Semi di chia: un superfood troppo ricco di… pesticidi

SEMI DI CHIA

Diventati popolari in tutto il mondo anche per i benefici che dovrebbero apportare alla dieta, i semi di chia sono spesso importati da lontano. E, come hanno scoperto nei controlli tedeschi, l’origine porta con se anche pesticidi vietati da noi, come il paraquat

I semi di chia sono uno dei novel foods – i nuovi alimenti “non consumati a livello ‘significativo’ prima del 1997, secondo la definizione della Ue che li autorizza – tra i più popolari in Europa. Che si tratti di un panino al panificio o di un muesli al discount, sono diventati uno tra gli ingredienti alimentari della nostra cucina che oramai faremmo fatica definire esotici. Un ruolo da protagonisti guadagnato anche grazie alla fama di superfood.

Eppure proprio questi semi, consumati da molti per i loro veri o presunti benefici per il nostro organismo, sono a rischio di portare con se diverse tracce di pesticidi, anche pericolosi, dalle lontane aree in cui sono prodotti. Esattamente quanto hanno scoperto i servizi di controllo tedeschi che nel 2022 hanno deciso di esaminare venti campioni. Gran parte – 15 campioni – provenivano da coltivazione biologica e 5 erano invece da coltivazione convenzionale.

Pesticidi esotici (e vietati)

Complessivamente, nelle indagini sono stati trovati solo residui di quattro diversi pesticidi (sono stati considerati solo residui in dosi maggiori di 0,01 mg/kg) e mentre nel biologico in un solo caso sono stati trovati pesticidi (haloxyfop, paraquat e pirimiphos metile) nel convenzionale i fitofarmaci erano presenti in maniera più frequente: l’80% mostrava tracce di paraquat e il 60% di acido fosfonico.

L’acido fosfonico è un fungicida trovato al di sotto del livello massimo consentito in tre campioni convenzionali. L’erbicida alossifop e l’insetticida pirimifos-metile sono stati trovati in un campione bio. In entrambi i casi il valore era superiore al valore orientativo per i prodotti biologici di 0,01 mg/kg.

L’erbicida paraquat è stato invece rilevato in un totale di cinque campioni. Tre dei cinque campioni di chia esaminati contaminati con paraquat sono stati giudicati non commerciabili, compreso un campione biologico, la cui etichettatura è stata anch’essa giudicata fuorviante.

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Diquat/paraquat sono erbicidi da contatto che vengono spesso usati insieme e appartengono alla classe di sostanze delle bipiridine. Il valore della dose acuta di riferimento per il paraquat è relativamente basso, pari a 0,005 mg/kg di peso corporeo (diquat 0,01 mg/kg di peso corporeo), il che riflette l’elevata tossicità acuta per l’uomo. Questo è anche il motivo per cui il paraquat, ma anche il diquat, è stato vietato nell’Ue e in molti altri paesi. Questo pesticida e i suoi pericoli ignorati sono finiti, va ricordato, al centro di più di un’inchiesta negli scorsi anni.

Semi di chia, novel food o superfood?

La chia (Salvia hispanica L.) è una pianta erbacea estiva annuale della famiglia delle Labiatae. È originaria dell’America centrale e meridionale. I semi vengono puliti meccanicamente dopo la raccolta. Vengono rimossi fiori, foglie e altre parti di piante. I semi vengono importati da Paraguay, Bolivia, Messico o Uganda.

I nutrienti presenti nei semi di chia sono per molti versi simili a quelli dei semi di lino, ai quali vengono spesso paragonati. Ma ci sono anche differenze, ad esempio per il contenuto di calcio come si vede in questa tabella.

Già nel 2009 è stato deciso di autorizzare i semi di chia come nuovo alimento. A quel tempo, però, potevano essere utilizzati e venduti solo come ingrediente alimentare nei prodotti da forno con un contenuto massimo del 5%.

I semi di chia puri e preconfezionati sono stati disponibili per i consumatori solo dal 2013. Era obbligatorio indicare al consumatore sulla confezione di non superare l’assunzione giornaliera di 15 g di semi di chia al giorno. Ma l’uso in cereali per la colazione, prodotti da forno o miscele di frutta, noci e semi (ciascuno con un massimo del 10% di semi di chia) era consentito.

Alla fine del 2017 è stato creato l’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti, in cui sono stati elencati anche i semi di chia con usi consentiti ulteriormente ampliati all’inizio del 2018. Questi includono, ad esempio, succhi di frutta e miscele di succhi di frutta/verdura, ma anche con l’indicazione di un limite di quantità di 15 g/giorno. Nel 2020 sono state abolite tutte le restrizioni sull’assunzione giornaliera massima raccomandata, nonché alcune delle quantità massime specificate di semi di chia negli alimenti. Nel 2020 sono state aggiunte anche ulteriori opportunità di marketing, che sono state nuovamente ampliate nell’elenco dell’Unione nel 2021 e da allora non sono cambiate.