossicità ), pressione arteriosa alta (ipertensione), malattie cardiovascolari, osteoporosi, tumori al polmone.
Esistono evidenze che l’esposizione prolungata per inalazione a dosi relativamente elevate di cadmio, come nel caso della esposizione professionale, possa causare tumori ai polmoni.
Gli effetti sui reni
Nel sangue il cadmio si trova legato ad alcune proteine dette metallotioneine, e in questa forma arriva ai reni per essere eliminato ma, una volta filtrato, viene in parte riassorbito dalle cellule renali che degradano le metallotioneine, rilasciando cadmio libero in attesa che nuove proteine siano formate e lo leghino di nuovo. Quando la quantità di cadmio libero è troppo elevata, le cellule renali vengono danneggiate.
E sulle ossa
La prolungata esposizione può rendere le ossa più fragili con più alti rischi di frattura e incidenza di osteoporosi, sia per una demineralizzazione diretta delle ossa (rilascio di calcio dalle ossa), sia come risultato delle disfunzioni renali (maggiore eliminazione di calcio nelle urine e mancata attivazione della vitamina D).
Gli effetti sulle ossa in una popolazione femminile giapponese in età avanzata (già in menopausa) esposta a livelli molto elevati di cadmio nel riso e nell’acqua sono noti come la malattia di Itai-Itai, caratterizzata da fratture multiple e distorsione delle ossa lunghe dello scheletro.
Il cadmio nel latte materno
Questa sostanza si trova anche nel latte materno e una piccola quantità entra nel corpo del bambino attraverso l’allattamento. Tuttavia, ad oggi non sono disponibili sufficienti evidenze scientifiche su eventuali effetti sulla salute dei bambini alla nascita e sul loro sviluppo o comportamento.
I soggetti più a rischio
I vegetariani
Consumando quantità relativamente alte di alimenti contenenti cadmio, (come i cereali, le noci, i semi oleosi e i legumi) si rischia un’esposizione media settimanale che si aggira intorno ai 5,4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo.
I fumatori
Le sigarette possono contribuire a un’esposizione simile a quella derivante dalla dieta. Anche la polvere domestica può rappresentare un’importante fonte di esposizione generale al cadmio, in particolare per i bambini.
Cosa fare in caso di esposizione
Esistono particolari test prescritti dal medico in grado di misurare la presenza di cadmio nei tessuti (sangue, urine, feci, capelli, fegato e rene) per valutare se, e in quale misura, ci sia stata esposizione al metallo. L’eventuale presenza nell’organismo non significa necessariamente la comparsa di malattie ad esso correlate.