Spillover o salto di specie: i casi più famosi della storia

SPILLOVER

Deforestazione, cambiamenti climatici, ignoranza e fake news: questi, e altri fattori, favoriscono lo spillover o salto di specie, ossia il passaggio di virus e patogeni dagli animali all’uomo. L’azione dell’uomo mette a rischio la biodiversità, l’ambiente, e sé stesso. Ecco i casi di spillover più famosi della storia e le sfide per il futuro.

 

La ricerca sulle origini del Covid-19 non ha ancora messo un punto definitivo. Le contraddizioni messe in atto dal regime di Pechino non hanno agevolato questo processo. I paesi occidentali accusano la Cina di non aver condiviso in tempo le informazioni necessarie, alimentando non poco le visioni complottiste e le speculazioni sull’origine del virus, secondo le quali sarebbe stato ingegnerizzato, ossia prodotto in laboratorio, o caso mai sfuggito per errore umano dai centri di ricerca.

A oggi sappiamo, tramite fonti e dati ufficiali, che il Covid sarebbe uno dei casi più comuni di spillover o salto di specie, dunque di origine animale. Per spillover o salto di specie intendiamo una zoonosi, ossia una malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali all’uomo. Il salto di specie può avvenire direttamente (contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indirettamente (tramite altri organismi vettori o ingestione di alimenti infetti).

 

I casi più famosi di spillover

Il SARS-CoV-2 (inizialmente 2019-nCoV e Covid-19) non è il primo caso di spillover o salto di specie, inteso come “salto” del virus da una specie (animale) all’altra (uomo), come avviene per le zoonosi.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Ci sono stati altri eventi e epidemie dovute allo spillover, salto di specie. Ecco i casi più famosi della storia di spillover.

 

  • La Sars: dalle civette all’uomo


L’epidemia di Sars del 2003 è un esempio di spillover da coronavirus anch’esso proveniente dalla Cina. Sars è l’acronimo di Severe Acute Respiratory Syndrome. Il salto è avvenuto dalla civetta delle palme all’essere umano per poi passare alla diretta trasmissione tra esseri umani. Il SARS-CoV fu identificato dal medico italiano Carlo Urbani, deceduto a causa della stessa malattia. Nel 2019 gli scienziati cinesi hanno rintracciato nei pipistrelli i vettori intermediari di questo coronavirus.

L’epidemia di Sars viene fatta risalire al novembre 2002. Cominciò nella provincia cinese di Guangdong. Anche in quel caso i responsabili del governo cinese non informarono l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) fino al febbraio 2003, limitando la copertura mediatica per preservare, a loro dire, la sicurezza pubblica.

Questa mancanza di apertura provocò ritardi negli sforzi per controllare l’epidemia e causò critiche da parte della comunità internazionale verso il governo cinese che si scusò ufficialmente per la lentezza iniziale nell’affrontare l’epidemia. Al giugno 2003 furono 8445 i casi segnalati di Sars nel mondo e 790 i morti accertati.

 

  • Il MERS-CoV: dai cammelli all’uomo


Il MERS-CoV ha causato la sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus. Il primo caso venne segnalato il 24 settembre 2012 dal virologo egiziano dottor Ali Mohamed Zaki a Gedda, in Arabia Saudita. Al dicembre 2019 il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha registrato in totale 2499 casi accertati e 861 decessi. In questo caso lo spillover sarebbe avvenuto dai cammelli all’uomo.

 

  • Ebola: da animali selvatici all’uomo


Nel 2016 tutto il mondo era col fiato sospeso a causa del virus Ebola che in Africa aveva già ucciso oltre 10mila persone. Questo virus, molto temuto e aggressivo, sarebbe arrivato all’essere umano grazie a un salto di specie. Si ritiene che il virus Ebola venga trasmesso all’uomo da animali selvatici e si diffonda agli esseri umani mediante trasmissione interumana.

La gran parte delle comunità scientifiche ha individuato nei pipistrelli il reservoir naturale di questa patologia. Il salto del virus Ebola sarebbe avvento dai pipistrelli della frutta, che gli esperti di veterinaria descrivono come animali dai comportamenti spiccatamente sociali e che vivono in gruppi numerosi.

 

  • L’epidemia di morbillo in Congo


Più allarmante del virus Ebola è l’epidemia di morbillo in Congo dove, nel 2022, si è registrato il triplo dei casi rispetto al 2018. Nel 2022 si sono superati i 200mila casi in Congo e i 4mila morti. I bambini sotto i 5 anni hanno rappresentato il 74% dei contagi e circa il 90% dei morti. L’Unicef sta accelerando le vaccinazioni dei bambini contro il morbillo e sta fornendo medicinali alle cliniche.

Il morbillo in questa regione africana è un vero tormento. Questa epidemia sarebbe causata da virus diffusi attraverso varie specie animali, in particolare da bestiame addomesticato centinaia di anni fa.

 

  • Epidemia di Nipah: dai pipistrelli all’uomo


Sempre dai pipistrelli avrebbe avuto origine l’infezione da virus Nipah. Questa malattia è stata identificata per la prima volta nel 1998 durante un’epidemia in Malesia, mentre il virus è stato isolato nel 1999. Il virus prende il nome da un villaggio Sungai Nipah in Malesia. Anche i suini possono essere infettati e milioni di essi sono stati uccisi dalle autorità malesiane nel 1999 allo scopo di fermare la diffusione della malattia. Da questi animali sembra avere avuto origine anche l’epidemia di Hendra virus in Australia.

Questa infezione può causare complicazioni e danni permanenti come infiammazione del cervello e convulsioni.

 

  • L’Hiv: dalla scimmia all’uomo


Ancora oggi è una delle malattie sessualmente trasmissibili più temute al mondo, causa di centinaia di migliaia di morti, soprattutto nei paesi poveri e in Africa, dove il sistema sanitario è precario.

Anche l’Aids è provocato da un virus arrivato all’uomo tramite spillover. La sindrome è stata riportata per la prima volta in letteratura nel 1981, anche se già negli anni Settanta del Novecento erano stati riportati casi isolati di Aids negli Stati Uniti e in numerose altre aree del mondo: Haiti, Africa ed Europa.

Sono quasi 40 milioni le persone affette dal virus dell’Hiv nel mondo, un milione e mezzo di nuovi casi nel 2021 e ben 650mila morti nel 2021.

La Fondazione Umberto Veronesi ricorda che l’ipotesi più probabile è che il primo caso di infezione umana da virus Hiv sia avvenuto intorno al 1920 in Camerun e, più precisamente, lungo il tratto camerunense del fiume Sangha, un affluente del Congo. Si trattava, con tutta probabilità di un viaggiatore diretto verso Léopoldville, l’attuale Kinshasa. Il personaggio in questione potrebbe essere stato infettato durante una battuta di caccia, da uno scimpanzé portatore di un ceppo virale molto simile all’HIV, ossia il Siv (Simian immunodeficiency virus).

 

  • Il dramma economico e la psicosi della mucca pazza


L’encefalopatia spongiforme bovina (dall’inglese Bse, ossia Bovine Spongiform Encephalopathy) è stata una malattia neurologica cronica, degenerativa e irreversibile che colpiva i bovini, causata da un prione, una proteina patogena conosciuta anche come “agente infettivo non convenzionale”. Un morbo meglio noto all’opinione pubblica come “mucca pazza”. Il salto di specie fu descritto nel 1996 quando si registrò il primo caso della cosiddetta nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (nvCJD).

Il vero dramma per l’economia, spinto da una psicosi collettiva, si consumò nel 2001. Quell’anno, solo in Italia, furono abbattuti oltre 100mila capi di bestiame. I danni per l’economia in Europa furono ingenti. Il ministero della Sanità intervenne con una ordinanza per vietare la vendita delle parti del bovino che interessano la colonna vertebrale e i gangli, il cervello e le frattaglie. In seguito, con la regressione e poi la scomparsa della malattia dall’Europa, la possibilità di vendere (e consumare) cervella è stata ripristinata.

 

  • L’influenza aviaria: dagli uccelli all’uomo


Il virus dell’influenza aviaria è uno dei più temuti al mondo poiché vi è un rischio di pandemia futura ma, soprattutto, l’evoluzione del virus non può essere predetta.

Nel corso del 2022 sono stati segnalati più focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) nel pollame o in volatili in cattività in Ungheria, nei Paesi Bassi, in Slovacchia, in Germania, in Croazia (contea di Osjecko-Baranjska), in Bulgaria (provincia di Dobrich) e in Francia. Sono state istituite zone di protezione e di sorveglianza attorno a tali focolai.

Dall’inizio del 2003 a oggi il virus H5N1 ha effettuato una serie di salti di specie, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e topi, trasformandosi quindi in un problema di salute pubblica ben più preoccupante. La promiscuità di esseri umani, maiali e pollame è considerata un fattore di rischio elevato.

 

  • Gli altri salti di specie


Influenza, rabbia, peste bubbonica, vaiolo, virus del Nilo occidentale: la lista delle zoonosi e delle malattie causate dal salto di specie da animali all’uomo è lunga. Patologie che in passato hanno causato milioni di morti e epidemie che oggi rischiano di esplodere in nuove pandemie.

Altre patologie, come la malaria, la schistosomiasi, l’oncocercosi e l’elefantiasi non sono vere e proprie zoonosi, anche se possono essere trasmesse da insetti o utilizzare ospiti intermedi, poiché necessitano, in almeno uno degli stadi di sviluppo, di un ospite umano.

 

Le cause dello spillover

Quali sono le cause del salto di specie nelle malattie?

La pandemia causata dal Covid-19 ha messo a dura prova la tenuta delle democrazie e la circolazione delle persone nel mondo, agevolate dalla globalizzazione. Nell’ultimo periodo i rapporti tra Europa e Cina si sono inaspriti poiché i paesi occidentali esigono tamponi per chi arriva da Oriente.

Federico Rampini, analista del Corriere della Sera, denuncia il linguaggio del complotto ostile messo in atto da anni da Xi Jinping, centrato sull’idea che “gli occidentali fanno di tutto per bloccare l’ascesa della Repubblica Popolare cinese”. “Dovremmo esigere che Pechino smetta di lanciarci accuse infondate”, osserva Rampini.

Dunque, lo spillover è anche agevolato dall’assenza di regole chiare e condivise a livello internazionale.

Alcuni scienziati ritengono che in futuro, a causa di questo andamento globale, aumenteranno i contatti con animali selvatici, potenziali veicoli di virus finora sconosciuti, e che potrebbe essere più elevato il rischio di nuove pandemie.

I casi della storia di salti della specie che hanno portato a malattie, epidemie e pandemie ci indicano che le cause sono molteplici:

  • Sovraffollamento di alcuni centri urbani;
  • Condizioni igieniche pessime;
  • Consumo di cibo contaminato;
  • Acqua e pozzi contaminati o acque abitate da animali selvatici;
  • Il Wwf segnala commercio, spesso illegale, di animali selvatici vivi e di loro parti (il mercato di Wuhan sarebbe all’origine del Covid-19);
  • Tra i possibili vettori ci sono anche i pangolini, tra gli animali più contrabbandati al mondo, mammiferi insettivori, a rischio estinzione, trafficati per via delle infondate credenze sui poteri curativi delle loro scaglie, ma anche per la loro carne;
  • La virologa di Wuhan, dottoressa Shi Zhengli, ha identificato decine di virus simili alla Sars, grazie alle sue numerose ricerche nelle caverne dei pipistrelli. L’esperta avverte che i fiorenti mercati della fauna selvatica della regione, che vendono una vasta gamma di animali come pipistrelli, zibetti, pangolini, tassi e coccodrilli, sono perfetti focolai virali;
  • Le fake news e i regimi totalitari: anche le governance nel mondo possono agevolare la diffusione dei virus, diffondendo anche l’altro temuto virus, quello della disinformazione. Un pericoloso attacco alle democrazie.

 

I cambiamenti climatici e la diffusione delle malattie

Tra le cause che potrebbero agevolare lo spillover e la conseguente diffusione di malattie, vi sono anche i cambiamenti climatici, la deforestazione incontrollata con esplosione delle metropoli.

Già nel 2015 veniva pubblicato uno studio su Lancet  riguardo l’epidemia di Ebola secondo il quale il disboscamento ha ristretto gli habitat a disposizione degli animali per mangiare e accoppiarsi. Le deforestazioni hanno favorito l’interazione fra l’uomo e gli animali, esponendolo a maggiori rischi di contagio. Infatti, il paziente zero dell’epidemia africana di Ebola del 2014 fu un bambino di due anni che aveva avuto contatti con un gruppo di pipistrelli migrati a ridosso di villaggi umani in cerca di cibo. Un flusso migratorio causato dalla deforestazione delle aree circostanti.

La crisi climatica spinge l’uomo a ondate migratorie più consistenti, con rischi sempre maggiori.

L’azione dell’uomo mette a rischio la biodiversità, l’ambiente, e sé stesso. È come se lo spillover in qualche modo fosse indirettamente provocato dall’azione stessa dell’uomo.

Occorrono anche azioni preventive:

  • Maggiore regolamentazione del consumo di carni;
  • Educazione alimentare e controllo delle attività;
  • Migliori condizioni igieniche dei wet market dove animali sono ammassati o venduti per scopi terapeutici e di convinzioni che sono frutto di ignoranza;
  • Accordi internazionali per una maggiore condivisione delle informazioni e rispetto dei diritti internazionali.